Acquistato a ParoleOstili, Fenomenologia dei Social Network è uno studio a più voci che, concentrandosi su un’unica piattaforma (Facebook) analizza alcuni degli indicatori utili per formulare una teoria su Presenza, relazioni e consumi mediali degli italiani online.
Dopo aver letto La società dello spettacolo di Guy Debord potrebbe sembrare una lettura più “facile” da affrontare ma è comunque uno strumento utile per orientarsi nell’attualità sociale nella quali tutti siamo immersi.
Fenomenologia dei Social Network: una lettura d’orientamento
Quanto il più possibile sintetizzato in apertura di questo post su Fenomenologia dei Social Network è estensivamente riportato (ad eccezione del riferimento bibliografico) nell’Introduzione allo studio a cui – Giovanni Boccia Artieri, Laura Gemini, Francesca Pasquali, Simone Carlo, Manolo Farci e Marco Pedroni – collaborano per la stesura dei seguenti capitoli:
- Mediatizzazione e fenomenologia della connessione
- Le nuove forme dell’inclusione comunicativa: fra pratiche quotidiane e ingiunzione alla connessione
- Leggere, scrivere, osservare: la performance del contenuto tra pratiche relazionali e reciprocità di sguardi
- Stare con gli altri su Facebook. Le quattro performance della relazione
- Stare su Facebook. Le quattro cosmesi della presenza
Appurato, sempre nell’Introduzione, che Facebook è:
“una palestra sociale in cui è possibile osservare sia la socializzazione alla vita connessa sia gli intrecci tra i vincoli della piattaforma […]”
Si capisce che si tratta di un luogo dove, per poter entrare a far parte del suo processo di inclusione comunicativa, ogni utente è condizionato dalla necessità di essere connessi (ingiunzione) e da regole che ne guidano la fruizione degli spazi e delle interazioni (regime). Questi due aspetti sono i punti dai quali iniziare per studiare i fenomeni che definiscono i Social Network e la loro realtà.
Mediatizzazione e fenomenologia della connessione
La mediatizzazione è un processo per studiare, sul lungo periodo, i mutamenti sociali e culturali con cui gli esseri umani costituiscono una società.
Ripercorrendo la storia delle tecnologie di comunicazione e loro conseguente rappresentazione del mondo, Mediatizzazione e fenomenologia della connessione osserva come essa confluisce su Facebook in tre stati di coalescenza di cui gli utenti fanno esperienza e che si rivela negli ambiti:
- dell’online/offline (connessioni con amici e familiari in cui l’utente media le modalità di interazione pensando a ciò che vuole o non vuole far vedere ai suoi contatti)
- del mondo vicino/lontano (connessioni con persone conosciute in passato e con le quali si interagisce per avere informazioni su di loro)
- del pubblico/privato (si tratta di un processo di estimità che si determina quando si pubblica qualcosa di privato e indirettamente riferito a un contatto specifico tenendo in considerazione la possibilità che potrebbe essere interpretato da terzi al quale il contenuto, seppur visibile e condiviso, non è riferito).
Per quanto simili, le dinamiche e il cambiamento dei comportamenti sociali che emergono all’accesso e alla fruizione dei Social Network non sono identiche a quelle che, in passato, sono emerse mediante la fotografia, il cinema, la radio, la televisione la cui Fenomenologia non era legata a un algoritmo strutturato per personalizzare l’esperienza di fruizione modellandone le modalità di interazione su spazi che Weinberger chiama echo chamber.
“Facebook non è un Mass Media: ognuno di noi entra in un Facebook diverso, anche se vi accede nello stesso tempo.”
Le nuove forme dell’inclusione comunicativa: fra pratiche quotidiane e ingiunzione alla connessione
L’articolazione fra visibilità e socialità riscontrata su Facebook dipende dai concetti espressi nel primo capitolo sull’essere/avere pubblico.
Le nuove forme dell’inclusione comunicativa descrive una serie di pratiche quotidiane che, condizionate dalla pressione sociale dettata dall’ingiunzione alla connessione e dall’osservazione del proprio e altrui stare su Facebook, rendono quasi obbligatorio accettare amicizie e inviti, lasciare like e commenti e produrre contenuti a loro volta in cerca di like, commenti, amici. Tale fenomeno viene osservato da tre prospettive:
- sociometrica e logica del conteggio dove l’impellenza a mostrarsi crea il bisogno di conteggiare gli amici e i contenuti per ampliare la rete di contatti dai quali si vuole ottenere maggiore visibilità personale;
- semantica dell’amicizia in cui si riscontra come la parola abbia assunto connotazioni diverse rispetto a quella originaria trasformando l’azione dell’accetta amico su Facebook una convenzione sociale che non ha alcuna correlazione con il valore intrinseco e profondo del termine;
- evoluzione delle caratteristiche della piattaforma e di come la modifica delle funzioni atte a gestire pagine e profili o ad orientarsi nelle strutture dello spazio virtuale comporti anche la modifica dinamica delle modalità con cui si interagisce e si fruisce dei contenuti prodotti e condivisi.
Con queste tre prospettive, Fenomenologia dei Social Network approfondisce anche come e perché si determinano reazioni e strategie relazionali e di presenza che sembrano contrastare l’ingiunzione della connessione o abbracciare le regole della piattaforma esplicate nel terzo capitolo.
Leggere, scrivere, osservare: la performance del contenuto tra pratiche relazionali e reciprocità di sguardi
Leggere, scrivere e osservare su Facebook equivale a creare, tramite la costante produzione e condivisione di contenuti, una propria identità in base a quella presentata da altri cercando di trovare una via di mezzo tra ciò che l’utente pensa della sua immagine e ciò che le immagini dei suoi amici potrebbero pensare di quelle scelte per costruire un profilo rappresentativo di sé.
Questo è quanto si evince dall’incrocio delle tre prospettive applicate nel secondo capitolo di Fenomenologia dei Social Network per illustrare come le pratiche quotidiane online favoriscano, nella piattaforma, la nascita una cultura convergente fatta di contenuti collettivi e prevalentemente ludici.
La condivisione di informazioni assume il carattere di strumento di monitoraggio delle identità in rete che, con la crescita del numero di contatti, fa aumentare la percezione di trovarsi immersi in un pubblico indistinto che porta l’utente a sviluppare:
- il bisogno di produrre contenuti interessanti nel senso di capaci di accontentare tutti pur di evitare situazioni critiche (flame) condividendo contenuti ritenuti sensibili e
- l’inclinazione a pubblicare di meno, leggere di più e selezionare amici e contenuti al fine di personalizzare la realtà che si desidera fruire.
Le pratiche elencate, per quanto eterogenee, hanno delle caratteristiche comuni che riguardano:
- la dimensione identitaria e relazionale che emerge dall’azione di aggiornare, reagire o condividere contenuti e
- la scelta delle funzioni disponibili e che si possono utilizzare per stare su Facebook.
La seconda caratteristica porta ulteriori problematiche e preoccupazioni concernenti il patto comunicativo contratto con Facebook e una polarizzazione in cui si determina da una parte l’iperproduzione di contenuti e, dall’altra, una sottrazione di contenuti ritenuti inopportuni, controversi e controcorrente.
Stare con gli altri su Facebook. Le quattro performance della relazione
Ricapitolando, Fenomenologia dei Social Network rileva come l’utente, all’interno di Facebook, decide di seguire una delle due polarizzazioni espresse nel quarto capitolo per gestire la sua presenza visibile e sociale in rapporto agli altri.
In questo modo e secondo le caratteristiche strutturali della piattaforma si determinano quattro performance della relazione:
- come selezione dei criteri e delle valutazioni morali da mettere in pratica per includere o escludere contatti/amici all’interno dello spazio comunicativo offerto;
- come stay-tuned per indicare l’inclinazione a cercare amici lontani, nel tempo e nello spazio, che potrebbero rivelarsi contatti utili per promuovere attività personali al di fuori di una cerchia ristretta di amici e parenti;
- del controllo, pratiche adottate per monitorare la presenza su Facebook di parenti stretti che, a loro volta, condizionando le modalità con cui ci si rende visibili e presenti all’interno della piattaforma;
- del silenzio come modalità asincrona, una sorta di compromesso in cui si accetta l’ingiunzione alla connessione ma, allo stesso tempo, si attuano delle strategie per aggirarla decidendo quando e come esporsi all’interno della cornice metacomunicativa in cui si è immersi.
A queste quattro basiche performance della relazione si affiancano, in simultanea, le quattro cosmesi della presenza, argomento del quinto e ultimo capitolo.
Stare su Facebook. Le quattro cosmesi della presenza
L’ossessione collettiva per la gestione dell’identità personale e la percezione concreta di stare su un palcoscenico in cui si interpreta la parte migliore, quella più desiderabile e attrattiva, di sé stessi comporta quattro tipi di cosmesi:
- positiva dove si postano solo contenuti che possono piacere o divertire gli altri e che hanno funzione aggregativa;
- negativa dove viene periodicamente applicata un’autocensura di contenuti o l’eliminazione retroattiva di quelli pubblicati in passato per evitare di cadere in comportamenti superficiali o di cattivo gusto;
- antitetica dove, secondo la retorica della spontaneità, si posta qualcosa senza pensarci e senza perseguire il fine della rappresentazione di sé;
- promozionale dove, presentando anche pratiche di cosmesi negativa, si fa in modo che il profilo rimanga bello, divertente e adatto per distinguersi dalla massa attirandone comunque l’attenzione.
Definite performance e cosmesi che Fenomenologia dei Social Network ha esplorato nelle sue implicazioni istituzionali, culturali e sociali lo studio conclude che, nel complesso, le forme di autorappresentazione di sé proposte e praticate su Facebook si sovrappongono, sostanzialmente e secondo modalità simili, a quelle tradizionali che un tempo erano gestite e portate avanti da classi sociali elevate utilizzando come strumenti comunicativi le autobiografie, i carteggi letterari, diari, dipinti e fotografie.
“Facebook ci abilita a una proiessenza: proiettiamo ciò che siamo in un contesto in cui gestiamo ciò che vorremmo essere”.
Obiettivo finale dello studio condotto da Giovanni Boccia Artieri, Laura Gemini, Francesca Pasquali, Simone Carlo, Manolo Farci e Marco Pedroni era sfatare i luoghi comuni con cui si formula la credenza che chi sta su Facebook rinuncia alla privacy e si dissocia dalla realtà fisica considerando la piattaforma una simulazione della vita reale.
Con il senno di poi, mi sarebbe piaciuto leggere prima Fenomenologia dei Social Network per gestire meglio e con maggiore consapevolezza lo strumento Facebook e le dinamiche che si incontrano quando si esplorano i Social Network in genere. Tuttavia, questa considerazione soggettiva non rende meno interessante e valido anche per l’adesso un libro da leggere perché ha il valore di fornire un orientamento pratico su come cambiano, dal punto di vista sociologico e culturale, Presenza, relazioni e consumi mediali degli italiani online. 🙂
Autori: Giovanni Boccia Artieri, Laura Gemini, Francesca Pasquali, Simone Carlo, Manolo Farci, Marco Pedroni
Titolo: Fenomenologia dei social network – Presenza, relazioni e consumi mediali degli italiani online
Casa editrice: Guerini Scientifica
Pagine: 181
Pubblicazione: marzo 2019
Prezzo: € 16
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