L’anno della morte di Ricardo Reis è il libro che avevo a disposizione, al posto di Cecità, per trascorrere un po’ di tempo leggendo Saramago.
In questo romanzo, fin dalle prime pagine, l’impressione è di essere trasportati in una corrente narrativa ricca di parole, significanti e insignificanti, che oscillano tra l’ipnotico e il soporifero. Un mormorio continuo che aiuta a prendere coscienza del benvenuto con il quale Saramago accoglie il lettore che gli si avvicina:
“Se sei venuto per dormire, questa terra va proprio bene”
L’anno della morte di Ricardo Reis, José Saramago: omaggio a Fernando Pessoa
Ricardo Reis torna a Lisbona dopo sedici anni di assenza. È un medico benestante, un viaggiatore in cerca di riposo e un’anima che ha tanto visto, vissuto e sofferto che, al momento, non desidera né porre né ricevere domande, solo sostare.
La scelta del luogo è l’hotel Bragança: primo approdo dal quale partire per riprendere memoria delle strade e dei monumenti della città, per confrontare i cambiamenti sociali e le tradizioni del Portogallo con quelli appresi in Brasile e per far discorrere lo spirito di Fernando Pessoa con il suo eteronimo, Ricardo Reis.
L’anno è il 1935 e il libro di Saramago è il luogo dove vita e morte, visibile e invisibile si incontrano. È il punto d’intersezione tra autore, lettore e astrazioni che costruiscono una trama narrativa coerente all’immagine del fiume che attraversa costantemente la visione complessiva del romanzo.
Gli scenari, per quanto cambiati, rimangono sempre uguali seppur con qualche variazione introdotta dalla politica, dai moti nazionalistici che si stanno risvegliando in tutta Europa e dalla nascita di alcune modernità che velocizzano la percezione che si ha di un mutamento collettivo, progettato su larga scala e volto al progresso della civiltà. A tali scenari si adattano la maggioranza dei personaggi che interpretano ruoli professionali e di classe specifici il cui margine di libertà è data dalle possibilità che hanno a disposizione per trasmettere ipotesi e opinioni che confermino o mettano in discussione la facciata di rispettabilità con la quale Ricardo Reis si presenta.
L’anno della morte di Ricardo Reis mette in campo tutte le domande che la realtà pone, direttamente e indirettamente, nei confronti dell’immagine di medico rientrato in patria che dà vita al romanzo. Chi è? Perché è solo? Perché è tornato? Perché è andato via? Ha degli amici? Chi sono? A cosa sta pensando? Cosa ha intenzione di fare? Che tipo di vita conduce? Qual è il senso della sua presenza? È davvero un uomo integro? Qual è la sua morale?
Domande che, combinate con la molteplicità di scenari e di immagini che lo circondano, mettono in crisi l’essenza di Ricardo Reis il quale, poeta in segreto, a sé stesso così si rivolge:
“Innumerevoli vivono in noi se penso o sento, non so chi è che pensa o sente, e, anche se non finisce qui, è come se finisse, una volta al di là del pensare e sentire non c’è nulla”.
Innumerevoli vite le cui intermittenze psicologiche ed emotive inquietano Ricardo Reis che, sentendosi isolato da ogni possibile contatto e relazione umana, prova a decifrare e gestire leggendo i giornali per poi discutere le informazioni raccolte con Fernando Pessoa, l’unico interlocutore in grado di comprenderlo, di chiarirgli idee e stati d’animo, di guidarlo in un mondo reale mascherato da surreale.
Il tempo a loro disposizione è però limitato. Man mano, che si avvicina il momento del commiato tra due anime affini, l’inquietudine di Ricardo Reis si aggrava al punto da cercare un motivo, una cura che gli dica se rimanere o, andarsene.
Saramago, quasi a voler accontentare il suo personaggio anima, gli fa incontrare Marcenda e Lidia, due donne con le quali sviluppa due relazioni distinte e separate. La prima è la figlia del notaio di Coimbra ma, a causa dell’infermità del suo braccio sinistro, rimane preclusa a Ricardo Reis che la colloca lontana nel tempo e nello spazio: pura e irraggiungibile sul piano fisico e vicina solo come simbolo di un amore platonico e poetico. La seconda è una cameriera analfabeta, sorella di un marinaio idealista e rivoluzionario, che lo cura e lo accudisce con la fedeltà di una moglie e l’abbandono di un’amante ma, al di là del nome che porta e per quanto lo desideri, Ricardo Reis non riesce a vederla come una persona.
Rimanere o andarsene?
Gli eventi precipitano e L’anno della morte di Ricardo Reis decide tornando nel qui, nel dove, nell’intersezione tra incipit e finale del romanzo:
“Qui, dove il mare finisce e la terra comincia,
Qui, dove il mare è finito e la terra attende”.
E ricorda un passaggio nel Libro dell’inquietudine in cui Bernardo Soares dice, attraverso Fernando Pessoa, che l’anima va ricercata nelle intersezioni. In questo senso L’anno della morte di Ricardo Reis è l’omaggio e l’elogio funebre che Saramago costruisce per uno dei poeti più acuti e rappresentativi della letteratura portoghese ed è uno spazio immenso che lascia a disposizione del lettore che, in relazione al tempo trascorso e alle parole conservate, può scegliere se sentirlo finito o infinito, memorabile o no.
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