libri Recensioni

L’ultimo uomo nella torre di Aravind Adiga: le armi di un romanzo

21 Ottobre 2022
L'ultimo uomo nella torre di Aravind Adiga: le armi di un romanzo

L’ultimo uomo nella torre di Aravind Adiga l’ho scelto per la combinazione di parole che è stata usata per presentarlo e magnificarlo sul retro di copertina:

“Adiga riesce a dar voce e senso dello humour agli ultimi, a chi non ha potere: l’umorismo è ‘la nostra unica arma’ dice un personaggio. E, fortunatamente, questo libro è pieno di armi del genere. Magnifico”.

Poi ho letto la trama e, in seguito, un libro che non sembrava raccontare nulla di nuovo rispetto ad altre, passate, narrazioni ma…

L’ultimo uomo nella torre di Adiga: armi, umorismo, trama, similitudini e impressioni finali

La storia che riguarda L’ultimo uomo nella torre è ambientata a Vakola, Mumbai e, nello specifico, tra le mura di un vecchio condominio noto come il Vishram.

Tra i primi complessi residenziali costruiti in una città misera, caotica e indigente, il Vishram resiste come può al decadimento e all’incuria del tempo ospitando da decenni famiglie di varie etnie quotidianamente assillate dai problemi e dalle preoccupazioni di vivere un destino diverso dall’idea che hanno di felicità.

Una felicità che, all’improvviso, si presenta nelle vesti, malate e opulente, del costruttore Dharmen Shah che offre loro una consistente somma di denaro per convincerli a cedergli le loro case per costruire un nuovo, ambizioso, moderno grattacielo.

Gli abitanti del Vishram sono brave persone. Accettano l’offerta e cominciano a progettare il loro futuro ad eccezione di Yogesh Murty, detto Masterji, l’ultimo uomo nella torre che non ha ancora deciso se abbandonare l’abitazione e intascare la sua quota di denaro.

Il protagonista di quello che sembra un romanzo corale non ha alcun motivo per accettare l’offerta. Visto che il denaro non potrà restituirgli la figlia e la moglie né avvicinarlo al figlio, Masterji non ne ha bisogno e gli bastano i ricordi delle persone che ha amato e l’hanno amato per rimanere coerente con la vita che ha vissuto.

Per amici, vicini e per lo stesso Dharmen Shah, non c’è alcuna logica nel rifiuto del protagonista ma è sufficiente per ostacolare i loro piani. Così, pagina dopo pagina, i Pinto, Mrs Puri, Ibrahim Kudwa, Ashvin Kothari, Mrs Rego e Ramesh Ajwani si considerano costretti ad agire per piegare la sua volontà individuale e far sì che vengano realizzati i loro egoistici desideri.

Masterji non cede e questa resistenza porta i personaggi designati ad accordarsi fra loro per fare “la cosa più semplice” e risolvere il problema.

Strutturalmente molto simile alla trama del romanzo di Perec, L’ultimo uomo nella torre racconta per gradi come si corrompe una cooperativa di persone, convinte di essere brave e rispettabili, conducendola a tirar fuori il peggio della natura umana e a scaricarla tutta su un singolo individuo.

Vagamente, L’ultimo uomo nella torre richiama, inoltre, i movimenti emotivi e psicologici del libro di Terrin che però, invece di essere condensati in un unico personaggio, sono simbolicamente rappresentati dai residenti che vorrebbero andarsene ma che rimangono invece bloccati nelle loro comuni abitazioni.

In aggiunta, in modo speculare a quanto traspare da La città della gioia di Lapierre, nel romanzo di Adiga emerge chiaramente la società di paria di cui è in realtà costituita l’India tradizionale suddivisa per caste e che, malgrado i segnali contrari all’immagine splendente e grandiosa che ha di sé stessa, rimane refrattaria, più che al progresso e alla modernità, allo sviluppo di un’umanità solidale e caritatevole.

Pur nelle similitudini che si possono fare con altri romanzi, la trama e la narrazione di Aravind Adiga limitano, comunque, la sensazione di leggere qualcosa di già letto.

L’ultimo uomo nella torre è, in effetti, un romanzo ironico ed è vero che è ricchissimo delle armi di cui il retro di copertina parla per “dar voce agli ultimi” e a chi, come Masterji o Mary, non ha potere.

Alla fine, però, non l’ho trovato un libro magnifico ma solo, profondamente e ineluttabilmente, ingiusto.

D’altronde, L’ultimo uomo nella torre di Aravind Adiga è un romanzo, non una favoletta.

Autore: Aravind Adiga
Titolo: L’ultimo uomo nella torre
Titolo originale: Last Man in Tower
Traduzione: Norman Gobetti
Casa editrice: Einaudi
Pubblicazione: febbraio 2012
Pagine: 441
Prezzo di copertina: € 20

You Might Also Like

No Comments

Leave a Reply

error: Content is protected !!
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: