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I vagabondi del Dharma di Jack Kerouac: meditazione in fuga

2 Aprile 2021
I vagabondi del Dharma di Jack Kerouac: meditazione in fuga

Narra la leggenda che Sulla strada di Jack Kerouac è uno di quei libri che vanno letti prima dei trent’anni e così mi adeguai.

Ora che sono trascorsi n° anni dal libro simbolo di una generazione in fuga, ho pensato di rileggere Kerouac e tornare agli stessi soggetti che, riuniti sotto il titolo I vagabondi del Dharma, abbracciano la meditazione Zen come stile di vita e strumento di ricerca di una nuova verità esistenziale.

I vagabondi del Dharma di Jack Kerouac: lo Zen e la filosofia Sulla Strada

I vagabondi del Dharma di Jack Kerouac inizia sul vagone di un treno merci dove Ray Smith incontra il suo primo vagabondo, un invisibile che si sposta nello spazio e nel tempo di un’America ricca ed esuberante tenendosi stretto un ritaglio di giornale che parla di Santa Teresa.

L’incontro è preparatorio a quello immediatamente successivo con Japhy Ryder, il mentore al quale il Narratore deve il titolo del suo pellegrinaggio ispirato al buddismo e alla filosofia Zen.

Boscaiolo, orientalista e poeta, Japhy è il punto di raccordo, il collegamento per orientarsi nel Samsara di esperienze religiose, intellettuali e orgiastiche che Ray sta attraversando per trovare uno stile di vita suo, adatto al suo tempo ma scollegato dalla società e dalla realtà americana che ama e rifiuta simultaneamente.

Accanto a Ray, l’apprendista monaco, e a Raphy, il monaco moderno, si crea una comune di giovani idealisti in cui, con l’intrusione del vino e la liberalizzazione dei costumi, si mescolano studi filosofici, conversazioni deliranti, serate poetiche.

L’inizio appare promettente e, anche se nulla è chiaro per quanto riguarda il senso del vivere o dell’esistere, tutto è possibile e migliorabile. I vagabondi del Dharma protagonisti che hanno dato inizio al movimento, tuttavia, vogliono di più e cercano di allontanarsi dalla narrazione in cui sono immersi organizzando una scalata in montagna alla quale si aggrega Morley, filosofo e personaggio nel personaggio:

“[…] non se ne lasciava scappare una escogitando tutti i sistemi possibili per dimenticare, confondere, disturbare, ritardare e farci girare a vuoto in questa escursione relativamente semplice che ci eravamo prefissi”.

Ad eccezione delle pagine dedicate all’effetto che fanno i boschi, che è una delle parti più suggestive della prosa di Kerouac, i narranti del libro sembrano sempre in procinto di cogliere l’illuminazione superando paure dalle altezze vertiginose per poi scivolare di nuovo nel mondo delle chiacchiere e dei desideri di cui fanno parte condividendone la vacuità, l’angoscia, il senso di vuoto.

A dispetto del karma e in stile Occidentale, Raphy e Ray perseverano nella loro ricerca orientata a rivivere e a mettere in pratica, come individui liberi e autosufficienti, ciò che hanno appreso dall’esperienza montana. D’altronde, I vagabondi del Dharma sono quelli che:

“[…] si rifiutano di aderire alle generali richieste ch’essi consumino prodotti e perciò siano costretti a lavorare per ottenere il privilegio di consumare […]”

motivando, su questa idea, scelte di vita che rappresentano il punto di contatto, di separazione e di riconciliazione di una filosofia ibrida sviluppata, adottata e adattata a un’intera generazione.

Il ritorno a casa o l’isolamento in mezzo alla natura comunque non cambia i protagonisti i quali, per quanto sinceri e armati di buone intenzioni, non fanno altro che completare un giro di ruota che, nel particolare, racconta come è nata e si è saldata la loro amicizia e, nel generale, fa di loro delle boe attorno alle quali ruotano vite che si distraggono dal vuoto esistenziale nei modi più diversi ed eccentrici che conoscono.

Ci sono momenti in cui, a leggere I vagabondi del Dharma, sembra di osservare dei criceti che corrono all’interno e all’esterno della ruota di cui è dotata la gabbietta e dove solo alcuni spostano l’attenzione dalla prima alla seconda. L’immagine, forse, non è poetica ma la prosa e lo stile di scrittura di Jack Kerouac, interessante via di mezzo tra cinismo, epicureismo e filosofia zen, fanno questo effetto mantenendo il legame con quanto si ricorda o rimane di On the road e del suo continuo divenire. 🙂

Autore: Jack Kerouac
Titolo: I vagabondi del Dharma
Titolo originale: The Dharma Burns
Traduzione: Magda de Cristofaro
Casa editrice: Mondadori
Collana: Oscar Scrittori del Novecento
Pubblicazione: maggio 1995
Pagine: 206
Prezzo: € 13 (su Amazon)

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