Presentato al Triestebookfest 2018 I ragazzi hanno grandi sogni di Alì Ehsani è un romanzo di formazione contemporaneo tradotto e trasmesso in Italia da Francesco Casolo.
È un libro in cui autore e traduttore hanno collaborato per far emergere una delle poche storie a lieto fine in migliaia di altre fallite in termini di speranza e accoglienza ed è un libro che merita di essere letto da tutti i lettori ideali, reali e immaginabili, al quale è rivolto.
I ragazzi hanno grandi sogni di Alì Ehsani: stare, andare e tramandare
Sulla carta, Alì è ancora un bambino afgano che, a causa della guerra, si è messo in viaggio in cerca di una casa e di una famiglia in cui poter stare. Dei punti di riferimento che aveva, di base per ogni essere umano, non restano che macerie e l’Europa è l’ultima speranza di ricostruire un futuro che gli è stato tolto quando stava tornando da scuola.
“un sasso è di casa al suo posto. nella tua terra, anche se hai delle difficoltà, sei a casa. Ma se te ne vai, se cominci a rotolare altrove, poi non è facile fermarsi…”
Al bambino narrante di I ragazzi hanno grandi sogni è rimasto solo il fratello maggiore che, finché può, si assume la responsabilità di prendersi cura di lui e di assicurarsi che non perda la fiducia in sé e nei valori in cui entrambi sono stati cresciuti ed educati.
Da solo, Alì raggiunge l’Italia a 13 anni e, assieme ai suoi compagni di avventura e di disavventure, si aggira per la stazione di Roma nell’attesa di capire in quale luogo potrà stabilirsi senza vivere con la paura costante di essere rimandato indietro. C’è un senso di comunità tra gli immigrati maggiorenni che, in modo personale, conducono il più piccolo di loro in una casa di accoglienza lasciandolo in Italia, così che possa avere il tempo necessario per fermarsi e capire quale direzione prendere senza doverlo per forza legare alle loro scelte individuali.
Riuscirà, un bambino, a guadagnarsi la libertà individuale e a integrarsi al paese ospite, senza mettere da parte i sogni e accontentarsi di sopravvivere?
L’impresa è ardua ma, malgrado i volti della sua famiglia d’origine comincino a sbiadire nella memoria, non dimentica gli insegnamenti che gli sono stati impartiti e le parole che gli hanno lasciato per farsi coraggio nei momenti di maggiore sconcerto e sconforto. Alì decide quindi di studiare e, di conseguenza, di affrontare volta per volta la paura di non essere adeguato, in quanto straniero, come studente, lavoratore o fidanzato.
I ragazzi hanno grandi sogni non è un romanzo semplice ma si racconta in modo aperto, sincero e trasparente, conscio del fatto che:
“se sopravvivere fisicamente è facile, sopravvivere moralmente è molto più difficile”.
In questo modo la storia personale diventa collettiva perché mette in luce le incognite e le contraddizioni che muovono il singolo a fare delle scelte che possono chiudere o aprire un dialogo fra esseri umani. Alì riesce nell’intento al punto che si sente libero di poter comunicare al fratello, in un discorso immaginario, la verità sulla sua esperienza:
“Gli ho spiegato che non è stato semplice come ci eravamo immaginati. O come lui mi aveva promesso. Che anche in Europa la vita è dura, non è facile neanche per chi ci è nato, che bisogna lottare e non arrendersi mai”.
dandogli ragione sull’importanza di sognare in grande, anche se si è piccoli:
“Non ti eri sbagliato: in Europa si può essere più liberi. Liberi di pensare, di scegliere, di essere felici. Non solo: uno può persino baciare la propria ragazza per strada, davanti a tutti. Giuro”.
Queste libertà di cui il libro parla con meraviglia dicono molto, indirettamente o con intenzione non è significativo, anche su cosa significa dire che la libertà individuale finisce quando inizia quella altrui.
L’autore, malgrado le vicissitudini e le difficoltà, ripete più volte di essere stato fortunato e non perché è riuscito a fare o a ottenere di comportarsi come voleva ma perché ha incontrato persone che, in un modo o nell’altro, si sono prese a cuore il suo destino e hanno avuto cura di garantire che anche lui potesse esercitare il diritto e la libertà individuale di cui tutti hanno bisogno per sentirsi a casa e, in famiglia.
Forse la buona sorte è data dalle persone che incontri e dalla capacità di mettere da parte gli egoismi condividendo la ricchezza umana di cui sono provvisti e, in tal senso, I ragazzi hanno grandi sogni trasmette cosa questi incontri hanno tolto e cosa, invece, hanno lasciato.
A fine lettura non si può fare a meno di pensare che sarebbe bello che di storie così, che finiscono bene, ce ne fossero mille invece di una. Ci sarebbero più buoni inizi dai quali partire, 🙂
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