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Trenta curiosità su di me, blogger di ParoleOmbra

30 Maggio 2021
Trenta curiosità su di me, blogger di ParoleOmbra

In primavera sono stata invitata a raccontare trenta curiosità o cose da sapere su di me, blogger di ParoleOmbra, per conoscersi un po’ sui social.

Trenta cose da sapere o curiosità da mettere per iscritto, seppur nello spazio effimero e virtuale di un post blog, sono tante. Per questo le ho disposte in un elenco che inizia con i sogni e finisce con gli incubi. Tutto ciò che sta nel mezzo, è lo svolgimento.

Trenta curiosità su di me, un elenco

Ancora una cosa, da chi sono partite l’iniziativa e l’invito a partecipare?
Da Roberta Isceri (In viaggio con Lollo) e da Bruna Athena. Grazie, per il coinvolgimento, 🙂

1. Sogni

Tra le cose che mi sarebbe piaciuto fare da grande, l’idea di scrivere un romanzo è tra le più ricorrenti. È un sogno che non ho mai realizzato ma che, non per questo è stato accantonato.

Le raccolte di racconti che ho messo insieme per sperimentare gli strumenti digitali forse non costituiscono un prodotto di successo ma mi piace considerarli come un work in progress coerente al primo dei miei sogni.

Altri sogni? Credo sia possibile evincerli nei 29 punti successivi.

2. Rapporto con i libri e gestione dei consigli di lettura

I libri sono la mia casa e il luogo dove, per quanto estranea, non mi sento mai inadeguata e fuori posto e che, al limite, posso abbandonare o riprendere senza rimpianti o melodrammi.

Li custodisco gelosamente e, anche se una volta tentai di nasconderne uno tra le mie proprietà private, sono attenta a restituirli badando bene che siano nelle esatte condizioni con cui si presentano al momento del prestito. Non li regalo. Al massimo, acquisto una copia in più per chi desidera lo stesso titolo.

Non mi offendo se mi consigliano libri ma sto molto attenta a chi me li consiglia. Se li accetto, vuol dire che il consigliere in questione ha la mia stima e fiducia perché mi aiuta a rendere sempre più completa la cassetta degli attrezzi del lettore di cui dispongo.

3. Vanità personali

Non saprei dire con esattezza di quali vanità personali sia affetta (L’avvocato del diavolo con Al Pacino mi impressionò parecchio all’epoca in cui lo vidi per la prima volta e così non ho mai approfondito troppo il discorso).

Diciamo che gli strumenti associati alla vanità femminile mi piacciono e ne ho fatto uso a seconda dell’età:

  • da bambina per giocare dell’indiana e dipingere muri e specchi;
  • da adolescente più per sfidare i divieti in famiglia e farla franca che per attirare l’attenzione dei ragazzi. Non l’ho mai fatta franca e uscivo con dei maquillage da spavento che, ammetto, mi divertiva applicare;
  • da adulta, pur essendo nell’età giusta per farlo, ho smesso di truccarmi.

Al momento sono attratta dalle creme antirughe, meglio se ecologiche. Sarà l’età che avanza?

4. Passioni

Più che di passioni, nel mio caso sarebbe più corretto parlare delle cose che faccio con passione mettendoci tutte le conoscenze e la serietà che possiedo. Leggere è tra queste. La convinzione che parlare di libri cercando di comprendere le storie che veicolano e le persone che le scrivono è difficile da confutare ed è su questo filone che gestisco questo blog .

5. Qualifiche e competenze

Ho seguito un percorso scolastico che comprende il diploma di maturità in Grafica Pubblicitaria e Fotografia e una laurea in Lettere.

Sulla carta, quindi, sarei qualificata per parlare, con competenza, di temi di carattere artistico e umanistico.
Sul virtuale, invece, mi ingegno a parlare di questi temi utilizzando blog e social senza, però, le qualifiche che immagino vengano date e apprese a chi si occupa di marketing e comunicazione.

6. Hobby

Anche se fanno parte del mio percorso d’istruzione le azioni dello scrivere, del disegnare, dipingere o fotografare sono azioni che non riesco ad adattare a fini professionali specializzandomi solo in una di esse. Forse è per questo che rimangono un po’ nella sfera degli hobby assieme al giardinaggio e alla cucina, anche se disposte su un piano più alto.

La differenza è che, per quanto riguarda la scrittura e le arti che ho menzionato, prendo tutto troppo seriamente e mi incavolo se i risultati non sono come volevo. Per il giardinaggio e la cucina sono più indulgente, se le piante non muoiono e la ricetta riesce brutta ma buona è un successo che mi basta per star contenta.

7. Gusti musicali

In quanto varia e superficiale, la mia cultura musicale è troppo incerta per indicare con sicurezza i miei gusti musicali. Emotivamente mi sento legata a quelli che raccolsi in questa playlist e che, quando li ascolto, mi invogliano ad approfondire i testi delle canzoni o, se italiane, ad apprezzarne la combinazione di parole.

In genere, non mi appassiono ai tormentoni estivi, a tutto quello che passa in radio come il successo del momento o agli eventi musicali come, ad esempio, Sanremo.

Concerti e discoteche sono luoghi che non sono incline a frequentare e questo, un po’ mi spiace. L’impressione è che mi perda una delle tante opportunità che un’arte come la musica offre per stare in armonia con persone e contesti diversi.

8. Rapporto con lo studio

A pensare al periodo scolastico, il mio rapporto con lo studio è nella media.

Sono rari i momenti in cui mi sono dimostrata competitiva o interessata ad eccellere in qualche materia se non in quelle che preferivo (storia e letteratura).

Mi piacevano le materie scientifiche, anche. Solo che a loro non piacevo io, probabilmente. La sufficienza con loro era la tregua necessaria per superare l’anno.

9. Salute

In passato sono stata soggetta a tonsilliti ricorrenti ma a parte qualche raffreddore di stagione, la salute è buona. Evito i medicinali e rispetto i medici, anche se sono tabagista.

10. Sport

Un anno di equitazione da bambina con scarsi risultati. Non mi riusciva di comandare il cavallo dandogli dei calci sui fianchi.

Tre anni di pallavolo da ragazzina. Rinunciai perché, con l’inizio delle superiori, pensai che non avrei avuto tempo per proseguire con gli allenamenti. Ho ripreso prima di arrivare ai trent’anni per poi abbandonare del tutto preferendo partecipare a qualche torneo estivo, giusto per uscire e stare in compagnia.

Anni di montagna imposta non mi hanno fatto diventare una climber o una escursionista convinta. Le camminate nella natura mi piacciono, basta che non sia un tour de force verso la cima con surf su ghiaione o equilibrismi su creste.

11. Carattere e personalità

Carattere e personalità non sono la stessa cosa. Questo è quanto mi è sempre stato detto e per questo il loro rapporto è una lotta costante i cui esiti, spesso, rimangono insoluti.

Ad ogni modo, non penso di avere un brutto carattere. È solo un po’ lunatico, ombroso e schivo ma forse è una delle mie gemelline personalità che parla.

12. Primo viaggio in Italia

Che io ricordi, in Sardegna.

Le immagini della sabbia bianca, dei pesciolini che si lanciavano sulle briciole di pane e dei pomodorini di mare abbarbicati sugli scogli e il sole che scompare all’orizzonte le collego tutte a quest’isola oltre al ricordo di una tartarughina trovata nel giardino dell’appartamento che condividevo con la mamma e i nonni. Non mi ricordo però che nome le avevo dato. Ero piccola.

Firenze è una meta che ho visitato tre volte, in età differenti. Da bambina mi parve una città da fiaba e di principesse, mi piacque immensamente. (Un po’ meno quando vidi che il ritratto che mi fece un artista di strada era una caricatura. Ben fatta ma, pur sempre una caricatura). In gita scolastica l’impressione iniziale rimase inalterata e, anzi, si arricchì delle nozioni apprese sulla sua storia e sul suo passato artistico. In modalità turistica e come premio di laurea fu una bella soddisfazione riuscire a visitare gli Uffizi prima che si affollasse privandomi di quel momento necessario a contemplare un quadro, da sola e in silenzio.

Bella anche la Puglia, in particolare Vieste, di cui ho fissato un ricordo in uno dei racconti che ho consegnato a un progetto di storytelling che fa parte delle mie collaborazioni passate.

Tra i miei sogni, visitare tutte le regioni d’Italia. Avevo iniziato con alcune località in Puglia, in Abruzzo, sul Lago di Garda, in Emilia-Romagna e nelle Marche, mi piacerebbe continuare. Spero di averne il tempo e, l’occasione.

13. Primo viaggio all’estero

Parigi, come regalo di promozione dalla quarta alla quinta superiore. Ero con mia nonna e una sua amica. Nell’insieme, come città non mi disse un granché, tranne che per Notre-Dame e per il museo dove erano esposti i quadri impressionisti e post impressionisti (ma perché sapevo che erano in programma per l’ultimo anno e volevo guardarli, senza la radioguida che mia nonna mi offriva ogni tre secondi).

Desidero ancora visitare Barcellona e la Spagna, San Pietroburgo e la Russia, il Canada e il Giappone. Le probabilità che veda questi luoghi dal vero e non attraverso i libri sono esigue se non improbabili tuttavia, perché non sognarci su?

14. Interventi chirurgici

A parte i punti che mi hanno ricucito la guancia e l’orecchio in seguito al morso di un cane a sei anni, nessuno.

15. Complessi

Considerato il periodo in cui mi sarebbe piaciuto fare un’operazione chirurgica per ridimensionare il naso che porto, ho imparato relativamente presto ad accettare i miei difetti fisici. È su quelli caratteriali che ci sto ancora lavorando.

16. Paure

Come per la felicità, la paura è un insieme di momenti sui quali costruire in negativo la propria visione del mondo. (Mi sembra una citazione molto buona, se solo mi ricordassi dove l’ho letta e chi lo disse). Ad ogni modo, è a questo pensiero che mi rivolgo quando cerco di prevenire come posso le paure di:

  • perdermi in luoghi che non conosco (non ho un gran senso dell’orientamento)
  • sbagliare la coincidenza dei treni,
  • avere un crampo in mare dove non tocco, di essere punta da una medusa o di calpestare un granchio.

Non ho paura dei ragni. Mi fanno solo un po’ schifo. Se ne trovo in casa li imprigiono in una scatolina e aspetto che torni a casa il mio compagno che li libera in giardino. Vivi.

17. Paure superate

Quando sono stata morsa sul volto ebbi paura di tutti i cani, per quasi un anno. Li vedevo come animali sempre pronti ad aggredirmi all’improvviso e senza un motivo apparente.

Una paura infantile che superai, anche se mi ha segnato più di quanto immaginassi. Quel che è bello è ricordare come un momento felice il come mi è stato insegnato a superare tale paura e tutte le volte che sono stata, invece, destinataria di manifestazioni di affetto o di avvicinamento che gli animali adottano quando si trovano in relazione con l’umano.

18. Cosa non sopporto

Non sopporto le pressioni (di qualunque natura) le frasi fatte e i modi di dire che, per me, non significano nulla e hanno un effetto stereotipo anche quando sono pronunciate con buone intenzioni.

Se a tali sollecitazioni reagisco male forse è perché, istintivamente, percepisco che sono utilizzate in un discorso non proprio paritario o perché, rispetto all’interlocutore, si pongono in malafede facendolo sentire un burattino da manovrare senza curarsi troppo dei suoi reali sentimenti.

19. Cose che mi piacciono

Mi piacciono le librerie, visitare posti nuovi e assaggiare le specialità enogastronomiche per cui sono conosciuti, fotografare le piccolezze che attirano la mia attenzione e che mi sembrano belle, scrivere, disegnare, chiacchierare di tutto un po’ e leggere saggi, romanzi e storie complesse per il gusto di sfidare le mie capacità di comprensione.

Nelle persone, la sincerità e l’onestà, l’amabilità nel modo di fare e di essere, la cortesia e la gentilezza, il senso dell’umorismo e la semplicità.

20. Cose che ho imparato a fare da grande

In questi ultimi anni ho imparato a:

  • cucinare provando a fare cose diverse dalla solita pasta arrivando fino a preparare biscotti e dolci che rimangono comunque brutti a vedersi ma che, come sapore, sono migliorati;
  • utilizzare i social in modo coerente al mio modo di vederli e di viverli;
  • aprire e gestire un blog a tema libri;

Sono azioni che ancora non percepisco come quegli automatismi che si verificano quando ormai si sa tutto della disciplina che si sta apprendendo e questo è un aspetto che mi appassiona parecchio.

21. Cosa mi piacerebbe imparare a fare

Mi piacerebbe imparare a:

  • nuotare,
  • a parlare in spagnolo o in russo o entrambe (questo perché mi affascina la parola poliglotta, mi piacerebbe diventarlo e poi perché potrebbe essermi utile qualora si verificasse la probabilità di un viaggio in Spagna o in Russia)
  • suonare il pianoforte o la chitarra o entrambe le cose.

22. Formazione o istruzione?

Formazione o istruzione mi suonano come termini diversi per indicare finalità precise da impiegare nel mondo del lavoro, nel primo caso, e nei progetti di studio e ricerca, nel secondo. Scegliere tra le due o dare una valutazione che dia la priorità all’una o all’altra mi imbarazza e, in genere, non mi piace sbilanciarmi troppo in proposito.

In passato ho fatto alcuni corsi di formazione professionale ma nell’applicazione delle nozioni apprese non ho avuto la fortuna (o non ho colto l’opportunità) di tramutarle in vere e proprie competenze.

Non credo che quanto appreso sia materiale sprecato però mi rendo conto che, con proliferare di corsi formativi mirati alla “conquista” del web, ho sviluppato un atteggiamento leggermente critico e diffidente e le istruzioni promesse non mi persuadono a spenderci tempo e denaro o a aggiungere un altro attestato nel cassetto.

23. Capacità di relazionarsi

Delle 720 personalità a disposizione (da ragazzina le facevo interagire su carta scrivendo tutte le possibili reazioni che potevano avere in un’immaginaria discussione) 719 sono mediamente socievoli, curiose e inclini a imparare anche cose perfettamente inutili (purché innocue) o a relazionarsi con l’altro senza intenzioni particolari o pregiudizi.

Nell’insieme non sono timida, dipende dai contesti e dagli strumenti adottati per comunicare e se aiutano o rendono invece più difficoltosa le capacità di relazionarsi mie e altrui.

24. Atteggiamenti ostili

Gli atteggiamenti ostili fanno tutti parte della personalità 720, l’esclusa del punto precedente e che emerge nelle condizioni accennate al punto 18.

25. Intolleranze varie ed eventuali

Alimentari, nessuna che io sappia. Sono una buona forchetta ma su certi ingredienti e preparati, come peperoncino, harissa o wasabi ci vado cauta e preferisco evitare.

Più in generale e in senso cerebrale non tollero la memoria corta e il voler per forza esprimere o imporre un’opinione. Non è così che il mondo migliora però, anche questa è un’opinione da non interpretare troppo nel senso logico che si preferisce o che esula dalle discussioni volte ad aprire o tutelare vecchie e nuove forme di tolleranza.

26. Istinto protettivo

Se scattare in difesa di una persona che viene sminuita o prevaricata commettendo quella che per me è un’ingiustizia fa parte dell’istinto protettivo, allora ne sono provvista. È limitato solo a poche persone, a quelle che non hanno sviluppato gli strumenti per proteggersi autonomamente.

27. Capacità intuitive

È stato scioccante sentirmi dire, una volta, che l’intuito non esiste. Per un attimo ci ho quasi creduto.

Solo che sono anche sicura che se qualcosa non si vede non è detto che non esista. È su questo criterio che mi sento di avere delle buone capacità intuitive malgrado la mia fiducia in esse sia un po’ intermittente. Come per il carattere, ci sto meditando su.

28. Rapporto con l’altro

Se la persona, uomo o donna che sia, mi sembra abbia qualità dalle quali posso solo che imparare, tengo in gran conto il suo pensiero e i consigli che condivide con il fine di rendersi utile nel creare relazioni virtuose e dialoghi costruttivi. Mi rende più propensa a ricambiare con gli stessi atteggiamenti con cui tali qualità si presentano affascinandomi per sincerità e naturalezza. Lo stesso vale per i difetti.

Nella relazione di coppia, ammetto che non sono particolarmente romantica però apprezzo quelli che a me sembrano gesti romantici (una giacca sulle spalle o una giornata trascorsa dedicandosi agli interessi dell’altro e non solo ai propri) e che, nel tempo, comunicano la cura e l’attenzione impiegate per stare insieme senza darsi per scontati.

29. Cosa penso dell’amore

Sentimento indefinito e contrario all’odio pur essendo la faccia della stessa medaglia, penso che l’amore sia nel saper mettersi da parte e accettare di dare e di ricevere senza annullarsi, recriminare o avanzare diritti di proprietà sulla persona che si ama o dalla quale si è amati. Su questo punto, non accetto compromessi.

30. Incubi

Mi viene in mente un’illustrazione che rappresenta un incubo come un essere demoniaco posato sullo stomaco del dormiente. Per me simboleggia il senso di colpa o un rimpianto. Quello che mi terrorizza è non riuscire a capire da dove possano derivare e perché. Per evitare che si verifichi una simile impasse, i libri possono portare ottimi consigli per fare bei sogni. 🙂

Rita Fortunato e la libreria di ParoleOmbra

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