Dopo aver apprezzato Le vie di diffusione del libro, raccontate da Michail Bulgakov in una delle chicche di lettura che mi portai a casa da Milano, non ho dimenticato che, prima o poi, avrei dovuto recuperare la lettura de Il Maestro e Margherita.
Intensamente votata al tragico, la narrazione dei grandi autori russi tende generalmente al cupo, al patetico e al pessimismo esistenziale pur non abbandonando mai l’idea e un certo gusto estetico nel voler estrarre, dalle macchie e dalle miserie dell’umanità, quelle anime belle e pure che potrebbero riscattarla. Quando si legge questo tipo di letteratura non c’è spazio, di regola, per narrazioni volte a smorzare la tensione continua con la quale i classici russi mettono alla prova i loro lettori.
Il Maestro e Margherita rappresenta l’eccezione e il margine all’interno del quale Bulgakov agisce per strutturare un romanzo che sembra un esempio di letteratura russa fuori schema.