Stilare classifiche, di qualsiasi natura, è una pratica comune alla quale mi adeguo di rado perché, quando si tratta di libri, non mi piace dichiarare delle preferenze.
Tuttavia, non credo che i libri letti si offenderanno se, tra di essi, scelgo quelli che mi sono sembrati i migliori del 2021 e perché.
I migliori libri e le infografiche disegnate per il 2021 su ParoleOmbra
Tra i libri 2021 che metterei sotto l’albero di Natale come se fossero dei regali, i migliori, secondo i gusti di ParoleOmbra, sono:
- Ingegneri di anime di Frank Westerman perché ricostruisce molto bene e con uno stile pulito e preciso una fase storica travolgente e rivoluzionaria che, per quanto abbia inciso negativamente sullo spirito socialista che anima la letteratura russa, ha comunque trovato una via di fuga ed espressione esistenziale all’interno e all’esterno degli spazi progettati, pianificati e adeguati all’ideologia sovietica. Emblematico, nel viaggio dell’autore alla scoperta delle monumentali opere che si volevano fossero celebrate, secondo i criteri sovietici, dagli scrittori riuniti da Gor’kij, il passaggio narrativo in cui si pone l’attenzione su un dettaglio apparentemente insignificante come i flussi migratori delle oche selvatiche e di come questo dettaglio sia sufficiente a spiegare anche le conseguenze globali di un progetto che si voleva tenere chiuso e circoscritto ai confini della nazione visitata. Da leggere accompagnandolo, se si vuole, alla raccolta di saggi che Isaiah Berlin intitola Il riccio e la volpe.
- Il palazzo degli specchi di Amitav Ghosh perché è anch’esso un romanzo-affresco imponente e dettagliato di realtà confinanti ma distinte come l’India e la Birmania e forzatamente unificate dal colonialismo inglese che ne ha accelerato, al contrario, la frammentazione e la dispersione etnica. Stilisticamente magistrale, la rappresentazione degli ambienti e delle dinamiche culturali, economiche e sociali interne al romanzo è resa con fluidità ed equilibrio. Lucido e riflettente è un romanzo non privo di intensità emotiva, infusa e diffusa dai personaggi che, coerenti alla narrazione, attraggono il lettore dall’inizio alla fine. Molto bello. Magnifico, oserei dire.
- Urla sempre, primavera di Michele Vaccari perché è un romanzo che spacca mescolando, ad arte e con naturalezza, i generi-concetti della distopia, dell’entropia e della sintropia che confluiranno in un finale deciso a mettere in pratica un atto rivoluzionario che cambi il contesto narrativo e che offra nuove prospettive per interpretare i sogni, individuali e collettivi, sui quali si costruisce la Storia. Simile al libro di Gadda, ma meno oscuro e ingarbugliato, è un piccolo grande capolavoro nostrano che merita tutto il tempo speso a leggerne le pagine che lo compongono.
- La fattoria delle magre consolazioni di Stella Gibbons perché, senza tanti complimenti, ridicolizza un genere di letteratura (quello che fa riferimento al filone di Lawrence, per intendersi) che stava cominciando ad essere preso un po’ troppo seriamente dai lettori dell’epoca. Pubblicato in tempi turbolenti e non certo spensierati, è un romanzo divertente, forse un po’ spietato, ma comunque, per quanto riguarda le relazioni sentimentali in letteratura e la letteratura femminista e femminile in genere, attualissimo.
- Le prime quindici vite di Harry August di Claire North perché è un libro che non si struttura sul carattere predittivo ma su quello retrospettivo della narrazione. Quante vite ci vogliono per far sì che un essere umano diventi abbastanza consapevole di sé e del suo presente per cambiare il futuro ritornando, sempre, allo stesso passato? L’effetto della risposta data è stupefacente e, forse mi sbaglio (ma spero di no) a prova di scettico.
- La vita perfetta di William Sidis di Morten Brask perché è un romanzo normalissimo dedicato a un personaggio reso celebre contro la sua persona e a causa delle prodigiose capacità linguistiche, matematiche e cognitive che lo facevano eccellere rispetto agli altri. Ad affascinare, di questo libro, oltre che la ricostruzione della vita di un soggetto realmente esistito, è il come l’autore cerca di colmare i vuoti esistenziali che si determinano quando un individuo si trova costretto a sviluppare una media perfetta in cui le masse possano considerarsi, rispetto al protagonista, migliori ma non mediocri. È un romanzo complesso e difficile da sintetizzare in poche parole, bisognerebbe leggerlo per comprenderlo e, in seguito, meditarci su.
- Il figlio del dio del tuono perché la narrazione di Arto Paasilinna non teme, o almeno questa è la mia impressione di lettura, di comunicare chiaramente ciò che pensa in merito a tematiche di interesse nazionale e internazionale. Tra le opinioni che l’autore condivide nei suoi romanzi mescolando mito, attualità e folklore finlandese, non mancano gli spazi in cui manifestare un’ironia sottile ed elegante che non sfuma mai in un cupo sarcasmo.
Questi sono, per me, i migliori libri letti nel 2021 il cui filone continuerà ad essere seguito, sul blog, anche in futuro e assieme ai #BookDreams2022 che vorrei realizzare partecipando all’iniziativa di lettura promossa dalla Book e Travel Blogger Bruna Athena.
Mentre penso ai prossimi libri da leggere e ad altri propositi, personali e professionali, ti lascio in visione le infografiche disegnate prendendo spunto da tutte le letture dell’anno e che, ogni tre mesi, ho allegato alle recensioni scritte su:
- Il mondo di Sofia di Jostein Gaarder;
- L’inverno dei leoni di Stefania Auci;
- Pensieri diversi di Ludwig Wittgenstein;
- Colloqui di pace di Tim Finch.
augurandoti un Natale ricco di storie intessute di tutto quello che la letteratura ha di meglio da offrire a lettori e non. 🙂
Photo Credits: immagine in evidenza via Pixabay
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