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Quel giorno sulla luna di Oriana Fallaci: libro reportage

21 Luglio 2021
Quel giorno sulla luna e Il ritorno sulla Terra: la testimonianza di Oriana Fallaci

Quel giorno sulla Luna di Oriana Fallaci è uno dei #BookDreams2021 condivisi su Instagram quest’inverno.

Certa che non si tratta di un libro che idealizza una delle imprese tecnologiche più spettacolari della storia contemporanea, mi sono dedicata alla lettura di questo reportage per vari motivi:

  • per curiosità e voglia di istruirmi,
  • per rispettare una ricorrenza,
  • per osservare cosa è rimasto di Quel giorno sulla Luna raccontato dalla voce, affascinata ed emozionata, di Oriana Fallaci.

Quel giorno sulla Luna e Il ritorno sulla Terra: la testimonianza di Oriana Fallaci

È vero che Oriana Fallaci non idealizza quanto accaduto Quel giorno sulla Luna ma è anche vero che la sua testimonianza è credibile perché ha raccontato tutto quello che era possibile raccontare e, anche di più.

La giornalista non si illude che dopo il 20 luglio del 1969 l’umanità cambierà solo in meglio o solo in peggio. Semmai amplierà gli orizzonti della scoperta scientifica e delle imprese tecnologiche lasciando pressoché intatte le insidie che esse veicolano e che sono:

  • la morte fisica (per contaminazione di un qualche germe lunare)
  • la morte spirituale (per eccessiva fiducia nella visione tecnologica)
  • la morte morale (per amplificazione mediatica di un evento del quale non si comprende la portata ma che viene strumentalizzata a scopi economici, politici e quant’altro).

I dubbi, la visione critica e le opinioni che erano proprie di Oriana Fallaci non diminuiscono, tuttavia, la qualità del lavoro giornalistico svolto per comporre Quel giorno sulla Luna e nel quale si raccolgono meticolosamente le informazioni e le impressioni riguardanti:

  • gli astronauti Neil Armstrong (automa perfetto) Edward “Buzz” Aldrin (automa imperfetto) e Mike Collins (un gran bravo ragazzo, destinato a ricondurre tutti sulla Terra)
  • il come e da chi dipende la composizione dell’equipaggio della prima e delle successive spedizioni sulla Luna e
  • il perché nessuno dei 50 astronauti selezionati dalla NASA sia il migliore, il più adatto a questo tipo di missioni.

Prima ancora di partire, lo scenario appare un po’ deludente. Non c’è niente di eroico o poetico in chi si sta preparando per mettere piede sulla Luna, conquistarla. Anche se Neil, Edward e Mike sono già stati etichettati come tali.

“La questione è che il concetto di eroismo s’è ormai distorto. Perché s’è fuso con il concetto di successo, ed eroe è diventato colui che ha successo: anche se il successo è l’estremo risultato di un lavoro collettivo o di un’impresa resa possibile dall’impiego di miliardi”.

Alla coda di questa riflessione, Oriana Fallaci aggancia tematiche che, in apparenza, non paiono collegate fra loro. Tuttavia ci sono e nemmeno in Quel giorno sulla Luna vengono dimenticate. In tal senso, l’inviata conteggia:

  • il numero dei vivi e delle specializzazioni usate per realizzare gli strumenti necessari a compiere l’impresa (dalla costruzione del Saturno V alla struttura stratificata e complessa delle tute spaziali) in rapporto al numero di morti causati dalla guerra del Vietnam;
  • i soldi spesi per progettare un viaggio sulla Luna e quelli distribuiti per combattere la povertà e la discriminazione razziale in America;
  • il numero di individui ammessi alla cerchia di chi ha contribuito a concretizzare tecnicamente l’impresa (tra cui Von Braun, ideatore dei missili V2 e fisico nazista fuggito all’Armata Rossa nel 1945 e divenuto proprietà della NASA fino al 1972) in rapporto al numero di individui considerati veramente importanti per poter assistere di persona all’impresa in relazione al numero delle famiglie di colore che, riunite a Cape Kennedy per protestare contro la povertà e la discriminazione, sono state ammesse sui palchi costruiti per assistere al lancio in tempo reale.

Oriana Fallaci documenta tutto, anche le domande che, sottintese, non hanno trovato risposta e galleggiano ancora nello spazio infinito delle mezze verità.

È per tutto l’insieme che la testimonianza, scritta in un libro reportage pensato per le scuole degli anni Settanta, affascina ed emoziona il lettore di adesso trovando, in Quel giorno sulla Luna, qualcosa di quella poesia e di quella bellezza di cui l’autrice sentiva la mancanza.

Il pensiero della giornalista si dispiega in una narrazione estremamente ricca e stratificata. Nel libro, le critiche sul come si è arrivati a concretizzare la possibilità di raggiungere la Luna soddisfando anche la curiosità scientifica che tale impresa comporta non vengono espunte e, per contrasto, danno spazio anche alle domande sul perché era necessario che l’umanità vedesse e toccasse la Luna e la sua realtà attraverso le persone di Armstrong, Aldrin, Collins. Dare un senso, se c’è stato o se ci sarà, alla frase:

Questo è un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità.

Quel giorno sulla Luna è, è stato e rimarrà un grande, inimmaginabile successo per la storia contemporanea e quel primo passo esercita ancora un notevole fascino sull’immaginario collettivo.

Per quanto riguarda Il ritorno sulla Terra e il passo dell’umanità, anche se Oriana Fallaci l’ha seguito fino alla sua fine individuale dando forma e peso alle sue opinioni, chi può quantificarlo esattamente e, facendo le domande giuste, dirlo?

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