Leggendo la trama con la quale Le voci del mondo di Robert Schneider si presenta è difficile intuire in che modo un romanzo possa accordarsi con la descrizione dei suoni e dell’anima dalla prodigiosa sensibilità musicale del protagonista, Elias Alder.
Eppure, dalle informazioni riportate all’esterno del libro, è affascinante notare come la disposizione delle parole attiri, quasi magicamente, l’attenzione sull’obiettivo dell’opera volto a raccontare un’indimenticabile favola di amore e morte.
Perché favola?
È davvero indimenticabile?
Le voci del mondo di Robert Schneider: una discordanza misteriosa
Le voci del mondo è la tragica storia del talentuoso Johannes Elias Alder, figlio illegittimo nato in uno sperduto villaggio sulle Alpi austriache, Eschberg.
La realtà in cui Robert Schneider trasporta il lettore è quella di una società contadina, povera e ignorante, in continua lotta con il contesto naturale, aspro e indomabile, che ha scelto di abitare.
Ciò che conta, a Eschberg, è garantire ai due ceppi familiari che compongono la comunità, gli Alder e i Lamparter, la produzione dei beni necessari alla sua sussistenza e che è data dai frutti di un lavoro principalmente dedito all’allevamento.
I sentimenti e le emozioni umane rimangono competenza della sfera religiosa e di feste rituali volte a propiziare nulla di più che matrimoni ben combinati, atti a perpetuare la produzione della manodopera necessaria per sopravvivere.
È in questo ambiente che nascono Elias e suo cugino Peter, le prime anomalie del sistema che regola Le voci del mondo.
Battezzati insieme, l’unico ad essere riconosciuto come diverso e per questo non utile al benessere e alla prosperità del villaggio è Elias il quale, per una serie di circostanze apparentemente banali, ha:
- il dono dell’orecchio assoluto,
- l’abilità a imitare voci e suoni di ogni tipo e
- un’indole sensibile, ingenua e capace di amare incondizionatamente.
L’unico a rendersi conto di ciò è il padre putativo, Seff Alder, che taciturno di natura non condivide i suoi dubbi liquidando la faccenda come un malfunzionamento, una tara che ha colpito la sua casa e la sua famiglia.
Con una vaga nota a La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, Schneider informa ben presto il lettore che Elias è figlio del reverendo curato Elias Benzer e ciò lo fa crescere in un’atmosfera di colpa e vergogna che fanno del bambino un abominio, un diavolo e, per questo, viene lasciato in una bolla priva di qualsiasi tipo di affetto che ne identifichi l’umanità.
Nei boschi circostanti e in prossimità di Emmer, luogo dove il genio e il talento di Elias si rifugia, il protagonista subisce una trasformazione che gli consentirà di sentire il battito del cuore della donna amata, rendendo però i suoi occhi di un inquietante colore giallo.
Creatura unica e destinata a rimanere incompresa, Elias sfoga le sue sofferenze suonando di nascosto l’unico strumento musicale del villaggio e amando la cugina Elsbeth senza mai trovare il coraggio di dichiararsi apertamente perché ella è anche la sorella di Peter, il suo unico ma non disinteressato amico. Quest’ultimo rappresenta il volto oscuro di Eschberg che, intrecciato alla sua metà pura e incontaminata, fa risaltare l’inconsapevole Elsbeth la quale, a sua volta, catalizza su di sé tutte le speranze di cambiare l’andamento della storia dal tragico al favolistico ma rimane tuttavia ancorata al voto contrario e dissonante pronunciato dalla madre di lei per salvarla dalla solitudine in cui è stato relegato Elias.
Peter è un dettaglio importante, che rende Le voci del mondo una narrazione cupa, complessa e polifonica malgrado il controllo e la presenza inflessibile dell’Io narrante.
La descrizione dell’anima più nera di Eschberg, per contrasto, chiarisce e riesce a illustrare tramite la parola scritta l’anima dell’eroe tragico, genio musicale pur non sapendo leggere una nota.
“Quando Elias suonava, riusciva a scuotere l’animo umano fino alle sue corde più abissali. Gli bastava poi trasporre quelle certe armonie in scenari musicali più ampi e strutturati per indurre nell’ascoltatore un effetto irresistibile: si metteva a piangere senza volerlo, e sempre senza volerlo si lasciava condurre attraverso l’angoscia della morte, la gioia infantile o i turbamenti dell’eros”.
Scritto come se stesse riportando una diceria, Le voci del mondo di Robert Schneider è un salto nel buio e una lettura dove la struttura narrativa è data dalle discordanze sospese sulle incomprensibilità percepite nei legami che si creano tra i personaggi che, malgrado siano separati da complessi sentimenti di odio e amore, si sciolgono librandosi in un’armonia che trascende la dicotomia tra letteratura e musica trasformandola in un matrimonio tra vita e morte, anima e carne. Non è una favola a lieto fine eppure, nel capitolo conclusivo intitolato Cos’è l’amore, qualcosa di essa risuona e, anche nell’assenza del protagonista, l’anima estremamente musicale del romanzo rimane, in effetti, indimenticabile.
Autore: Robert Schneider
Titolo: Le voci del mondo
Titolo originale: Schlafes Bruder
Traduzione: Flavio Cuniberto
Casa editrice: Einaudi
Pubblicazione: settembre 2017
Pagine: 175
Prezzo: € 11.00
No Comments