Ideale continuazione di Dona Flor e i suoi due mariti, La bottega dei miracoli è il secondo romanzo che leggo di Jorge Amado.
Particolare, esuberante nello stile e nella caratterizzazione delle credenze e delle atmosfere che solo a Bahia si possono trovare, è una lettura complicata e un romanzo etnografico che racconta la storia di un individuo molto amato e molto importante.
La bottega dei miracoli di Jorge Amado: storia di Pedro Archanjo
L’individuo di cui parla Jorge Amado è Pedro Archanjo di professione bidello. La sua storia è il centro e la materia di cui La bottega dei miracoli è composta.
Prima di raccontare il singolo, il romanzo illustra il contesto e la folla di mescolanze del Brasile e dei maestri che il romanziere ha seguito per descriverne usi, costumi e folklore popolare.
“I maestri si trovano in ogni casa, in ogni bottega, in ogni officina”.
Fausto Pena è l’intermediario che, assieme alla fidanzata Ana Mercedes, vende, non senza vergogna o senso di colpa, la storia di Pedro Archanjo allo scienziato americano e premio Nobel Levenson. Quest’ultimo è un personaggio di spicco che ha il pregio di attirare l’attenzione dei brasiliani sui riti, sulle tradizioni e sulla società baiana ma non ha il valore aggiunto che permetta di comprenderne il popolo e le sue particolarità. Missione che, invece, viene assegnata e riconosciuta solo a Pedro Archanjo il quale, oltre ad essere un bidello povero e ignorante della Facoltà di Medicina è anche un poliglotta e un autodidatta, donnaiolo, bevitore, festaiolo e autore di quattro libri scientifici che, citati dall’illustre nordamericano, risultano essere introvabili e dimenticate pietre miliari degli studi antropologici, sociologici ed etnografici della realtà sudamericana.
“[…] cominciò la corsa a Pedro Archanjo e alla sua opera. Molta carta, molto inchiostro, molto spazio nei giornali furono spesi, a partire dall’intervista di Levenson, per salutare, analizzare, commentare, lodare l’ingiustamente negletto scrittore. Bisognava recuperare il ritardo, correggere l’errore, cancellare tanti anni di silenzio”.
Chi era Pedro Archanjo, tuttavia, non sembra saperlo nessuno.
La bottega dei miracoli, invece, conosce e vede tutto nei minimi dettagli e vuole bene a chi ruota attorno ad essa, anche a Fausto Pena che, ammettendo le sue invidie e gelosie e velleità, si impegna a riparare al suo errore iniziale e a rendere giustizia a colui che è diventato già leggenda all’interno dei miti di Bahia.
Pagina dopo pagina si restituisce alla storia ciò che si ricorda non dell’immagine, della reputazione e delle pubblicazioni di Archanjo ma ciò che si è compreso della sua vita, dei suoi amori, delle sue gioie e dei suoi dolori. In pratica, della sua umanità e del suo essere meticcio.
“È meticcio il volto del popolo brasiliano e meticcia è la sua cultura”.
La vita privata di Pedro rimane indissolubilmente legata e intrecciata ai passi di samba e di capoeira, alle sfilate di carnevale e ai riti in cui la tradizione cattolica si mescola e si fonde con quelle di influenza africana, contesto e realtà che prendono vita e voce dall’interno de La bottega dei miracoli.
Solo in questo luogo – salone di barbiere, atelier di pittore, teatro di strada o tipografia improvvisata – e non altrove è possibile incontrare Lidio Corro, amico, fratello e gemello di Archanjo, Zabela, aristocratica e avventuriera in rovina, Rosa, Doroteia, Tadeu Canhoto, Manuel De Praxedes, Budião e Damião de Souza, studenti e difensori del popolo che, in un sistema poverissimo e repressivo, lottano per creare e tramandare la ricchezza e la varietà di suoni, di danza, di colori, di odori e di sapori del Brasile.
Il tutto è materiale narrativo che non confonde e non mescola la diversità con il conformismo e il pregiudizio della cultura dominante la quale, a sua volta, si affanna a coinvolgere e assimilare Pedro Archanjo con l’idea – costruita a tavolino dalle agenzie pubblicitarie, dalla politica colonialista e dalla letteratura di propaganda – di un Brasile degli inizi del Novecento prospero e civilizzato omettendo però tutto ciò che riguarda la sua cultura di base e quello che è veramente importante per la sua crescita progressista.
Il libro di Jorge Amado, invece, si occupa di raccontare, mostrando sempre un viso conciliante e aperto al riso, le omissioni sul ruolo e sul pensiero che il protagonista ha avuto per dire e spiegare le cause della discriminazione razziale, delle ingiustizie, delle umiliazioni e delle violenze perpetrate dal governo per sottomettere la collettività considerata ribelle, criminale e inferiore perché fedele ai suoi santi, alle sue feste, alla sua gioia di vivere.
Pieno e sempre pronto a celebrare l’amore e il mal d’amore, l’amicizia e l’inimicizia, gli incontri e gli addii, La bottega dei miracoli di Jorge Amado conosce la rabbia, il dolore e la tristezza ma lascia che esse emergano per essere incanalate in manifestazioni festose di solidarietà, canto e allegria traducendo in prosa il sentire del Brasile e delle sue esistenze lontane, vicine e anche estranee che fanno provare al lettore un moto di intraducibile nostalgia. Che sia saudade?
Autore: Jorge Amado
Titolo: La bottega dei miracoli
Titolo originale: Tenda dos Milagres
Traduzione: Elena Greco
Casa editrice: Garzanti
Pubblicazione: settembre 1982
Pagine: 324
Prezzo: € 14 (su Amazon)
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