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Memorie di un mercante di quadri di Ambroise Vollard: aneddoti sull’arte

14 Maggio 2021
Memorie di un mercante di quadri di Ambroise Vollard: aneddoti e ritratti delle avanguardie che furono (o che potrebbero ancora essere)

La lettura di libri dedicati al mondo dell’arte continua con le Memorie di un mercante di quadri di Ambroise Vollard.

Nel romanzare la storia di Renoir e di uno dei suoi quadri più celebri, La vita moderna accenna anche alla nascita, in campo artistico, di una nuova figura professionale e commerciale, quella del mercante di quadri. Ruolo che, tratteggiato in poche righe da Susan Vreeland, diventa meno arido e superficiale di quanto si immagini se a raccontarne le caratteristiche sono gli aneddoti sull’arte collezionati da Ambroise Vollard, esperto che si racconta in prima persona omettendo dal titolo l’aggettivo celebre.

Memorie di un mercante di quadri di Ambroise Vollard: aneddoti e ritratti delle avanguardie che furono (o che potrebbero ancora essere)

Memorie di un mercante di quadri parte con una Premessa in cui Ambroise Vollard, in seguito alla proposta di un editore americano, motiva la sua decisione di scrivere un libro che racconti la storia della sua carriera professionale.

Il progetto, in sé per sé, non attrae l’autore poiché lo considera niente di più che una trovata pubblicitaria, una strategia di marketing che reputa inutile per vivacizzare il settore artistico e culturale di matrice francese. Tuttavia un episodio osservato in libreria convince Vollard del contrario e, al primo aneddoto trascritto, ne seguiranno altri da mostrare al pubblico al quale le Memorie sono rivolte.

La prima persona del mercante proviene da un’isola dell’Oceano Indiano, Reunion, e comincia con le prime collezioni infantili di fiori, sassi o vetri trovati in giardino o per strada e con l’informare i lettori di come tali tesori siano andati perduti per evitare al futuro mercante di sviluppare, per l’arte e il bello in genere, l’attaccamento emotivo riscontrato dai collezionisti e dagli amatori che incontrerà a Parigi quando abbandonerà gli studi di Diritto.

Le immagini del pappagallo, aggressivo e colorato, spostato per decorare punti diversi di un giardino di famiglia ambito e conteso tra fratelli e il mazzo di fiori bianchi paiono gli espedienti narrativi più efficaci per ritrarre e intuire fin dall’inizio la figura umana di Ambroise Vollard che si svilupperà in quella professionale intrapresa per raccontare cosa significava vivere, tra il 1890 e il 1937, a Parigi, centro di produzione di opere d’arte d’avanguardia che si potevano vedere esposte ovunque ma non dove potessero avere maggiore risonanza e visibilità.

Ne consegue un libro non lineare per l’accostamento che l’autore fa dei dettagli mnemonici ed esperienziali che gli sono propri nel raccontare le corse e le situazioni un po’ folli in cui si trova per accaparrarsi opere che gli artisti stessi si rimpallano fra loro un po’ per scherzo, un po’ per dispetto e un po’ per non prendere troppo sul serio un’atmosfera votata al piacere di dipingere.

L’aneddotica di Memorie di un mercante di quadri, per come intrattiene e istruisce senza entrare nel merito della critica, rende il libro qualcosa di simile a un gioco le cui regole, scritte e non scritte, non limitano la passione e l’entusiasmo che il narratore trae e continua a trarre dal lavoro che si è scelto. Al di là del profitto ricavato dai prodotti che attraggono la sua attenzione e curiosità, è chiaro che la maggior soddisfazione professionale è il non farsi sfuggire i momenti in cui ha la possibilità di entrare in contatto diretto con Renoir e Degas, Manet e Monet, Cézanne, Gauguin e Van Gogh, Picasso e Rodin e con tutti i nomi che avrebbero contato facendo volare alto le quotazioni e il valore di mercato di dipinti, libri e sculture.

Il desiderio del mercante di quadri di far parte, pur attenendosi al suo ruolo, della cerchia di cui è estimatore fin dai tempi in cui tutti facevano la fame trova poi soddisfazione in sodalizi che portano a nuovi, impensabili, progetti artistici. Più volte, infatti, Ambroise Vollard menziona gli artisti che l’hanno ritratto e che si sono rivelati i più solleciti nell’aiutarlo a concretizzare le sue idee editoriali in album illustrati, libri di poesia decorati da incisioni a stampa o sculture e porcellane dipinte che non avrebbero colto il favore della critica e dei difensori del classico.

“È una triste verità che qualsiasi innovazione scaturita dal genio francese debba scontrarsi, nel nostro paese, con l’indifferenza, se non persino con l’ostilità del pubblico”.

Verità a parte, leggere Memorie di un mercante di quadri di Ambroise Vollard può essere anche uno spunto per fare un’osservazione estemporanea dove poter confrontare la proliferazione di ingegni descritta nel libro con la proliferazione degli strumenti creativi offerta dal digital. Per ampliare l’accostamento e il quadro che vi si potrebbe dipingere sopra punterei tutto sui fiori, alla maniera di Renoir o a quella di Degas. Forse non è un’associazione da avanguardia pura ma chissà che a leggere gli aneddoti di Vollard non ne ispiri altre di più innovative, utili a lettori e figure professionali dedite allo studio e all’approfondimento dell’arte. 🙂

Autore: Ambroise Vollard
Titolo: Memorie di un mercante di quadri
Titolo originale: Souvenirs d’un marchand de tableaux
Traduzione: Ximena Rodrìguez Bradford
Casa editrice: Johan & Levi Editore
Pubblicazione: giugno 2017, Ristampa
Pagine: 318
Prezzo: € 25

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