Guida degli smarriti di Jean d’Ormesson è un trattato che, mettendo da parte le domande esistenziali sul chi siamo e sul dove stiamo andando, si orienta per comprendere la domanda:
– cosa ci facciamo qui? –
Guida degli smarriti di Jean d’Ormesson: alcuni appunti
Guida degli smarriti, ispirato all’omonimo trattato del 1190 ad opera di Mosè Maimonide, è una raccolta di riflessioni che sfiora con levità complessi temi filosofico-esistenziali.
Il libro, simile alle Consolazioni di David Whyte, si presenta più convincente perché non si pone come rivelatore di significati nascosti ma cerca di definire il senso e le direzioni dell’esistenza accogliendo il mistero che certe parole suscitano quando si accostano agli stati d’animo per cui sono nate.
Preso atto che la condizione di smarrimento dell’Essere è comune a tutti, anche quando abbiamo l’illusione di essere pienamente consapevoli di noi stessi e del senso che diamo al vivere, Jean d’Ormesson non nega la possibilità di esplorare i luoghi più imperscrutabili dell’Universo e dell’anima umana.
Lette Le istruzioni per l’uso (che istruzioni non sono, almeno non nel senso imperativo del termine) la Guida degli smarriti, prima di arrivare a Il mistero, affronta La meraviglia, La scomparsa, L’angoscia, Il segreto e L’enigma per poi proseguire con le parole e le azioni che compiamo per renderlo meno inaccessibile e inesplicabile.
Per assurdo, lungo il percorso di lettura viene lasciato intatto quel margine d’ignoranza necessario a cogliere Il mistero come un punto di riferimento sul quale far affidamento per non perdersi e accettare per certo l’incertezza delle tematiche racchiuse nel libro.
“Più che un segreto o un enigma, l’universo è un mistero e la nostra vita è un mistero. E non ci è concesso di penetrare questo mistero”.
Proseguendo su questa linea, la Guida degli smarriti colloca sul piano metafisico i concetti e i valori, concreti e astratti, che adottiamo anche per comprendere l’esistenza pur non riuscendo mai a convergere il tutto e il nulla in una visione unica, assoluta e incontrovertibile.
Per quanto vago, il percorso del libro segue dei tracciati filosofici ben precisi senza adottare uno schema teorico in particolare.
Non adatto a lettori ottusi, che si accontentano di cercare Il piacere e La felicità per rendere la vita più sopportabile, è una narrazione difficile le cui intenzioni mirano, invece, ad abbracciare ed esprimere, citandone alcune, La gioia, La verità e L’amore per quello che sono (tenendo conto della complessità che le caratterizza) e alla maniera adottata da esseri umani realmente esistiti come:
Alessandro Magno, Cesare, Galla Placidia, Gengis Khan, Michelangelo, Napoleone, Teodora, Alcibiade, Orazio, La Fontaine, Voltaire, Musset, Heinrich Heine, Oscar Wilde, Toulet, Cocteau, Morand, Talleyrand, Tucidide, Tito Livio, Bossuet, Tacito, Erodoto, Michelet, Lévi-Strauss, Orazio, Catullo, Ronsard, Racine, Shelley, Keats, Baudelaire, Apollinaire, Stendhal, Manzoni, Proust…
Nomi che, in apparente ordine sparso, la Guida degli smarriti menziona assieme a esistenze senza nome e che dietro di sé non hanno lasciato tracce sufficienti per essere ricordate.
A quanto pare, il fine dell’autore è sottolineare che il mistero della vita e della morte è un mistero equo.
Tutti, persone ordinarie e non, lo attraversano e tutti, scrittore e lettori compresi, che ci credano o no, sono destinati ad arrivare a Dio: a una figura, un simbolo, un’idea alla quale vengono attribuiti molteplici aggettivi e che il libro si limita a concepire o in presenza o in assenza.
Il capitolo su Dio riporta solo il probabile equivoco che ha generato una discussione millenaria che, affrontata da molteplici punti di vista, si rivela di una piccolezza infinitesimale, banale quasi, ma di notevole importanza per testare il livello di discernimento di chi partecipa a questa forma di dialogo.
“Non si parla di Dio. Si parla a Dio”.
Il cambio della preposizione semplice da adottare quando ci si rivolge al mistero dei misteri (Esiste? Non esiste? Qual è la sua volontà? Come influisce o meno sull’esistenza umana? Perché Uno?) ha un effetto le cui conseguenze sono imprevedibili perché variano da persona a persona, da scrittore a scrittore, da lettore a lettore eppure parlarne, a prescindere dal credo, lenisce i mali che subiamo e causiamo quando ci immettiamo nel metaforico cerchio che congiunge La vita con La morte.
In conclusione, Guida degli smarriti di Jean d’Ormesson risponde alla domanda del cosa ci facciamo qui?
Sì e no.
Tuttavia, mi sembra inconfutabile il fatto che in poche pagine riesce a trascendere la domanda stessa evitando di rispondere.
Guida degli smarriti rimane dunque sulla domanda, una sorta di bussola con la quale ci si orienta per comprendere il maggior numero di implicazioni possibili che l’Esistenza considera prima di auto-interrogarsi e/o cogliere il segno che indichi la risposta che cerca.
Convincente e, alla sua maniera, confortante.
Con e senza ironia, 🙂
Autore: Jean d’Ormesson
Titolo: Guida degli smarriti
Titolo originale: Guide des égarés
Traduzione: Giovanni Bogliolo
Casa editrice: Neri Pozza
Pubblicazione: dicembre 2017
Pagine: 133
Prezzo: € 12.50
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