Ciò che mi piace della letteratura americana, in genere, è la facilità con cui se ne può definire i prodotti con un aggettivo e lasciare che venga interpretata sulla base delle impressioni e delle aspettative per cui si candida per un posto in libreria.
Citando i primi che mi vengono in mente, mi verrebbe da dire che autori come Steinbeck, Twain, Kerouac, Fitzgerald, Bradbury e Hemingway sono ironici, taglienti, nevrotici, lamentosi, effimeri e vanagloriosi. Tali considerazioni nulla tolgono alla qualità letteraria dei libri che hanno scritto e che, meritatamente, occupano un posto di prestigio nella sfera dei classici.
Per William Faulkner mi orienterei sull’aggettivo feroce (e tormentato) anche se, man mano che leggevo Luce d’agosto, me ne venivano in mente altri da lasciar andare in una letteratura in percorrenza.