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Herzog di Saul Bellow: un romanzo intenso e variegato

18 Maggio 2020
Herzog di Saul Bellow: un romanzo intenso e variegato

Pubblicato nel 1964, Herzog di Saul Bellow è un romanzo intenso e variegato per le riflessioni critiche e le sfumature emotive che il personaggio esprime nelle sue lettere e nella narrazione del suo vissuto, personale e collettivo.

Leggere Herzog lascia al lettore un’idea del senso del divenire che, probabilmente, richiama L’uomo in bilico, romanzo d’esordio di Saul Bellow (in lista letture) e l’inclinazione, tutta umana, a cercare di spiegare o di comprendere l’incomprensibile.

Herzog di Saul Bellow: di amore, di intelletto, di rabbia, di…

Moses Elkanan Herzog è il nome per intero del soggetto che dà forma e contenuto al romanzo di Saul Bellow e che determina l’andamento di 416 pagine intrise di speculazioni filosofiche, critiche introspettive e accuse lanciate contro il mondo, in generale, e la società americana nel particolare. Nella sua varietà e intensità, la narrazione di Herzog rimane coerente a una precisa visione che l’individuo narrante ha della sua vita:

“Non una lunga malattia è stata la mia vita; la mia vita è stata piuttosto una lunga convalescenza: ripensamento dei principi liberal borghesi, illusione di migliorare, veleno della speranza”.

La storia romanzata di Moses Elkanan Herzog combacia con quella reale di Saul Bellow. Figlio di immigrati ebrei rifugiatisi in Canada, allo scoppio della Rivoluzione Russa, Moses è l’intellettuale di famiglia e, secondo la visione e il ricordo che ha della madre, quello destinato a fare grandi cose per l’umanità.

La madre di Herzog è una madre che nutre grandi speranze per il più piccolo dei suoi figli che la ricambia amandola nei ricordi e, una volta adulto, rievocando l’immagine di lei nei momenti più critici della sua esistenza, soprattutto quando sente l’impulso di colpevolizzarla per i suoi fallimenti o di celebrarla per come lo ha educato.

A differenza dei fratelli che hanno intrapreso carriere e attività redditizie seguendo le orme del padre ma evitando di diventare vittime degli sbagli e dei soprusi del vivere, Herzog ha scelto di coltivare l’intelletto divenendo famoso come docente universitario grazie a un saggio su Romanticismo e cristianesimo.

Desideroso di ottenere nuovi stimoli per scrivere un’opera che superi le intuizioni che lo hanno reso una voce ammirata e stimata dagli intellettuali di Chicago e New York, Moses abbandona la prima moglie Daisy per sposare la fatale Madeleine e, con lei, ritirarsi a Ludeyville, una tenuta di campagna nel Massachusetts.

Il secondo matrimonio non regge e Moses, tradito e abbandonato, torna a New York macerando nell’angoscia, nella rabbia e nella disperazione. Stati d’animo che cerca di oggettivare scrivendo lettere in cui:

  • contesta pensieri, azioni e comportamenti di amici, colleghi, filosofi e intellettuali, capi di governo, esponenti religiosi;
  • comunica i suoi sentimenti nei confronti dei familiari rievocando, attraverso la memoria che ha di loro, la storia degli ebrei e, ad essa correlata, la storia del successo tecnico dell’Occidente;
  • stila tutti i capi di accusa da rivolgere a Madeleine e a tutte le persone a lei collegate e che hanno contribuito a indurlo ad odiare sé stesso mortificando la sua incapacità a diventare una persona migliore adattandosi a ciò che ognuno si aspettava da lui.

Sono lettere che Moses non spedirà mai e che scrive sul momento e in ogni luogo, man mano gli vengono in mente.

Più che prove tangibili di un’intenzione a cambiare il mondo con i frutti del libero pensiero, sono lettere di sfogo esistenziale i cui contenuti rimangono a disposizione del lettore coinvolto da un romanzo monologo e pluristilistico del quale è parte integrante fin dall’inizio.

Tra le missive, alcune ragionevoli altre discutibili o venate di un senso umoristico che ricorda La versione di Barney, noiose o pesanti o difficili da ascoltare o complicate da descrivere, le poche righe dedicate a Dio sono quelle più intensamente rivolte all’umanità di cui parla il libro e alla quale il personaggio si affida:

“Quanto ha faticato la mia mente per trovare un senso coerente! Non sono stato troppo bravo. Ma ho desiderato compiere la tua inconoscibile volontà, prendendo sia essa, che te, senza simboli. Ogni cosa al massimo grado di significato. Particolarmente se mi spogliavo di me.”

E sono alcune delle righe che appaiono come intrusioni di improvvisa bellezza e di cui il romanzo è ricco. All’immagine antipatica, ostile e prossima all’infermità mentale di Herzog si sovrappone una coscienza e una profondità dell’anima che, nel contesto in cui si trova a vivere, cerca di non trasparire in superficie perché:

“Certe espressioni esasperano la gente, e in modo particolare l’espressione di saggezza, che ti può portare dritto dritto alla casa dei pazzi”.

Moses, malgrado la brutta immagine che ha di sé e la tendenza a non ricercare la simpatia dei suoi simili, è e diventa una delle possibili risposte che il romanziere produce quando indaga la natura umana appuntando tutte le sue contraddizioni e preservando anche le diversità che la distinguono e la correlano ad altre diversità, simili e dissimili.

In sintesi, Herzog di Saul Bellow spiega ciò che ha capito dell’esistenza umana in base all’esperienza individuale, narrata in bilico tra realismo e letteratura. Una volta conclusa la lettura, Moses diventa migliore di quanto appaia e, come lui, si è ben disposti a confidare in un finale aperto alle possibilità del vivere intensamente e non soggetto a standard e stereotipi di sorta. 🙂

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