La casa da tè alla luna d’agosto di Vern Sneider è un altro libro che, in modo simile al romanzo di Wú Ch’êng-ên, invita a soffermarsi su trama e personaggi che, apparentemente statici e chiusi in sé stessi, si intrecciano fra loro in una narrazione fluente e piacevole da leggere.
Senza pensare a cosa volesse o non volesse dire l’autore con questo romanzo semplice che racconta realtà complesse, La casa da tè alla luna d’agosto è un luogo di carta e inchiostro dove è possibile concedersi di trascorrere qualche ora tranquilla e con una compagnia, tutto sommato, divertente.
La casa da té alla luna d’agosto di Vern Sneider: stasi e movimento
La casa da tè alla luna d’agosto di Vern Sneider è ambientato in un Giappone occupato dall’esercito americano intenzionato a portare la civiltà negli sperduti e isolati villaggi della campagna nipponica.
Il colonnello Purdy, convinto della sua superiorità morale e culturale, ha in mente un piano di educazione della popolazione in cui è prevista la costruzione di scuole e fabbriche. Base d’inizio per tale progetto, incentivare la coltivazione di patate.
Se le prime pagine del romanzo non fanno sorridere è per rispetto nei confronti del colonnello Purdy il quale prende molto seriamente la sua missione che, considerati i consigli e le aspettative della moglie lontana, gli porta non poche preoccupazioni.
La costituzione di leghe femminili secondo le istruzioni di Mrs Purdy sono appena sufficienti per convincere l’aspirante alla più alta delle onorificenze militari che è tutto sotto controllo.
Il rapporto del sergente Fisby, di stanza a Tobiki, infatti, vanifica e rende quasi impossibile la realizzazione dell’ambizioso piano. Nulla di quanto è stato ordinato e predisposto dal colonnello è stato realizzato nel villaggio assegnato al sergente, figlio di un farmacista. Questi, infatti, trascorre le sue giornate in completo relax interrotto, di tanto in tanto, da questioni di ordine quotidiano che gli impediscono di fare il minimo indispensabile per mantenere un posto nell’esercito.
La vita, a Tobiki, trascorre lenta e, malgrado le minacce del colonnello, senza particolari contrasti. La situazione precipita con l’arrivo di due geishe che, scacciate dalla città e da tutti i villaggi posti sotto il controllo americano, cercano rifugio in quello gestito dal sergente.
La presenza delle due donne mette in subbuglio l’intera comunità. Gli uomini gareggiano fra loro per ottenere un invito a bere il tè in compagnia delle eleganti signore e le donne del paese chiedono al sergente, con insistente determinazione, di avere anche loro abiti e belletti per assomigliare alle geishe.
Il ruolo di Fisby si complica e l’aiuto di Sakini, suo assistente e intermediatore con la cultura locale, non è sufficiente per aiutarlo ad impedire alle autorità del posto a predisporre la costruzione di una sala da tè con giardino annesso e la coltivazione di prodotti destinati alla preparazione dei piatti che le geishe, per tradizione, offrono ai loro ospiti mentre cantano, danzano e ascoltano.
Per il sergente, Primo Fiore e Fior di Loto sono delle prostitute ma la sua indignazione viene mitigata da Sakini che in realtà gli spiega che esse sono signore istruite ad ascoltare le confidenze degli uomini. Moderatamente convinto dalla spiegazione, Fisby lascia dunque che le attività seguano il loro corso rendendosi disponibile, dato che c’è, a risolvere le problematiche che sorgono in fase di realizzazione della casa da tè.
“[…] tu molto bravo ospite principale, capo, perché tu osservare come belle essere cose. Non osservare e non apprezzare essere errori peggiori”.
Tutto sembra procedere per il meglio ed è con non poco sconcerto che il colonnello Purdy, insospettito dal silenzio del suo subalterno, si presenta a Tobiki trovando il villaggio completamente trasformato. Il commercio interno, quello con i villaggi limitrofi e quello esterno con gli Stati Uniti è in fiorente, costante crescita.
Il colonnello non sa come reagire a quello che vede e, seguito da un preoccupato Fisby, ispeziona tutte le modifiche avvenute cercando di trovare qualcosa da ridire. Alla fine Purdy si arrende all’evidenza e il sergente si rende conto che il temibile superiore non è altro che un uomo anziano desideroso di vivere imprese eroiche in cui poter fare la differenza, come avviene nelle riviste di avventura alle quali è abbonato di nascosto. Per questo Fisby, giunti alla casa da tè, gli fa notare che:
“Un uomo valido può essere molto utile”.
È quindi nelle ultime pagine che ci si può permettere di sorridere.
La casa da tè alla luna d’agosto di Vern Sneider si rivela un libro scorrevole che, sottile malizia a parte, racconta con ironia una visione e una rappresentazione di una realtà da romanzo che da disarmonica e disordinata diventa ordinata e coesa. 🙂
Autore: Vern Sneider
Titolo: La casa da tè alla luna d’agosto
Titolo originale: The Theahouse of the August Moon
Traduzione: Raffaella Lotteri
Casa editrice: Club degli Editori – Milano
Pubblicazione: febbraio 1958
Pagine: 288
[Fuori catalogo]
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