Al tempo in cui lessi Le braci di Sándor Márai rimasi delusa.
È un romanzo di cui ho il vago ricordo di una sterile discussione tra uomini che hanno amato la stessa donna e alla quale sono sopravvissuti per vendicarne il tradimento e la morte. Non mi piacque.
Con il tempo, però, i gusti cambiano.
Ho pensato di rileggere questo libro sperando di cambiare idea e rendere più vivo il ricordo che ho di esso.
Le braci di Sándor Márai: che cosa è cambiato?
Le braci di Sándor Márai si accendono sui punti che hanno dato vita a un romanzo che, all’epoca della sua pubblicazione, è stato osteggiato in tutti i modi prima di essere accolto, in patria e all’estero, come un’opera di alta letteratura e cioè quando il suo messaggio non correva più il rischio di essere compreso.
Dei punti cardine del libro, i più affascinanti che ne spiegano il tardivo interesse nel presente sono:
- La minuta descrizione dell’educazione e dell’istruzione del narratore, generale in congedo, fondata su valori che non combaciano del tutto con quelli familiari e nazionalistici ma che erano precipui a quelli della nazione dominante, l’Impero Austro-Ungarico, e del suo centro di potere, Vienna. Malgrado le interferenze di influenza straniera, la madre del generale era una nobildonna francese, il processo di indottrinamento del protagonista avviene con successo ed egli cresce adeguandosi a ciò che ci si aspetta da lui: comprendere il mondo che lo circonda ma non la natura più profonda dei sentimenti umani e di come questi ultimi incidono sulla formazione dell’individuo.
- La nascita dell’amicizia con Konrad all’epoca della reciproca fanciullezza. L’amico, figlio di nobili decaduti e privo delle sostanze materiali che gli servono per coltivare il suo animo d’artista, si adatta al ruolo assegnato dal protagonista seguendo, con egli, la carriera militare e accompagnandolo, fino ad un certo punto, in un destino che, volente o nolente, entrambi percepiscono come condiviso.
- La divergenza di passioni umane tra il narratore, che ha ereditato dal padre una naturale predisposizione per l’arte della caccia dalla quale trae tutti i simbolismi e le metafore filosofiche utili a spiegare il suo perenne senso di solitudine e di isolamento, e il suo unico interlocutore, provvisto di una spiccata sensibilità per la musica e tutti i suoi linguaggi. Di reale, in due amici hanno in comune l’ossessione per Krisztina, che è l’unico argomento di conversazione del libro di Márai.
Sono punti in cui Le braci esprime con ordine inflessibile i sentimenti nella loro contraddittorietà e nel mistero che, come cenere, ne ricoprono la nascita, lo sviluppo, l’estinzione.
Il fascino del romanzo sta tutto qui, nel come i sentimenti narrati, più che esporsi, vengono spenti uno alla volta con l’intenzione di ravvivare solo quello della vendetta che, intrecciata alla trama, allontana il lettore dal discorso umano avvicinandolo al pensiero dell’onnipresente narratore che altro non voleva che accentrare su di sé l’attenzione di quel mondo che ha perduto da quarantun anni.
Il punto di vista del romanzo, contrariamente a quanto possa sembrare, rimane aderente a una visione cinica e materiale di una letteratura all’interno della quale non c’è né perdono né nobiltà ma solo parole che, per quanto accuratamente scelte e ben disposte, vengono distrutte per sempre.
Ciò che non mi piacque in Le braci è la percezione che non sia basato su una vera storia d’amicizia e di amore. L’idea di autenticità è solo un inganno per smettere di credere in essa lasciando spazio e attenzione a due uomini, ormai vecchi, che sostanzialmente non hanno mai saputo né vivere né morire per qualcosa, se non sul piano puramente ideale.
Sopravvissuti alle loro stesse mancanze, il generale e il poeta, si compensano fra loro lasciando il carico di tutto quello che il loro vissuto sentimentale comporta su Nani, la balia e su Krisztina, moglie, amante, amica e defunta. Nemmeno il modo in cui, entrambi, hanno amato e preso commiato da quest’ultima mi piace e rileggere Le braci di Sándor Márai non ha cambiato nulla. A quanto pare i miei gusti di lettrice rimangono invariati e continuo a non sapere se questo sia un male o un bene.
Autore: Sándor Márai
Titolo: Le braci
Titolo originale: A gyerták csonkig égnek
Traduzione: Marinella D’Alessandro
Casa editrice: Gli Adelphi
Pubblicazione: marzo 2008
Pagine: 181
Prezzo di copertina: € 10
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