Torno a leggere Luis Sepúlveda e uno dei libri migliori che ha lasciato ai lettori che immagino abbia incontrato lungo il suo cammino di narratore critico e favolista.
Tra i testi a disposizione, letti e da leggere, la scelta si è orientata verso Il vecchio che leggeva romanzi d’amore. Un titolo lungo, un romanzo breve e una critica in difesa del mondo in cui viviamo.
Il vecchio che leggeva romanzi d’amore di Luis Sepúlveda: le morali della favola
Antonio José Bolívar Proaño è Il vecchio che leggeva romanzi d’amore. Vive a El Idilio, un posto sperduto in Ecuador. Luogo raggiunto due volte l’anno da un dentista, il dottor Rubicundo Loachamín, che oltre a estrarre denti imprecando contro il Governo è, per l’esigua popolazione del luogo, l’unico contatto con il mondo esterno e civilizzato.
Tra i due personaggi scorre fin da subito un’intesa che, se non è amicizia, rende comunque possibile uno scambio: due romanzi d’amore, tristi ma con lieto fine, per una bottiglia di Frontera.
Uno scambio dal quale parte il filo, sottilissimo ma resistente, tirato da Sepúlveda per raccontare con quali intenzioni José abbia abbandonato la sua terra d’origine offrendosi per colonizzare un terreno assegnatogli dallo Stato e da strappare alla foresta Amazzonica che, in seguito alla morte della moglie, lo attira e lo ingloba nel suo ecosistema.
È il momento in cui il vecchio non è ancora diventato tale perché la sua identità è abbastanza giovane per confondersi con quella intricata della foresta che, se non l’accoglie a braccia aperte, non gli nega gli strumenti e le regole da seguire per convivere con essa e che solo gli shuar conoscono a fondo riconoscendone i battiti del cuore. Popolo di cacciatori, fiero e indipendente dalle logiche colonialiste, gli shuar diventano per Antonio José una specie di famiglia fino a quando non commette un passo falso che, rovinando l’equilibrio creatosi, lo mette al bando senza possibilità di ritorno.
L’ex colono bianco, esperto della natura più intima della foresta ecuadoriana, giunge a El Idilio dove, per un diritto di cui tutto sommato non sa cosa farsene, scopre di saper leggere.
Desideroso di individuare i libri più adatti a lui, opta per una breve permanenza a El Dorado.
Pur attratto, all’inizio, da Cuore di De Amicis, la scelta ricade sui romanzi d’amore e con essi il vecchio torna a El Idilio per stabilirsi, a tempo indeterminato, in una capanna arredata di pochi oggetti essenziali e decorata da un’unica fotografia, quella del suo matrimonio con Dolores. In pratica, si organizza per vivere in solitudine ma la pace alla quale auspica verrà minacciata da una femmina di tigrillo, impazzita di rabbia e di dolore per l’uccisione stupida e immotivata dei suoi cuccioli.
Ci sarà una spedizione e una lotta alle quali Antonio José Bolívar Proaño non potrà sottrarsi il cui esito è sottinteso alla doppia morale sulla quale l’autore costruisce una critica presentata in forma di favola.
In sintesi e per esteso, è una storia che spiega come e perché è bene, prima di entrare in casa d’altri e in ogni dove, accertarsi di essere i benvenuti come ospiti evitando di comportarsi da padroni e ricorda che la lettura, in genere, ha valore non solo istruttivo ma anche e, soprattutto, educativo.
Il vecchio che leggeva romanzi d’amore di Luis Sepúlveda è un libro, dunque, che non si dovrebbe mai smettere di consigliare, utile da portare con sé in un qualsiasi viaggio che avvicini o allontani da un luogo, da una persona, da un animale. Da leggere e rileggere quando la memoria non basta per comprendere gli avvisi e i suggerimenti che veicola per difendere, rispettandolo, tutto ciò che è al mondo.
Autore: Luis Sepúlveda
Titolo: Il vecchio che leggeva romanzi d’amore
Titolo originale: Un viejo que leía novelas de amor
Traduzione: Ilide Carmignani
Casa editrice: Guanda
Pubblicazione: giugno 2020
Pagine: 132
Prezzo: € 11
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