Tra le tante domande che mi pongo tra una lettura e un riposino sul divano, quella più ricorrente ha a che fare con la definizione di blog. Non chi è il blogger, ma che cos’è un blog.
Oltre alle definizioni di sito web particolare, diario virtuale, strumento di comunicazione che avvicini l’azienda o il blogger ai suoi clienti e lettori, che cos’è un blog? Perché un blog è così importante (al di là della sua utilità pratica) per chi lo gestisce e, collateralmente, per chi lo segue?
Negli ultimi tempi ho cercato di capire che tipo di blogger sono e, nel farlo, ho apportato varie modifiche sia nella presentazione grafica sia nell’ordine dei post. Ho ragionato sul calendario editoriale definendo delle date come fossero appuntamenti fissi e ricercato una pertinenza tematica tra i vari post.
Mi sono preoccupata di capire cosa vuol dire essere lettori, cosa significhi avere leggerezza nello scrivere e condiviso le letture più interessanti perché mi hanno fatto vivere un’esperienza o mostrato un ricordo da un’ottica diversa. Ho seguito un percorso, strano, ma pur sempre un percorso.
Sono passati pochi anni dal primo post e ancora mi chiedo:
“Che cos’è un blog?”
E mi è venuto un mente un cartone animato della Walt Disney, Lilly e il vagabondo. E i sogni e le favole e Sepùlveda.
Perché? Cosa c’entra una visione passata con questo presente incerto ma dedito a costruire un percorso, post dopo post, libro dopo libro? In una narrazione continua di esperienze da condividere al di fuori di sé stessi?