L’immortalità di Milan Kundera inizia e si condensa in unico, semplice gesto lanciato da una donna di circa sessant’anni intenta a prendere lezioni di nuoto in piscina.
Il gesto, unico e ripetibile, mostra come:
“con una certa parte del nostro essere viviamo tutti fuori dal tempo”
e ricorda allo scrittore che non ha mai raccontato la storia di Agnes, l’essenza stessa del romanzo.
L’immortalità di Milan Kundera: trame sovrapposte e parallele
L’immortalità di Milan Kundera è un libro che fa parte della letteratura erotica e segue trame sovrapposte e parallele destinate, apparentemente, a non incrociarsi mai.
Il romanzo si divide in sei atti intitolati Il volto, L’immortalità, La lotta, Homo sentimentalis, Il caso, Il quadrante, La celebrazione.
Il volto
Agnes è un’astrazione e il suo sentire viene delineato attraverso il suo rapporto con il padre, la sorella, il marito e, naturalmente, con il suo corpo di donna.
Bella, istruita ed economicamente ed emotivamente indipendente, Agnes conduce una vita normalissima, anche nelle sue relazioni extraconiugali.
Appare quasi scontato che abbia un amante, ruolo al quale la protagonista si adegua assieme a quelli di figlia, sorella, moglie e madre senza far trasparire dal volto che altri sono i suoi segreti desideri come, ad esempio, trasferirsi definitivamente in Svizzera, da sola, per stare lontana dalle persone che ama e che l’hanno amata. Desiderio che l’attrae e, allo stesso tempo, la spaventa. Perché?
L’immortalità
Milan Kundera pone la domanda e il mistero che avvolge la natura e l’essenza di Agnes indietro nel tempo cercandola in Bettina, l’amante bambina di un Goethe sessantenne.
“Non c’è niente di più vantaggioso che assumere un atteggiamento da bambino: un bambino può permettersi quello che vuole, perché è innocente e inesperto; non è tenuto a rispettare le regole del comportamento sociale, perché ancora non è entrato nel mondo in cui domina la forma; può permettersi di manifestare un sentimento senza considerare se sia opportuno o no”.
Ma Bettina non è una bambina, è una donna molto più astuta e ambiziosa di quanto non appaia. Ha deciso di imporre la sua idea e visione di amore sul più grande poeta romantico che sia mai esistito e che, per questo, è destinato a rimanere immortale, sia come letterato sia come seduttore.
L’immortalità è un tema più caro agli uomini che alle donne e Kundera illustra tale teoria imbastendo un’immaginaria conversazione tra l’autore de I dolori del giovane Werther ed Ernest Hemingway.
Bettina è il femminino che, in pratica, vuole dettare le condizioni da seguire per cogliere il tema e anticipare uno scontro di genere che, pur svolgendosi sul piano letterario e intellettuale, va ad intaccare e modificare la concezione dell’erotismo e dell’estetica sviluppatasi in Europa dal romanticismo al secondo dopoguerra.
La lotta
La storia di Agnes è troppo sintetica e semplice per costruirci un romanzo articolato e complesso come L’immortalità. Per questo l’autore contrappone alla protagonista la sorella Laura che, desiderosa di imporsi e sostituirsi ad essa costituisce un parallelo con l’immagine che la coppia Goethe e Bettina hanno lasciato ai posteri per diventare celebri agli occhi del mondo.
“Nel nostro mondo, dove di giorno in giorno i volti sono sempre più numerosi e simili, è impresa dura voler affermare l’originalità del proprio io e convincersi della propria irriducibile unicità. Ci sono due metodi per coltivare l’unicità dell’io: il metodo del sommare e il metodo del sottrarre”.
Utilizzando entrambi i metodi, il terzo atto del romanzo mette in scena frasi e gesti divenuti di uso collettivo che, appresi o ereditati dai personaggi più in vista del panorama globale, tramandano una gamma di significati che l’io comune si attribuisce per esercitare potere sull’immagine che ha di sé e che ha scelto di veicolare al fine di ottenere quella parte di immortalità accennata nelle pagine iniziali del libro e che viene scambiata con la fama.
Sommando e sottraendo, ad acquisire potere non è l’essere ma il gesto che gli esseri umani compiono per attirare l’attenzione, essere visti e considerati volti noti, distinguibili tra mille.
Ripetuto e applicato su larga scala un certo tipo di espressione o gestualità prolifera in una serie di dettagli che determinano una deformazione sociale e culturale che, trasmessa ma non percepita dalla politica, dal giornalismo e dalla sessualità contemporanea, dipinge un quadro che pare rappresentare l’idea che il romanziere ha dell’individualismo e dell’egocentrismo di massa.
Per quanto chiara e comprensibile nel momento in cui si legge, L’immortalità è un romanzo in cui personalità e caratteri si affollano e si confondono al punto da far perdere di vista ciò che in effetti accade ad Agnes intrappolata nell’era dell’imagologia.
Di chi è la colpa? Contro chi o cosa intentare un processo e una revisione dell’erotismo in letteratura, dal romanticismo ai giorni nostri?
Homo sentimentalis
Per dare una colpa è necessario intentare un processo contro colui che ha dato inizio all’immagine amata dell’Homo sentimentalis adattandola all’ambiente dove meno ci si sarebbe aspettato che attecchisse e che, in realtà, l’ha amplificata in tutte le sue problematiche e complicazioni.
“L’Europa ha fama di civiltà fondata sulla ragione. Ma si potrebbe anche dire che è una civiltà del sentimento; ha creato un tipo d’uomo che io chiamo: homo sentimentalis […] un uomo che ha innalzato i sentimenti a valori”.
Il responsabile e capro espiatorio prescelto è Goethe e la pratica del caso è stata avviata e assegnata a Bettina.
Accuse, molteplici. Testimoni chiamati a deporre sui temi dell’Essere e Non essere, dell’immagine di Sé e dell’Io e sulla conseguente ipertrofia dell’anima sono Rainer Maria Rilke, Romain Rolland e Paul Éluard.
Hemingway è solo una comparsa, il risultato o l’effetto collaterale di un’era che ha dimenticato il senso dei simboli adottati per seguire o non seguire desideri che, per la loro natura illogica in una realtà organizzata, sono considerati valori inutili e irrealizzabili.
In questo frangente, Agnes quasi scompare dal testo anche se la sua presenza è tangibile. È come se il lettore non si fosse dimenticato di lei e attende con pazienza il suo ritorno perché sa che l’autore (l’ha dichiarato apertamente e una sola volta, all’inizio) non potrà fare a meno di pensare a lei.
Il caso
Prima di tornare da Agnes, dai suoi più segreti desideri e alla sua immortalità, Kundera torna alla mortalità dei personaggi e alla successione di eventi e trame sovrapposte che li mettono in correlazione tra loro attraverso una casistica di episodi classificati come poetici, genera-storie, morbosi.
L’episodio decisivo per fornire una successione logica e unitaria al romanzo viene estrapolato da una notizia di cronaca, un gesto suicida/omicida comunicato in radio da Bernard. Giornalista e figlio di un politico di spicco in Francia e riconoscibile solo come amante di dieci anni più giovane di Laura, Bernard è l’immagine di cui lei si fa scudo per non mostrare ciò di cui il suo io ha bisogno per sostituirsi alla sorella.
Laura, infatti, ha ingaggiato una battaglia per avere Paul, marito di Agnes, escludere la nipote Brigitte dal nucleo familiare che desidera per sé e far suo il gesto che l’autore ha visto fare in piscina mentre attendeva il professor Avenarius.
Utilizzati tutti i tecnicismi e gli espedienti formali per rendere uniforme e avvincente la storia comune a tutti i personaggi, manca però l’elemento che rende L’immortalità un modello di letteratura erotica volto a celebrare l’essenza del romanzo simboleggiato da Agnes.
Il quadrante
Escludendo le figure immortali tratte dalla tradizione letteraria europea, ai sei personaggi in tutto si aggiunge un settimo, Ruben.
Artista fallito e commerciante d’arte, la vita di Ruben si concentra solo ed esclusivamente sulla sua sessualità e sulle fasi dell’erotismo di cui ha fatto esperienza. Fasi che scorrono, seguendo la metafora astrologica, come lancette di un orologio che, tarate sul senso dell’osceno e del pudore, segnano momenti di piacere fisico o ideale e, in rarissimi casi e come per magia, determinano un incontro destinato a diventare indimenticabile e, di conseguenza, immortale.
“[…] nessun episodio è condannato a restare per sempre un episodio, perché ogni avvenimento, anche il più irrilevante, nasconde in sé la possibilità di diventare prima o poi la causa di altri avvenimenti e trasformarsi così in una storia o in un’avventura”.
Ruben non è un personaggio che lascia traccia di sé nel tessuto narrativo di cui L’immortalità si compone. Tuttavia ne è parte inutile e reale per andare oltre l’ordine tematico che ci si aspetta dal romanzo e che si appresta a chiudersi con La celebrazione che più gli si adatta.
La celebrazione
L’ultimo atto de L’immortalità riporta tutti in una piscina il cui perimetro è foderato di specchi dei quali, all’inizio, non si era fatto caso.
C’erano o non c’erano? Possibile che un gesto banale abbia fatto dimenticare la presenza di una superficie riflettente e più efficace e precisa dell’acqua nell’avere immagini nitide delle realtà statiche e mobili registrate nel romanzo?
Con L’immortalità di Milan Kundera è possibile ma non ci si sente ingannati né ipnotizzati dalle illusioni retoriche simpaticamente formulate da Paul sotto gli effluvi del vino e sottolineate al passaggio di una Laura vittoriosa.
Ciò che affascina e rende il romanzo di una bellezza indescrivibile è come il collegamento tra Rubens e Agnes riveli con delicata discrezione il desiderio della seconda di compiere un gesto che, se l’avesse messo in atto nella realtà, sarebbe apparso folle per la cacofonia del mondo in cui vive rendendo il trasferimento in Svizzera nient’altro che una facciata per giustificare il bisogno naturale di essere sé stessa, libera di passare inosservata o di decidere quando e se svelarsi.
Autore: Milan Kundera
Titolo: L’immortalità
Titolo originale: Nesmrtelnost
Traduzione: Alessandra Mura
Casa editrice: Adelphi (su Amazon)
Pubblicazione: 1993
Pagine: 366
Prezzo: € 14
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