Lo cercavo sotto il titolo di Tre esistenze ma l’ho trovato adattato a Tre vite.
È il primo romanzo che si conosca di Gertrude Stein quando, abbandonati gli studi di medicina, si trasferì a Parigi con l’intenzione di innovare la letteratura americana che, adeguandosi ai tempi moderni, andava riformulando il senso di convenzioni che, al giorno d’oggi, dovrebbero far parte del passato.
Tre vite di Gertrude Stein: esistenze dipinte in forma scritta
Ispirato da un quadro di Cézanne, Gertrude Stein sceglie di approfondire le Tre vite di Anna, Melanchta e Lena.
Tre donne lavoratrici che, pur assumendosi colpe, doveri e responsabilità della loro effettiva condizione di svantaggio sociale e umano, esauriscono le forze sulle quali far leva per cambiare i loro destini che, puntualmente, conducono a un esito tragico.
La buona Anna
È la storia di una donna di sani principi che, in cerca di una sua indipendenza economica e affettiva, si adatta a prestare servizio come domestica per tutte le padrone, le ragazze e le amiche con le quali entra in contatto e che aiuta con una devozione pari a quella adoperata per accudire, proteggere e amare gli animali che riunisce attorno a sé.
Coerente con la sua natura, La buona Anna è una risparmiatrice che non si risparmia per sostenere e prolungare quanto può i momenti felici di cui fa esperienza. Nobile negli intenti e nei comportamenti, ispira sicurezza, fiducia e stima ma non l’empatia necessaria per gratificare uno spirito soccorritore che, logorato dal lavoro e dalle preoccupazioni, muore dimenticato proprio da chi, dei suoi servigi, ne aveva sempre beneficiato.
Melanchta
È la storia di una ragazza metà bianca e metà nera della cui educazione femminile nessuno si preoccupa.
Lasciata sola a badare a sé stessa, fa quel che può per acquisire la consapevolezza necessaria a ottenere ciò che desidera più di ogni altra cosa, vivere con sentimento.
Affascinante e misteriosa, è un’esistenza che, ripetutamente, si caccia sempre nei guai pur avendo cervello.
Nel corso di questa seconda delle Tre Vite narrate da Gertrude Stein vien da chiedersi, con una punta d’angoscia, perché è così complicato per una donna trovare il modo di farsi riconoscere come una persona e di essere trattata come tale.
La gentile Lena
È una ragazza quieta, remissiva e di indole materna che una zia americana importa direttamente dalla Germania per farla lavorare come domestica con l’intenzione poi di trovarle marito.
Docile, indolente e sottomesso ai genitori infinitamente avari, sia nei denari sia negli affetti, Herman Kreder è, per le famiglie interessate a combinare il matrimonio, il partito di cui Lena non sa di aver bisogno e che accetta come sposo solo per gentilezza. Delle convenzioni narrate, questa è la più crudele per come si risolve in una infelicità inutile e gratuita lasciando intatta l’opinione di aver fatto a Lena solo del bene.
Stilisticamente ripetitivo, modo tipicamente femminile con il quale l’autrice cerca di educare il lettore a prendere atto degli squilibri che limitano la possibilità di portare nella letteratura moderna una visione umanistica più equa, solidale e sostenibile, Tre vite non è un romanzo che dà per scontato il genere di cui parla e mostra con chiarezza cristallina ciò che, raramente, emerge negli stilemi maschili.
Affatto datata, la letteratura di Gertrude Stein meriterebbe di essere letta con maggiore attenzione, invece di accontentarsi di vederla menzionata nelle opere degli artisti e degli scrittori che, come Picasso, Hemingway o Fitzgerald, frequentavano il suo leggendario appartamento al 27 di Rue de Fleurus nei primi anni del Novecento. Attualissima.
Autrice: Gertrude Stein
Titolo: Tre vite
Titolo originale: Three Lives
Traduzione: Giorgia Nepi
Casa Editrice: elliot
Pubblicazione: settembre 2021 (Ristampa)
Pagine: 248
Prezzo di copertina: € 18.50
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