A ripensare a quanto trascritto sul secondo atto di Scrivere sotto il sole, mi sono accorta che c’è un buco narrativo che riguarda la pausa pranzo.
Imparare a scrivere è anche assorbire tutti gli stimoli e gli argomenti di riflessione che compaiono non solo in corso di lettura ma anche quando ci si confronta con i propri compagni di scrittura al di fuori dalla classe.
Tra Antonio Tarantino e Caryl Churchill ho pranzato con l’allievo scrittore, poeta per la precisione, Giacomo. Si è dialogato di varie cose ma il tema fondamentale stava tra l’importanza del leggere e il desiderio di andare oltre lo scrivere per raccontare, lasciare una traccia, un segno di approfondimento, memoria dell’essere.
Parlando di queste cose mi sono tornati in mente Il vento non sa leggere di Richard Mason, libro ricordo donatomi da mia nonna, ex insegnante di Lettere e la figura intellettuale di Pier Paolo Pasolini.
Non so dirti con certezza perché trovo importante ricordare questo intermezzo, ma qualcosa mi dice che potrebbe farti piacere saperlo e aggiungere, di conseguenza, un tassello sul come la cultura comunica e si riveli in ogni luogo e circostanza, dal salotto letterario al classico tavolo di osteria con la tovaglia a quadretti.
Detto questo, vieni a leggere il terzo e ultimo atto di scrivere sotto il sole? Ci sono altri due autori da scoprire, Jon Fosse ed Elfriede Jelinek.