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Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov: letteratura fuori schema?

25 Settembre 2020
Il Maestro e Margherita, Michail Bulgakov: un romanzo tragicomico che fa sorridere

Dopo aver apprezzato Le vie di diffusione del libro, raccontate da Michail Bulgakov in una delle chicche di lettura che mi portai a casa da Milano, non ho dimenticato che, prima o poi, avrei dovuto recuperare la lettura de Il Maestro e Margherita.

Intensamente votata al tragico, la narrazione dei grandi autori russi tende generalmente al cupo, al patetico e al pessimismo esistenziale pur non abbandonando mai l’idea e un certo gusto estetico nel voler estrarre, dalle macchie e dalle miserie dell’umanità, quelle anime belle e pure che potrebbero riscattarla. Quando si legge questo tipo di letteratura non c’è spazio, di regola, per narrazioni volte a smorzare la tensione continua con la quale i classici russi mettono alla prova i loro lettori.

Il Maestro e Margherita rappresenta l’eccezione e il margine all’interno del quale Bulgakov agisce per strutturare un romanzo che sembra un esempio di letteratura russa fuori schema.

Il Maestro e Margherita, Michail Bulgakov: un romanzo tragicomico che fa sorridere

Con Il Maestro e Margherita Michail Bulgakov assume i panni del narratore spia attirato dalla conversazione di Berlioz e Bezdomny rispettivamente direttore e poeta del MASSOLIT.

La discussione è incentrata sul come rappresentare l’immagine di Gesù. Secondo Berlioz il suo interlocutore ha commesso un errore nel descriverlo come se fosse esistito e si lancia in una dissertazione intellettuale che attira l’attenzione di un distinto signore con un occhio verde e uno nero. L’uditore, professore di magia nera Woland, non resiste e partecipa al dialogo parlando di Kant e raccontando la sua versione della storia di Ponzio Pilato per dimostrare, se non l’esistenza di Gesù, almeno quella di Satana.

I primi interlocutori del romanzo di Bulgakov, per quanto affascinati dalla sicurezza e dall’autorevolezza con cui Woland si esprime, rimangono saldi sulle loro convinzioni costringendo Satana e i suoi compari a dare il via a una serie di vicende e di situazioni che stravolgono Mosca e i suoi abitanti e intrattengono il lettore con la diabolica arte della narrazione.

Romanzo intricatissimo, Il Maestro e Margherita segue un doppio schema narrativo, biblico e moderno, tragico nei contenuti e comico negli effetti, che raccoglie in prosa una visione d’insieme ampia, veridica e dettagliatissima.

Bulgakov, con il suo stile di scrittura scorrevole e ironico, racconta così come il ruolo della letteratura, atto a comprendere e distinguere le differenze tra le similitudini, viene declassato a prodotto narrativo volto a dimostrare un’arte che viene considerata tale solo se evita di insinuare il dubbio in contesti dove vige il comune accordo.

Il circolo esclusivo che si riunisce al Griboedev è tale perché risulta ben attento e istruito a confezionare storie che non mettano in imbarazzo e non compromettano la morale benpensante e conciliante dei suoi non meno altolocati fruitori mentre, per le masse agiate e meno agiate, Il Maestro e Margherita assegna il Varietà.

L’intenzione è di esaudire il pubblico del desiderio di far parte, se non della letteratura, almeno dello spettacolo senza pensare troppo ai peccati che si compiono per essere rappresentati meglio da ciò che si è in realtà ma Woland, a riguardo, la pensa diversamente. Quest’ultimo, mettendo costantemente in discussione i concetti di bene e male dei quali, fin dall’inizio è stata negata l’esistenza, si esibisce in trucchi di magia che raccontano inoltre come la percezione di essersi affrancati da riti e credenze religiose non comporti l’annullamento delle problematiche che, fin da tempi antichi, l’umanità attraversa.

L’intellettuale convinto di essere nel giusto al punto da dire delle verità che si presumono garantite dalle nozioni di letteratura apprese e il poeta che si credeva tale vacillano sotto il peso della dialettica di Woland che li conduce, con ragionevole garbo, alla morte o alla follia. Non avendo più nulla in cui credere, uno dei pochi personaggi sani del romanzo di Bulgakov abbraccia così la nascente psicoterapia come ultima fonte di salvezza e, in alternativa alla classica e poco moderna filosofia, si abbandona alle cure del professor Stravinskij e all’ospitalità della sua clinica.

Il quadro in cui il romanzo nasce e si dibatte, per venire a capo di una realtà sempre più illogica e irrazionale, sembra divertire molto il professor Woland, Korov’ev, Hella, Azazello e Behemont. Spiriti maligni o personaggi di fantasia che agendo su letteratura e varietà, su credenze religiose, filosofiche e ideologiche ne estremizzano la logica attraverso la quale si considera perfettamente normale rifiutare ai gatti, anche se paganti, di salire sul tram e che due spiriti affini, come Il Maestro e Margherita, debbano mantenere le distanze del vivere in società e imparare ad adattarsi a stare insieme solo nell’aldilà.

Nel complesso è un romanzo che fa sorridere come solo la letteratura (russa e non) sa fare quando vuol prendersi gioco non degli schemi narrativi ma degli homunculus che ad essi vi si adattano pensando di ottenere così lo status di personaggi indimenticabili, pur non arrivando nemmeno a sembrare persone vere.

Infine, Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov, fa sorridere un po’ come sorride Al Pacino ne L’avvocato del diavolo quando rivela il suo peccato preferito e che si coglie nello sguardo divertito di Elizabeth, rappresentata da Thackeray ne La fiera delle vanità.

Autore: Michail Bulgakov
Titolo: Il Maestro e Margherita
Traduzione: Vera Dridso
Casa editrice: Einaudi
Pubblicazione: 23 ottobre 1982 (in biblioteca)
Pagine: 390
Prezzo di copertina: € 12.00 (su Amazon)

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