Pubblicato nel 1907, Io sono un gatto di Natsume Soseki è un romanzo definito allegro, divertente e importante, scritto alla maniera occidentale.
In realtà, quando mi è stato proposto, non ero interessata a leggerlo perché, ormai, sono convinta di non aver la capacità di saper cogliere il dove e il come, certe storie, abbiano una natura esilarante.
Io sono un gatto, tuttavia, mi aveva incuriosita perché, tra le sue caratteristiche, compare il termine importante.
Perché?
In che misura?
È davvero così?
Io sono un gatto, Natsume Soseki: criteri di un romanzo importante
Per orientarmi nella lettura e per capire i criteri di un romanzo importante sono andata, con la memoria, a letture passate e similari.
Da Autostop con il Buddha di Will Ferguson a Cerchi infiniti di Cees Nooteboom mi sono soffermata su Gatti molto speciali di Doris Lessing. Per soggetti, tematiche e punti di vista, mi sembrava l’accostamento narrativo più adatto.
Attivando, dunque, quello che presumo sia un automatismo culturale ho collocato da una parte Doris Lessing e, dall’altra, Natsume Soseki.
Per Doris Lessing i gatti sono speciali perché, rispetto agli umani, affascinano e suscitano ammirazione. Osservarli è uno dei modi che la scrittrice ha scelto per dire ciò che pensa dei suoi simili e della società umana nel suo insieme. Non si immedesima nel gatto e non pretende che il gatto faccia lo stesso, sarebbe contro natura.
Per Natsume Soseki, il gatto non è importante perciò è attraverso di esso che fa partire la narrazione. Da subito, il lettore viene imprigionato in un felino che cerca di osservare il mondo circostante assumendo l’ottica umana. Imparziale trasmettitore di pensieri e sentimenti esterni alla sua natura, racconta i cambiamenti di un Giappone che appare meno impermeabile di quanto si creda alle influenze occidentali.
In poche parole, cominciando a leggere Io sono un gatto seguendo una logica oppositiva, di causa ed effetto, ho commesso un errore.
In questo romanzo non accade né viene fatto accadere nulla che abbia un inizio, uno svolgimento, una fine. Ciò che scorre sono le tematiche raccolte e, tramite la scrittura, espresse. Proseguendo in questo modo il libro di Soseki, invece di chiarirsi in un ordinato intreccio, mi si confondeva sempre di più rendendo incomprensibile la lettura.
Non saprei dire in quale punto del libro ho abbandonato la logica limitandomi a seguire i temi che determinano, nell’insieme, l’andamento narrativo di Io sono un gatto ma solo così, a poco a poco, mi si sono rivelati i criteri con i quali, in sostanza, si fonda una società e quanta importanza dà – all’interno delle sue strutture culturali – alle relazioni, alle idee, alla conoscenza, ai sentimenti, al potere, ai costumi, alla spiritualità.
Lasciando parlare un gatto immedesimato nell’umano l’autore indica al lettore come vedere i personaggi.
Lo studente che lancia il gatto in uno stagno, il padrone e professore d’inglese preoccupato per il suo stomaco e i suoi accessi d’ira Kushuma, lo spensierato esteta e perdigiorno Meitei, Tofu, il teatrante aspirante poeta moderno, il filosofo in cerca di illuminazione Dokusen e il bel giovane, promettente studioso e buon partito, Kangetsu, sono tutti, assieme agli altri, personaggi ordinari.
Appaiono e scompaiono, non hanno alcun valore.
Singolarmente, non sono altro che caratteristiche compositive utili a riempire un vaso vuoto eppure, nell’insieme, rimangono impressi e determinano con precisione la forma di un romanzo in cui si può leggere di tutto.
Alla fin fine, in Io sono un gatto, si riconosce importanza proprio al meno importante, al gatto narratore.
Ci si affeziona al punto che gli si vorrebbe dare il nome che non gli viene mai dato perché pare abbia maggiore sensibilità lui dell’umanità che osserva ma quando sorge questo pensiero, la lettura è giunta al termine.
Una lettura priva di effetti speciali, per la quale non si prova nulla fino alle sue ultime parole.
Parole che, a me, hanno fatto scoppiare in lacrime e nelle quali, solo adesso che scrivo queste considerazioni, trovo anche i motivi per ridere rimanendo all’interno di un cerchio in cui la superficie della maniera occidentale e la profondità della sostanza orientale fluiscono con naturalezza.
È una verità.
Incomprensibile, inspiegabile, non misurabile.
Io sono un gatto di Natsume Soseki, in conclusione, è davvero un romanzo importante e se non lo è, non ha importanza. 🙂
Autore: Natsume Soseki
Titolo: Io sono un gatto
Titolo originale: Wagatai wa Neko de Aru
Traduzione: Antonietta Pastore
Casa editrice: BEAT Biblioteca Editori Associati Tascabili
Pubblicazione: ventottesima edizione, giugno 2021
Pagine: 479
Prezzo: € 9.00
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