Inizio le letture di novembre, d’abitudine concentrate su romanzi e racconti scritti solamente da donne, con Ethan Frome di Edith Wharton.
Avevo a disposizione anche L’età dell’innocenza, capolavoro al quale si è ispirato il film diretto da Martin Scorsese nel 1993 ma ho pensato che sarebbe sembrata una scelta troppo ovvia per scriverci poi un post riflessione in merito.
Ethan Frome di Edith Wharton: differenze (relative) con Cime tempestose di Emily Brontë
Racconto lungo o romanzo breve che sia, Ethan Frome di Edith Wharton è un libro le cui atmosfere sono associate a quelle di Cime tempestose di Emily Brontë.
In entrambi c’è una voce narrante esterna che percepisce, nel luogo e nei personaggi che incontra, qualcosa di non ancora sopito che, pur facendo parte del passato, non sembra aver esaurito la vena drammatica di cui sono intrisi e che fluisce in una storia d’amore intensa, travolgente, destinata alla disgrazia.
Heathcliff come Ethan colpiscono il Narratore estraneo ai fatti per come siano fisicamente segnati dai sentimenti e dalle azioni che, per amore (o un’idea di amore) hanno compiuto in gioventù.
Quali scelte hanno compiuto per essere resi come uomini distrutti, nel corpo e nell’anima?
La domanda, indiscreta, sorge spontanea e mette in moto le storie che le autrici di questi libri così simili fra loro vogliono portare in superficie e che acquisiscono profondità man mano che procedono indietro nel tempo
Edith Wharton conduce il lettore in una fase in cui Ethan Frome interrompe gli studi scientifici per tornare in campagna, a badare alla fattoria del padre moribondo per poi dedicarsi alla cura della madre assistita con l’aiuto di colei che sarà la sua cagionevole e malata moglie, Zeena.
A nemmeno trent’anni, Ethan è intrappolato in una condizione senza vie d’uscita e uno spiraglio di felicità diventa possibile solo con l’arrivo di Mattie, la bella e dolce cugina povera della moglie.
Con queste premesse, in un certo senso simili ai trascorsi di Heathcliff, gli sviluppi non potranno che essere crudeli.
Confrontando le due opere, leggervi delle differenze può costituire un problema che può essere risolto pensando:
- all’età in cui le autrici si sono messe in gioco per narrare, con realismo e verosimiglianza, la violenza delle passioni e dei sentimenti espressi dai personaggi prima che ne prendano atto e possano tradurla in un ideale di felicità comune;
- all’età del lettore nel momento in cui si accosta all’uno o all’altro romanzo;
- agli effetti di lettura che essi producono nell’immediato e nel lungo periodo.
Secondo me, leggere Cime tempestose di Emily Brontë tra i venti e i trent’anni può impressionare per quanto appaia confuso e poco chiaro. Il bello (senza tempo) di quest’opera è proprio questo.
Nell’immediato, l’effetto prodotto da sentimenti provati per la prima volta dai personaggi e da chi li segue può rivelarsi una scoperta scioccante in quanto mostra l’abilità e la lungimiranza dell’autrice nell’illustrare come i sentimenti descritti siano molto più complessi e indefinibili di quanto si immagini.
Nel lungo periodo e con il senno di poi, ciò che si legge in Cime tempestose si supera aiutando a identificare la compassione, un modo di sentire che, sempre secondo me, emerge e si sviluppa intorno ai trent’anni. Sentimento ai quali personaggi del romanzo non hanno accesso rimanendo bloccati nell’ira e nell’amarezza evocate dai ricordi di sfortunati amori giovanili.
Per Ethan Frome, leggendolo alla soglia dei quarant’anni, c’è un passaggio in più che evoca la pena, un sentimento che tende a sfuggire all’umana comprensione e che quando lo si prova si preferisce evitare. L’impressione in corso di lettura è che l’autrice l’abbia aggiunto con una punta di perfidia, quella celata nei personaggi dai quali il Narratore vorrebbe sapere la verità.
Nel lungo periodo, potrebbe essere questa la sostanziale e sottintesa differenza tra i due romanzi: che alla crudeltà che ispira compassione di Cime tempestose sia sopraggiunta, con l’età e il disincanto, la pena un po’ perfida che si prova per un uomo poco saggio, punito e sofferente come l’Ethan Frome di Edith Wharton.
Potrebbe ma non è detto né scritto. È solo una probabile interpretazione, a caldo, di lettura.
Autrice: Edith Wharton
Titolo: Ethan Frome
Titolo originale: Ethan Frome
Traduzione: Tiziana Lo Porto
Casa editrice: Neri Pozza
Pubblicazione: novembre 2018
Pagine: 141
Prezzo di copertina: € 12
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