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La tigre di Noto di Simona Lo Iacono: romanzo da citazione

2 Dicembre 2022
La tigre di Noto di Simona Lo Iacono: romanzo tra vero e falso, da citazione

Il calendario letterario Neri Pozza 2022 ha proposto diverse letture interessanti che si sono riflesse anche in questo blog. Fra queste, La tigre di Noto di Simona Lo Iacono, più volte citata, mi ha affascinata per quanto dice sull’importanza della lettura:

“La fine della vita le aveva insegnato che tutto poteva essere letto. La natura. I gesti. I sorrisi. I silenzi. E chi aveva abitudine alla lettura dei libri poteva farsi esperto nella lettura degli uomini e degli eventi”.

motivando l’intenzione di recensire questo romanzo prima della fine dell’anno.

La tigre di Noto di Simona Lo Iacono: romanzo tra vero e falso

La tigre di Noto narra le vicende di Anna Maria (Marianna) Ciccone, una delle poche donne dell’Italia dei primi del Novecento che riuscì a conseguire la doppia laurea in Matematica e Fisica proseguendo e approfondendo gli studi, le ricerche e le scoperte nel campo della spettrometria.

Come se fosse un album fotografico sfogliato dalla stessa protagonista, l’autrice racconta di una bambina un po’ strabica nata in una famiglia bene della Sicilia di fine Ottocento.

Già dal primo scatto non ci si chiede nulla della persona che diventerà Marianna dando per scontato che seguirà, come tutte, il suo destino femminile: contrarre un vantaggioso matrimonio grazie a una dote che compensi il difetto fisico che la priva di attrattive e si rivolge, affascinato, alla luce e ai suoi movimenti.

Sono fotografie che immortalano criticità che la madre cerca di nascondere ad arte ma che non sfuggono al soggetto ritratto.

Memore di un’infanzia in cui ha dovuto occuparsi da sola della sua istruzione adattandosi ad agire con il favore delle tenebre per intrufolarsi nella biblioteca paterna, Marianna comprende presto che i libri, considerati decorativi o pericolosi per uomini privi di immaginazione e di visione umanistica, sono strumenti indispensabili sia per accedere al sapere sia per trovare qualcosa che compensi la sensazione di sentirsi al buio e umanamente ignorati.

Marianna sviluppa quindi un amore sconfinato per i libri dai quali trae il coraggio di fuggire al suo destino e seguire quello accademico avviando – tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale e tra Roma, Pisa e Darmstadt – una parabola narrativa che si conclude con il salvataggio dei testi ebraici conservati nella biblioteca della Normale di Pisa che le valse, oltre che il titolo La tigre di Noto, una lettera di encomio da parte del rettore dell’Università.

In breve, il romanzo è incentrato sull’immagine di una donna che, pur essendo stata una precorritrice per altre scienziate come Rita Levi Montalcini o Margherita Hack, si impose relativamente in un mondo maschile.

Anna Maria Ciccone rimane in penombra, quasi dimenticata, un premio Nobel che non ottenne mai una cattedra di ruolo ed esercitò l’insegnamento rimanendo sempre al di fuori del mondo accademico.

La lettera di encomio, meritata ma inutile per riconoscere l’importanza storica della persona che fu, pare più una beffa che un riconoscimento e in un romanzo che si muove tra il vero e il falso, tra l’inventato e il realmente accaduto fa un effetto in cui si conferma la percezione che il progresso sia rimasto fermo ai primi del Novecento e che ai libri ancora mancano lettori esperti capaci di ricavare da essi i benefici di cui l’umanità ha bisogno.

In conclusione, le impressioni generali su La tigre di Noto di Simona Lo Iacono sono un po’ amare. Il fatto che sia stato scritto e pubblicato dalla Neri Pozza, però, lo rendono un bene non indifferente. Vale la lettura. 🙂

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