La prima volta che ho sentito nominare Sebastiano Vassalli è stato condividendo sul blog una lettera a lui dedicata e firmata da Cristina Saracano.
Leggere un titolo di un autore mai sentito ma che, informandosi un poco, è stimato come tra i migliori scrittori contemporanei e nostrani finora esistiti è un vecchio proposito di lettura che oggi realizzo con La chimera, un classico romanzo storico.
La chimera di Sebastiano Vassalli e la storia della strega di Zardino
Vissuta nel Seicento, la strega di Zardino è la storia di Antonia o, più precisamente e secondo le fonti dalle quali Sebastiano Vassalli attinge, di Antonia Renata Giuditta Spagnolini:
“Antonia, perché qualunque fosse stato il giorno in cui realmente aveva visto la luce, era rinata (Renata) sopra il torno il 17 gennaio, Sant’Antonio; Giuditta, in ricordo della bayla che l’aveva salvata dalla morte per assideramento e che s’era presa cura di lei; Spagnolini, infine, perché il colore nero dei suoi occhi e la pelle scura avevano fatto pensare ad una diretta discendenza da qualcuno dei non pochi ufficiali e soldati spagnoli che costituivano la guarnigione di Novara e che abitavano nel castello compreso dentro la cinta dei bastioni, a sud della città”.
Figlia del peccato, esposta e sopravvissuta alla fame, alle malattie e alle penitenze della Pia Casa in cui viene accolta, Antonia viene adottata, contro ogni aspettativa, dai Nidasio, una coppia di contadini residenti a Zardino e desiderosi di avere una figlia da accudire come loro e non da impiegare come forza lavoro o di scambio per migliorare le relazioni umane o vantarsi di una condizione sociale superiore rispetto a quella dei propri simili.
Il fatto. comunque, crea scandalo in paese e in una comunità che, secondo quanto narra La chimera, guardava con nostalgia ai tempi in cui le figlie femmine venivano affogate, come si fa con i gatti e i cagnolini attirando l’attenzione dei lettori sul contesto e sui personaggi più o meno coinvolti nella vicenda che condurranno Antonia ad essere denunciata, processata e condannata come strega come:
- il vescovo Bascapé che voleva rinnovare la Chiesa dalle sue fondamenta e condurre a forza le anime alla salvezza vietando ogni manifestazione o iniziativa volta a portare un po’ di distensione sociale tra i poveri;
- il quistone e falso prete Don Michele che non predicava in latino ma medicava la povera gente con erbe e parole di conforto;
- il vero prete Don Teresio votato a riscuotere decime dai contadini dando loro in cambio prediche volte a svilire la loro peccaminosa esistenza;
- le comari invidiose del vicino che riesce a mettere comunque un piatto in tavola per sé e per la sua famiglia;
- il signorotto locale, detto il Caccetta, che depredava le terre dei loro frutti e il popolo delle sue figlie perché la legge gli garantiva il diritto di farlo;
- l’inquisitore Manini che professava la castità convinto di essere nel giusto a condannare le demoniache attrattive del femminile ignorando, egli stesso, che la sua missione purificatrice gli si era rivelata da un non canonico ma non meno naturale impulso sessuale;
Nell’insieme e nei dettagli, La chimera ricostruisce una realtà in cui il buon senso comune era organizzare la società vendendo e trattando le donne, gli orfani, gli invalidi e la parte materialmente debole dell’umanità come bestie. A giustificare pratiche e comportamenti disumani come legali e legittimi bastava convincersi che, per il credo dell’epoca, non erano altro che il riflesso di anime moralmente caritatevoli.
Impossibilitata a vivere in pace e costantemente vessata dalle dominazioni straniere, dal clero, dai feudatari, dai soldati e dai briganti, la comunità di cui Antonia fa parte ha bisogno di sfogare sulla fanciulla descritta la frustrazione e la noia che emerge quando, soprattutto nelle sere d’inverno, ci si rende conto che, a malapena, si ha il permesso di sopravvivere.
Il fatto che la protagonista del romanzo, malgrado il contesto e le intenzioni di chi la circonda, cresca bene nella forma e nella sostanza, onesta nei pensieri e nel carattere, rende insopportabile la sua esistenza a Zardino. Antonia – semplice, vitale e in grado di scegliere in autonomia ciò che è meglio per sé – è percepita e considerata come un affronto per le pie anime soggiogate dalla paura, dalla vergogna e dall’invidia. Sentimenti di malessere generale che possono essere spiegati solo credendola una strega e pacificati solo dopo averla vista, come si desidera, bruciare.
“[…] che diritto aveva una ragazza del popolo – sembrano chiedersi in sostanza tutti costoro di cui s’è detto – e per giunta esposta, d’essere così bella?”
È la domanda media che ha reso possibile la stesura di un romanzo che, non trovando le domande e le risposte che cercava consultando la documentazione storica a cui la narrazione presta attenzione, non può far altro che raccogliere fandonie e dicerie del Seicento e ricavare gli ipotetici collegamenti che l’immaginazione dell’autore mette in atto per definire una cultura del passato e capire cosa del carattere di un popolo si tramanda nella cultura e nei costumi dell’Italia presente. A tal proposito scrive, sul finale, Sebastiano Vassalli:
“Che bisogno avevo, io, di tornare nel Seicento […] e se già esisteva un capolavoro come I promessi sposi per parlare delle nostre origini? Cosa avrebbe potuto rivelarmi quel secolo?
In realtà, le cose non erano così semplici come queste domande potrebbero supporre. Non lo erano perché nessuna opera letteraria, per quanto importante, può esaurire un tema tanto complesso com’è il carattere di un popolo; e perché nessun autore, nemmeno Manzoni, rappresenta un punto di vista fuori dell’epoca in cui vive. Un punto di vista definitivo anche per le epoche successive. L’ultima parola, in letteratura, non è mai stata scritta né mai lo sarà”.
Attualissimo, La chimera mi è parso tale perché si presenta come un classico romanzo storico il cui contenuto narrativo è perfettamente aderente al senso, alla realtà e al significato che si dà, in letteratura, alle parole classico, romanzo e storico.
Per concludere, credo che ricordarsi di menzionare il nome di Sebastiano Vassalli nei percorsi di istruzione e di formazione culturale nell’Italia di adesso potrebbe rivelarsi interessante per il futuro.
Se non altro per variare un po’, spostare l’attenzione su altri temi di conversazione e riflessione perché (parere mio) le discussioni su classifiche letterarie, librerie e Amazon, sull’amore per i soldi degli insegnanti o sulla possibilità di considerare la lettura di un fumetto meno edificante o impegnativa dell’atto di leggere un romanzo stanno diventando, culturalmente parlando, noiose, inutili e niente affatto educative per valorizzare ciò che c’è di buono e bello nel Presente.
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