Secondo proposito di lettura 2021, la saga fantasy La torre nera di Stephen King inizia con L’ultimo cavaliere che, secondo quanto riportato sul retro di copertina, è un romanzo:
” […] inusuale, spaventoso e assolutamente avvincente […]
Secondo la prefazione dell’autore L’ultimo cavaliere è anche, rispetto a L’ombra dello scorpione, il principio di una delle opere meno lette e apprezzate malgrado sia stata rivista più volte e secondo il modello applicato e spiegato in On writing.
In questo ambito, inoltre, Stephen King dichiara che La torre nera è una saga che ha scritto per sé contravvenendo alle regole che vuole lo scrittore nell’atto di inventare storie per gli altri annullando la sua individualità. Processo che, peraltro, desidera e intende raggiungere anche al di fuori del seguito di lettori del genere in cui si è specializzato al punto da ritenere importante la lettura di un romanzo che ha richiesto trent’anni per essere scritto.
Cosa vuole dimostrare, dunque, L’ultimo cavaliere?
King e L’ultimo cavaliere: La torre nera, primo atto della saga
L’ultimo cavaliere, per come è strutturato, pare una raccolta di racconti utile per mettere insieme il materiale che Stephen King ha scelto per costruire La torre nera e i generi narrativi che vi ruotano attorno.
Sperando di non spoilerare la storia, è un romanzo composito suddiviso in cinque parti intitolate Il cavaliere, La stazione di posta, L’Oracolo e le montagne, I Lenti Mutanti, Il cavaliere e l’uomo in nero alle quali, per essere abbozzate, si assegnano tematiche e scelte stilistiche varie e, fra loro, contrastanti.
Il cavaliere
Il cavaliere, ad esempio, compare come un pistolero a caccia di un uomo in nero fuggito nel deserto dove l’autore colloca il primo depositario della storia, un coltivatore di mais e un corvo parlante di nome Zoltan. La storia inizia a Tull, l’ultima città al confine del nulla arido che si è lasciato alle spalle ed è il primo racconto nel romanzo che informa il lettore il nome del protagonista, Roland. Fin qui, pare di leggere un fumetto, tipo Tex Willer con inserti dai toni vagamente esoterici che confluiscono in un massacro preannunciato e surreale.
La stazione di posta
Assegnato un nome al pistolero il protagonista della saga continua a vagare nella sua ossessiva ricerca dell’uomo in nero per poi crollare al suono di una vecchia filastrocca non sense che gli riporta alla memoria immagini provenienti dal passato.
La stazione di posta è il punto in cui Stephen King colloca Jake, un ragazzo proveniente da un mondo di cui non ricorda nulla e che, dopo essere stato ipnotizzato, viene scelto come compagno di viaggio in direzione delle montagne, limite fisico tra ragione e follia e zona di confine in cui elementi western e fantasy coesistono senza aver ancora trovato un punto di incontro e di fusione.
L’Oracolo e le montagne
Vicini ma non ancora immersi nella narrazione, Roland e Jake bivaccano in mezzo a una foresta, pronti a scalare le montagne. Prima però c’è una promessa da mantenere: uno dei demoni con il quale L’ultimo cavaliere è entrato in contatto suggerisce al soggetto principale di consultare un Oracolo che indicherà loro la strada da seguire per La torre nera.
L’uomo in nero è vicino ma le due parti in corsa si trovano a un bivio, procedere insieme o separarsi? È la decisione che la mente del pistolero, mescolata alle sostanze sintetiche e naturali assunte per accogliere la profezia, deve prendere per evitare di insabbiarsi proprio quando la saga è ancora in fase di definizione. A questo punto sembra quasi di leggere più un libro game che un fumetto dalle ambientazioni western.
I Lenti Mutanti
Con I Lenti Mutanti si esce dal contesto naturale per attraversare un tratto di strada su rotaie, limite di demarcazione tra i mondi, distanti e paralleli fra loro, rappresentati dal pistolero e dal ragazzo.
Roland racconta come si è svolto il suo ingresso nell’età adulta e quale stratagemma ha usato per bruciare le tappe e diventare un uomo prima del tempo. Jake, in modo simile al falco che compare nella storia, intuisce le intenzioni mascherate da aneddoto educativo e comincia a comprendere i rischi ai quali andrà incontro nel momento in cui saranno messe in atto.
In questa parte, leggere L’ultimo cavaliere è un po’ come guardare una serie tv, tipo The Walking Dead.
Il cavaliere e l’uomo in nero
Compare, per la seconda volta dopo Tull, il nome dell’uomo in nero ma non ha importanza perché a questo punto Roland l’ha raggiunto compiendo il sacrificio necessario a riconoscerlo.
L’uomo in nero non può essere annientato e, per suo tramite, L’ultimo cavaliere acquisisce maggiori informazioni sull’universo, sul destino dell’uomo e sull’ipotesi che ruota attorno a La torre nera, unico nesso che aiuta il lettore a rendere leggibile un conciliabolo in cui si decide di caricare la ricerca del protagonista di una tensione narrativa intenzionata a coprire i prossimi sette volumi della saga.
Per la variazione e le contaminazioni di stili che offre, L’ultimo cavaliere sviluppa in effetti una narrazione inusuale ma ancora inconsistente, come carta velina disposta ad arte a formare impressioni troppo vaghe e indefinite per poterle analizzare. Il proposito però è di leggere fino alla fine. Quindi, avanti con La chiamata dei tre.
Autore: Stephen King
Titolo: L’ultimo cavaliere
Titolo originale: The Gunslinger
Traduzione: Tullio Dobner
Casa editrice: Frassinelli
Collana: Pickwick
Pubblicazione: giugno 2017
Pagine: 224
Prezzo di copertina: € 13
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