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Cercando Virginia di Elisabetta Bricca: la Woolf in versione narrativa

8 Giugno 2020
Cercando Virginia di Elisabetta Bricca: la Woolf in versione narrativa

Cercando Virginia è il romanzo in cui Elisabetta Bricca ripercorre le parole, i pensieri e la letteratura della Woolf per raccontare una storia di emancipazione femminile e di come questo percorso trova una realizzazione d’essere.

Molti sono i riferimenti ai libri che, entrati a far parte dell’interesse e degli studi accademici, definiscono l’immagine di una delle intellettuali più rappresentative del suo tempo che, in Cercando Virginia, è però invitata a prestare la sua voce per condividere, vestendo panni più informali e narrativi, il messaggio che, insito nella sua opera letteraria, non ha perso la sua energia creativa e innovativa.

L’invito è esteso a tutte le donne, interne ed esterne a un libro che merita di essere letto perché…

Cercando Virginia, Elisabetta Bricca: romanzo conforme, non conforme o diverso?

Cercando Virginia è ambientato in Toscana, a Cortona e incomincia nel 1976. Emma è una ragazza di campagna, molto bella, alla quale è stato impedito di proseguire gli studi fin da bambina. Ha un buon rapporto con il fratello Settimio, l’unico in famiglia con il quale condivide un segreto, la curiosità per i libri e l’amore per la letteratura.

Una volta diventata donna, Emma viene violentata e la sua vita cambia.

L’esperienza, per quanto traumatica, ha un beneficio: permette a Emma di rendersi conto che la sua immagine non è conforme alla mentalità dell’epoca che, seppur moderna, continua a non veder nulla di buono nell’emancipazione femminile.

Il posto delle donne, nel pensiero comune, deve rimanere subordinato al padre e, al momento opportuno, al marito che verrà assegnato loro. In quanto donne, non contano e non valgono nulla e l’educazione di base è far sì che, se mai dovessero mettere in discussione questa credenza esercitando il libero pensiero, si sentano colpevolizzate e perennemente in debito con l’esistenza. Per Emma non deve e non è giusto che sia così e Settimio, l’unico personaggio maschile non conforme a questo modo di essere e di stare in società, è l’unico a fare quello che è giusto e possibile fare nel momento in cui trova la sorella ferita nel corpo e nello spirito: la conduce da Mrs Dalloway, un’aristocratica di origini inglesi che cerca una cameriera.

Il lavoro è l’unica possibilità, per Emma, di affrancarsi dalla famiglia di origine, evitare che quanto le è accaduto si ripeta e di avere il tempo necessario per prendere coscienza di sé e della sua individualità. Il lavoro e la stanza assegnatale da Mrs Dalloway diventano il primo passo per avvicinarsi alla letteratura di Virginia Woolf e imparare a rendersi indipendente.

“Una donna non è un oggetto. È, prima di tutto, una persona e, in quanto tale, ha diritto di essere ciò che vuole”.

Il diritto di essere considerate come persone capaci di pensare autonomamente e di fare, in coscienza, le scelte necessarie per stare bene con sé stessi e con gli altri costruendo un dialogo paritario da entrambe le parti è il tema fondamentale di Una stanza tutta per sé: il primo libro della Woolf che Mrs Dalloway consegna a Emma per prepararla al compito che solo lei può assolvere in Cercando Virginia.

Le vicende attraversate e vissute dalla protagonista del romanzo di Elisabetta Bricca scorrono veloci, a volte troppo ma non abbastanza per non notare i dettagli che stanno al di sotto della trama, appena segnalati dalle citazioni riportate all’inizio di ogni capitolo.

Nella velocità del ritmo narrativo si creano dei momenti di sospensione che inducono chi legge a fermarsi su alcuni passaggi perché nascondono delle domande che, correlate a Virginia Woolf, cercano risposte che pochi hanno il coraggio di formulare.

Se Virginia Woolf era una donna allegra, divertente e ironica perché si è suicidata lasciando un vuoto incolmabile nelle persone che l’hanno amata andando oltre l’immagine che si aveva di lei di persona depressa?
Perché, dopo aver lasciato opere in cui consiglia alle donne di liberarsi dall’ignoranza e dalla povertà, è passata dall’essere una voce chiara, forte e decisa a un’eco lontana del movimento femminista?

Forse perché aveva deciso di mettersi da parte e dare spazio alle donne che dopo di lei avrebbero colto e tramandato la visione che aveva dell’essere umano e della persona baipassando così l’idea che la coesione umana sia possibile solo in funzione della cura e della tutela dell’ego, di norma attribuito e associato all’uomo. Ed è questo che, in fondo, il romanzo sembra voler dire alle sue lettrici.

Cercando Virginia, nel suo stile di scrittura preciso ed elegante, conforme a Il rifugio delle ginestre, fa emergere una risposta narrativa che non è conforme al discorso e all’immagine accademica della musa letteraria al quale è ispirato. In tal senso, la scrittura di Elisabetta Bricca è, come dice Stefania Auci, pura magia in quanto è riuscita a realizzare un libro che affascina perché è diverso, è fiero di esserlo e che, per questo, merita di essere letto. 🙂

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