Ci sono alcuni autori che, per fama e per tematiche sperimentate, paiono i principi del brivido perché, nel senso letterale del termine, sono stati i primi ad avviare un genere che fa della paura la base del successo letterario.
Edgar Allan Poe è uno di questi e Storia di Gordon Pym è causa ed effetto dei timori e degli entusiasmi di lettori e autori successivi che, impressionati, si sono appassionati al genere di cui è precursore.
Storia di Gordon Pym di Edgar Allan Poe: appunti e collage
Storia di Gordon Pym esordisce con la dichiarazione dell’identità della voce narrante. In poche righe si ha nome, cognome, professione del padre e patrimonio derivante dal nonno materno, un ricco avvocato che garantisce al protagonista un futuro agiato e tranquillo.
Le prospettive del giovane pupillo, quindi, sono pronte, ben disposte e accessibili non appena egli avrà completato la sua istruzione affidata a un professore privo di un braccio.
Date le premesse e le certezze, per Gordon Pym è naturale sviluppare una relazione d’amicizia con Augustus, un compagno di scuola con il quale si avventura in mare per la prima volta con una buona dose di alcolici in corpo. Adolescenti irrequieti e intemperanti che, rischiata la vita, non ci pensano due volte a ripetere l’intelligente esperienza che tanto li ha spaventati.
“In questioni di mero giudizio è impossibile trarre illazioni assolutamente sicure, sia pro che contro, anche in base ai dati più semplici. Si potrebbe credere che dopo la paurosa avventura testé narrata la mia nascente passione per il mare si fosse subito spenta, e invece, a meno di una settimana dal nostro miracoloso salvataggio, più che mai sognai i rischi e le emozioni di cui è fatalmente irta la vita dei naviganti “.
Augustus e Gordon Pym si imbarcano quindi e, di nascosto ma separatamente, sul Grampus.
Recluso nel corso di un ammutinamento e poi liberato una volta formatesi le fazioni che dividono l’equipaggio, il narratore racconta con dovizia di particolari i modi e le macchinazioni seguite per ristabilire un ordine sociale che però, invece di evitarle, causa nuove atrocità peraltro acuite dalla solitudine, dalla fame, dalla sete e dalla paura di non riuscire, se non a raggiungere la destinazione iniziale, a decidere quale direzione dare a una nave sempre più vicina allo sfacelo.
Anche in questo caso, Gordon Pym e il suo nuovo compagno di viaggio, Peters, vengono salvati in extremis e, imbarcati su una terza nave, si dirigono verso rotte ignote e sconosciute in cerca di nuove isole e materie prime da smerciare.
Per la minuzia dei particolari con la quale l’Io narrante descrive le fasi attraversate, Storia di Gordon Pym offre molto materiale dal quale Lovecraft ha tratto per raccontare la spedizione verso Le montagne della follia. Richiami che si intensificano via via che Edgar Allan Poe si avvicina a un’isola dove il colore predominante è il nero.
Lo scambio con i selvaggi che popolano tale isola, impari e dettato dalla convinzione che fa della civiltà deposito di una presunta superiorità morale in usi, costumi e gerarchie, e la comparsa di un essere mostruoso sulla spiaggia ricorda vagamente anche L’isola del dottor Moreau di Wells.
Nel complesso, l’eco e il fascino di Edgar Allan Poe e, nello specifico, di Storia di Gordon Pym sta tutti negli spunti che tale narrazione, a metà tra il collage di pregiudizi o il pasticcio di espedienti a effetto, ha offerto per suscitare ripugnanza nei lettori contemporanei all’autore (e per questo motivo più facilmente impressionabili) e nell’ispirare un genere narrativo che, facendosi più sofisticato e angosciante nelle sue proposte narrative d’intrattenimento, si allontana dall’arte della letteratura. Quest’ultima impressione, in effetti, mette i brividi.
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