Io, il metronomo e la Lettera 22 di Francesco Ambrosino è una pausa racconto che mi è particolarmente cara perché, per certi versi, ho potuto identificarmi con quanto l’autore va narrando.
In primo luogo per la descrizione e l’attaccamento affettivo che scaturisce pensando alle vecchie macchine da scrivere della Olivetti, quella con i tasti talmente pesanti che dovevi prendere la rincorsa per schiacciare anche un solo tasto. Fin da bambina fui affascinata da questo strano oggetto. Avevo pochi mesi quando, non so in che modo, mi sono tirata addosso la Lettera 35 di mia madre (senza particolari danni, credo). E poi, ricordo molto bene il ticchettio (per me fastidioso) del metronomo. Lo utilizzava la mia baby sitter quando doveva esercitarsi con il violino. Entrambi i suoni non mi piacevano molto, preferivo quello del pianoforte che, tuttora, non sono in grado di suonare.
Con questi ricordi ho letto Io, il metronomo e la Lettera 22 di Francesco Ambrosino. Quali saranno i tuoi?