I testamenti di Margaret Atwood chiude un percorso narrativo iniziato negli anni ‘80 con Il racconto dell’ancella e chiarisce quei passaggi della storia che rimanevano oscuri rendendo di difficile decifrazione la struttura distopica del romanzo.
Cosa accadde all’ancella dopo la sua rocambolesca fuga da Gilead? Come e chi ha contribuito a rendere concreta e reale la subordinazione del femminile alla gerarchia e alla struttura sociale narrata dalla Atwood? E, infine, qual è il ruolo ultimo della donna per portare a compimento la fine di una distopia? Continue Reading
Ho incontrato Il sogno del drago di Enrico Brizzi in una piccola libreria.
Accompagnavo un’amica e, mentre lei era impegnata a ordinare i libri scolastici per i figli, gironzolavo tra gli scaffali.
Il sogno del drago era adagiato su un tavolinetto. In parte ad esso c’era uno scomparto non visto che poteva essere aperto e rivelare altri libri. Tra questi ultimi c’è anche il prossimo libro da leggere ma, andiamo una tappa alla volta.
Il bene comune di Ann Patchett è un romanzo che ho scelto perché mi incuriosiva sapere cosa intendesse l’autrice per bene comune.
La copertina è graziosa. Un vestito perfetto per un romanzo presentato come impossibile da abbandonare per la sua scrittura capace di trasmettere bellezza e tranquillità. Il contenuto, tuttavia, è tutto il contrario della forma che lo racchiude e leggerlo non è proprio una passeggiata.
Se hai deciso di mettere in valigia qualche titolo di Margaret Atwood, non dimenticarti il secondo volume della trilogia dell’Adamo pazzo, L’anno del diluvio.
L’ho appena letto. Anche i suoi personaggi si sono messi in viaggio, non solo nei ricordi, ma anche nelle terre devastate descritte ne L’ultimo degli uomini.
Il racconto dell’ancella è stato ristampato, Margaret Atwood è tornata a Pordenone Legge. Sono passati tre anni da quando la vidi sul palco per presentare la trilogia dell’Adamo Pazzo e raccontare progetti presenti e futuri.
A primo impatto, l’autrice ha ispirato la mia immediata simpatia. Saranno state la sua figura minuta e l’età avanzata, il suo sottile e raffinato senso dell’umorismo, il cappellino e la giacca rosa pastello che indossava, ma prima ancora che iniziasse l’incontro mi sono sentita motivata a conoscerla anche attraverso i suoi scritti. Non avevo mai letto nulla di lei. Sapevo solo che nel corso della sua lunga carriera di romanziera è stata capace di creare scenari distopici pericolosamente verosimili.
Tuttavia, cosa vuol dire distopia? Qual è la visione narrativa che Margaret Atwood segue fin dagli anni ’80 e quanto ha saputo essere lungimirante con le sue storie? Per trovare risposta a queste domande, mi sono lasciata convincere a leggere Il racconto dell’ancella.
Non ho ancora avuto il coraggio di guardare l’adattamento televisivo, ancora ricordo le inquietudini provate in corso di lettura e che ho cercato di riportare in questa recensione.