Con Calliphora incontro, per la prima volta, l’anatomopatologa Kay Scarpetta che, nata dalla penna e dall’immaginazione di Patricia Cornwell, ha caratteristiche fisiche e intellettive che non passano inosservate.
Appurato ciò, come verranno gestiti, al femminile, ruoli e situazioni declinati al maschile in quello che appare l’identikit di un romanzo crime? Continue Reading
L’Ulisse di James Joyce è una sfida di lettura che non volevo cogliere da sola perché, nel presente in cui scrivo, rimango con la convinzione che non era mia intenzione leggerlo.
A intenzioni e convinzioni, in realtà, non è mai corrisposto il divieto, sentito o espresso categoricamente, di consigliarlo a chi manifestava curiosità o interesse per un’opera costruita sui temi della coscienza e della sessualità che, mutuata in letteratura, è stata oggetto di analisi in tutti i suoi aspetti critici e formali.
In apparenza o per convenienza, ho però accettato di leggere l’Ulisse di James Joyce più per compagnia che per sfida. Per questo non è una lettura collettiva, anche se è in questo modo che si è tramutata in una sfida che ha, come unico obiettivo il non perdere di vista le peregrinazioni fisiche e mentali di Bloom tra le strade di una Dublino sporca, chiassosa, vivace, irascibile e vitale. Continue Reading
Sono in treno quando comincio a leggere Le vite potenziali di Francesco Targhetta.
Conscia della mia abitudine a cercare di indovinare, con discrezione, quello che stanno leggendo gli altri sono entrata in modalità lettore anonimo togliendo la copertina al libro della settimana.
Estraggo Le vite potenziali dalla borsa, lo poso sul tavolino, guardo le notifiche sullo smartphone. La compagna di viaggio seduta di fronte a me vede il romanzo, sorride e dice che è un libro molto bello. Un po’ pesante ma molto bello.
Scoperta la lettura della settimana che tanto mi ero premurata di nascondere, non mi resta altro che parlarne provando anche a far un po’ di luce sulla fatica di leggere. Continue Reading
1984 di George Orwell è un libro pericolosissimo perché può farti passare il bisogno di leggere se, per un qualche strano motivo, ne emergesse il desiderio.
1984 è il libro che ho spesso pensato di leggere ma dal quale ho cercato di tenermi alla larga. Dopo La fattoria degli animali, questo tipo di letteratura mi faceva paura.
Forse, parafrasando Orwell, capivo il come ma non capivo perché. Continue Reading
Il manifesto del libero lettore di Alessandro Piperno mi ha conquistata per il titolo e per la copertina appena ho messo piede in libreria.
Mi piaceva il contrasto creato nell’inserire una diga fatta di libri e quindi artificiale in un contesto naturale, percepito come spontaneo, libero da schemi, convenzioni e pregiudizi. In tutto questo, l’acqua si adatta al quadro complessivo e lo armonizza.
Questo contemplare la copertina de Il manifesto del libero lettore lascia intendere che il libro di Alessandro Piperno è giunto come un segno del destino e guida d’orientamento composta da 8 consigli di lettura e anche di scrittura.
La XVIII° edizione di Pordenone Legge si è appena conclusa lasciando memoria di un percorso a ritroso che ha portato autori ed editori ad analizzare il presente proponendo visioni future.
Causa raffreddore e assenza del grillo librario che mi ha guidato e orientato all’interno della manifestazione dedicata al mondo dei libri e della lettura, ci sono andata cauta con gli incontri (ma non con la scorta di libri). Ho quindi selezionato gli autori che mi incuriosivano di più cercando un equilibrio tra quelli di cui avevo letto (e quindi memoria) e quelli da leggere, per farne esperienza.
Ti avviso subito che, malgrado la selezione fatta a monte, questo post non sarà brevissimo. Il menù letterario che ho stilato per raccontare di cosa si è parlato a Pordenone Legge 2017 prevede:
Carlos Ruiz Zafòn e la Tetralogia di Barcellona,
Elizabeth Strout e Tutto è possibile,
Wole Soyinka e la storia in un romanzo,
David Lagercrantz e L’uomo che inseguiva la sua ombra,
Andrea Segrè e Il gusto delle cose giuste. Lettera alla generazione Z,
Umberto Ambrosoli e Massimo Sideri e Il diritto all’oblio e il dovere della memoria,
Riccardo Mazzeo e Elogio della letteratura (e conversazioni con Zygmunt Bauman)
Vittorio Lingiardi e Mindscape.Psiche del paesaggio,
Ho promesso di parlare di libri nei quali soffia il vento. Mi sembrava una metafora carina da sviluppare e, dopo Vento Canale, ho pensato di rileggermi L’ombra del Vento di Carlos Ruiz Zafòn, edito in Italia presso la Mondadori.
Rileggere è un modo per verificare se un testo è in grado di catturarti come la prima volta, per trovare altre sfaccettature e confrontare i ricordi creati e legati ad esso.
Ho adorato L’ombra del vento però, in un gruppo di lettura su Facebook, mi ha incuriosito il commento di un lettore che non riusciva a farsi prendere dall’opera di Zafòn. Si domandava se, superate le 200 pagine, avrebbe finalmente decollato… Continue Reading
Il racconto dell’ancella è stato ristampato, Margaret Atwood è tornata a Pordenone Legge. Sono passati tre anni da quando la vidi sul palco per presentare la trilogia dell’Adamo Pazzo e raccontare progetti presenti e futuri.
A primo impatto, l’autrice ha ispirato la mia immediata simpatia. Saranno state la sua figura minuta e l’età avanzata, il suo sottile e raffinato senso dell’umorismo, il cappellino e la giacca rosa pastello che indossava, ma prima ancora che iniziasse l’incontro mi sono sentita motivata a conoscerla anche attraverso i suoi scritti. Non avevo mai letto nulla di lei. Sapevo solo che nel corso della sua lunga carriera di romanziera è stata capace di creare scenari distopici pericolosamente verosimili.
Tuttavia, cosa vuol dire distopia? Qual è la visione narrativa che Margaret Atwood segue fin dagli anni ’80 e quanto ha saputo essere lungimirante con le sue storie? Per trovare risposta a queste domande, mi sono lasciata convincere a leggere Il racconto dell’ancella.
Non ho ancora avuto il coraggio di guardare l’adattamento televisivo, ancora ricordo le inquietudini provate in corso di lettura e che ho cercato di riportare in questa recensione.