Con Il mondo magico di Ernesto de Martino inizio un ciclo di letture dedicato ai saggi.
Ho scelto questo titolo perché mi è stato suggerito da Bruna Athena dopo aver condiviso la lettura de L’idioma di Casilda Moreira di Adrian Bravi.
In quanto saggio, non è mia intenzione fare una recensione critica de Il mondo magico ma di rendere disponibile su questo blog uno schema e un riassunto liberamente consultabile. Una piccola nota bibliografica per approfondire oltre e alle radici del senso della narrazione e della letteratura.
Il mondo magico di Ernesto de Martino e l’etnologia razionale
Il mondo magico o Prolegomeni a una storia del magismo di Ernesto de Martino è un lavoro che si inserisce in un momento critico della cultura occidentale che, provata nello spirito a causa della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, necessita di nuovi stimoli per superare il dramma storico che sta attraversando spostando il focus degli studi critico-scientifici dell’epoca su un nuovo modo di intendere e praticare la ricerca etnologica.
Utilizzando il materiale raccolto, De Martino, semplicemente, lo ristudia.
Di innovativo c’è il metodo d’approccio che adotta per arricchire di nuovi punti di vista gli studi razionali su culture e civiltà primitive dalle quali è possibile apprendere maggiore consapevolezza sulle origini della civiltà stessa.
“La civiltà occidentale non è contestata nelle sue strutture, ma nella mancanza di consapevolezza della loro genesi”.
Edita nel 1948 la tesi di Ernesto de Martino fu accolta con freddezza da Benedetto Croce e con indifferenza e superficialità dagli intellettuali di stampo marxista e socialista del tempo i quali, non riconoscendo nelle sue proposte alcuna validità critico-scientifica, determinarono l’isolamento intellettuale dell’autore dal contesto accademico che condividevano.
Secondo l’introduzione a cura di Cesare Cases, de Martino si sentirà in dovere di ridimensionare l’obiettivo di partenza per venire incontro agli schieramenti culturali e ideologici che, con Il mondo magico, si era inimicato.
Pur accogliendo le critiche, non vi sono modifiche sostanziali nella tesi che Il mondo magico argomenta nei seguenti capitoli:
Il problema dei poteri magici
Specificato che:
“Il compito dell’etnologia storicistica consiste nella possibilità di porre problemi la cui soluzione conduca all’allargamento dell’autocoscienza della nostra civiltà”.
Il mondo magico chiede al lettore di mettere da parte l’ovvio che nega l’esistenza dei poteri magici per seguire, senza pregiudizi, il senso e la logica delle ritualità messe in atto nei popoli primitivi per attivarli. In questo modo, Ernesto de Martino fa emergere Il problema dei poteri magici e introduce il come intende risolverlo:
- determinando se e in quale misura i poteri magici (soggetto di giudizio) sono reali,
- definendo il concetto di realtà (categoria giudicante) e, infine,
- raccogliendo i documenti etnografici dove è possibile analizzare i fenomeni e la realtà attribuita ai poteri magici (scandali della ricerca).
Tappe che l’autore percorre volgendo lo sguardo alla psicologia paranormale e ai suoi studi e metodi sperimentali che, in modo simile a quanto l’autore si propone di fare, sono volti a dimostrare se esistono delle facoltà percettive ed extrasensoriali, in che misura esse influiscono su mente e corpo e a quali risultati complessivi conducono.
Una volta accettato il problema, la raccolta di materiali viene organizzata concentrando l’analisi sulla documentazione inerente i riti iniziatici che gli aspiranti sciamani dovevano compiere per poter essere riconosciuti come tali e che fanno emergere le modalità con cui la società di pertinenza si organizzava per mantenere l’equilibrio tra gli uomini e il resto del mondo.
Le narrazioni e le credenze tramandate dalle culture estranee alla civiltà e alla cultura occidentale forniscono allo studioso le indicazioni necessarie per comprendere come, quanto e perché lo sciamano era importante per la comunità e per il suo benessere spirituale, sociale e individuale.
Finché il singolo crede nei riti iniziatici e nei poteri magici acquisiti durante il suo personale percorso spirituale ed esperienziale e finché la comunità gli riconosce la natura e il ruolo sciamanico, il problema della loro realtà non sussiste e diventa parte integrante della coscienza collettiva accettando spontaneamente le possibilità offerte per preservare il legame tra il mondo naturale e quello soprannaturale.
Nel momento in cui lo sciamano non sembra in grado di sanare la frattura derivante dalla violazione di norme collettivamente riconosciute come necessarie agli equilibri e alle dinamiche della vita individuale e sociale subentra però Il dramma storico del mondo magico. Tema che coincide con secondo capitolo del libro di Ernesto de Martino.
Il dramma storico del mondo magico
Rimanendo nel contesto etnologico delle popolazioni della Siberia artica e subartica, del Nord America e della Melanesia, Il mondo magico si predispone quindi a indagare il dramma storico e i motivi che lo riconoscono come tale perché rende reale, tangibile:
- il rischio di annullamento dell’Io in rapporto al mondo e
- il rischio che si corre quando l’individuo vuole imporre la volontà di esserci, senza farsi annullare dal mondo in cui vive.
Il dramma storico del mondo magico non descrive l’evento traumatico che si consuma nella coscienza di un individuo ma lo collega alle cerimonie e ai rituali strutturati per leggerlo, affrontarlo e superarlo comunicando con gli spiriti che possono aiutare a comprendere la complessità del mondo.
Per attuare questo processo di rielaborazione del dramma, Ernesto de Martino riporta l’attenzione sulla figura dello sciamano e sulle capacità che, acquisite nei percorsi iniziatici accennati nel primo capitolo, gli permettono di proteggere la comunità che cerca in lui un intermediario per riscattarsi dalle forme di realtà magiche che ne minano l’unità e la sicurezza sociale.
Le manifestazioni magiche che ne derivano, secondo l’approccio etnologico postulato da De Martino, vanno studiate per quello che significano all’interno del contesto in cui si verificano e non, come tende a fare la civiltà occidentale, negandone l’esistenza a priori considerando i casi magici come psicosi isolate e aberrazioni mentali che sfociano in comportamenti che minacciano l’ordine sociale e le convenzioni che lo regolano.
“Fin quando ci ostineremo a giudicare il mondo magico entro le categorie tradizionali, occulteremo ai nostri occhi il dramma che gli è proprio: nessuna meraviglia se, in tal guisa, riterremo che in esso non vi sia dramma, e vi sia soltanto il negativo, di cui non può darsi storia”.
Nel secondo capitolo, inoltre, Ernesto de Martino non dimentica di fornire le informazioni necessarie per chiarire il senso della critica che, attraverso Il mondo magico, rivolge a una cultura occidentale che vede cristallizzata su atteggiamenti di superiorità che non offrono alcun contributo di valore alla ricerca etnologica e al pensiero razionale, in genere.
Il problema dei poteri magici nella storia dell’etnologia
Chiarita la natura critica che Il mondo magico rivolge alla società civile occidentale, Ernesto de Martino definisce anche Il problema dei poteri magici nella storia dell’etnologia.
Il materiale esaminato cambia e consta di un elenco di studiosi e di lavori dai quali è possibile trarre i modelli adottati per approfondire la materia di studio e gli aspetti da considerare per vivacizzare il dibattito intellettuale che ispira.
Ne emerge un allineamento compatto alle dicotomie oppositive di vero o falso, reale o irreale che spiega il perché i poteri magici non sono mai stati analizzati anche nel loro aspetto culturale. Ciò dimostra dei difetti metodologici che, propri alla civiltà occidentale, hanno generato equivoci e malintesi sulla quale la ricerca si è arenata e dalla quale non riesce a liberarsi.
Tuttavia e citando Hegel come filone di pensiero:
“La comprensione del mondo magico è possibile come estensione e approfondimento della critica al dogmatismo realistico”
Intravista questa possibilità, anche l’intenzione dell’autore e del suo lavoro può essere percepita come una proposta volta a superare il dramma che l’Occidente stava attraversando al momento della pubblicazione.
Malgrado, al momento presente possa sembrare vecchio e datato, Il mondo magico di Ernesto de Martino è un’interessante lezione di umiltà scritta per il bene delle coscienze civili e un libro ancora valido per capire anche perché figure prestigiose e autorevoli come Benedetto Croce l’abbiano accolto con fredda indifferenza.
Nel mio mondo personale di cui il blog ne è una parte, Il mondo magico di Ernesto de Martino ha di utile il fatto che da esso ho potuto trarre quelle nozioni antropologiche ed etnografiche che mi è parso di incontrare leggendo I fiori blu di Raymond Queneau, La guerra del tempo di Alejo Carpentier e, ultimo ma non meno importante, La bottega dei miracoli di Jorge Amado. Nozioni che mescolate alla narrazione del genere del realismo magico mi hanno fatto esclamare, con sincero entusiasmo:
“Ah, ecco perché!”
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