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Martin Eden, Jack London: tornare ai cari, vecchi classici

24 Febbraio 2020
Martin Eden di Jack London: l’evoluzione di uno scrittore

Martin Eden è il romanzo che mi è stato suggerito per leggere qualcosa di realmente piacevole, capace di dare a intelletto, anima e cuore un momento di leggerezza e armonia.

Diversi erano i titoli validi per questo obiettivo di lettura e la firma di Jack London mi sembrava un elemento rassicurante e degno di fiducia per cogliere l’occasione e tornare ai cari, vecchi classici.

Per leggere qualcosa di sinceramente bello…

Martin Eden di Jack London: l’evoluzione di uno scrittore

Il romanzo di Jack London comincia in casa Morse, Martin Eden è la goffa voce narrante che si preoccupa di non urtare libri e ninnoli del bel salottino in cui è stato invitato e che, incantato dall’apparizione di Ruth, combatte con il senso di inadeguatezza e il numero di posate utilizzate per cenare.

Marinaio e semianalfabeta, il protagonista è un’anima semplice e prova sincera ammirazione per le persone con le quali sta condividendo il pasto, inconsapevole di quanto quel momento sia cruciale per la sua esistenza.

Martin non sa che presto si metterà all’opera per diventare uno scrittore per amore della vita e della bellezza, né che dietro a quell’invito a cena si cela la malizia della classe medio alta di Oakland che in lui non vede altro che un selvaggio, un rifiuto sociale da poter osservare da vicino e dal quale trarre compagnia e divertimento.

L’incontro con Ruth e il fulmineo innamoramento indurranno dunque il giovane a dedicarsi anima e corpo ai libri e al sapere intellettuale al fine di avvicinarsi al mondo civile e alla sua amata.

Il percorso di formazione dello scrittore inizia all’insegna dell’entusiasmo della scoperta e dell’apprendimento. Stati dell’intelletto ai quali si mescolano stati d’animo che arricchiscono la vita interiore di Martin al punto da fargli capire che, per amore di Ruth, è pronto a lavorare duramente per poter esprimere la bellezza di ciò che ha dentro, di quello che ha visto nei suoi viaggi e di quello che sta vivendo quando si immerge nel mondo della filosofia, della saggistica, della poesia e della letteratura.

Il marinaio semianalfabeta si rende conto di aver qualcosa da dire e questo lo trasforma in un talento per la scrittura, unico mezzo per rappresentare la realtà di una vita che immagina sempre ricca di opportunità, spazio infinito dove rinvenire inestimabili tesori anche nel più cupo e buio antro delle miserie e delle meschinità umane. Convinto di riuscire a farsi strada nel mondo con questa visione d’insieme Martin però non sa che Ruth non può e non è in grado di condividere il progetto dell’uomo dal quale è sì attratta ma che mal si accorda al suo spirito buonista e ben pensante e alla sua idea del matrimonio.

“I limiti di Ruth coincidevano con i limiti del suo orizzonte; ma le menti limitate sanno riconoscere solo le limitazioni altrui”.

Qualche indizio sulla reale natura dell’amore di Ruth lo fornisce Will Olney, uno dei personaggi apparentemente marginali nella trama di Jack London e che indicano a quale stadio dell’evoluzione si colloca Martin, come scrittore ed essere umano.

Le incongruenze dell’amata non passano inosservate ma ella rimane un simbolo di amore ideale e idealizzato al quale si ispira la gioia creativa di cui il protagonista è investito.

Martin si rivela essere un folle che ama senza riserve e, provvisto di tutte le energie per superare qualsiasi ostacolo, si cimenta in ogni tipo di esperienza e lavoro che lo trasformano da marinaio a lavandaio, da intellettuale anticonformista a pensatore rivoluzionario.

Si tratteggia così l’evoluzione dello scrittore che vestendo i panni della sua classe d’origine e impegnando alternativamente quelli di coloro ai quali vorrebbe assomigliare mantiene la sua autenticità e la fiducia in sé stesso guadagnando in sapere e consapevolezza.

Per più di quattrocento pagine il romanzo sembra leggersi da solo e non sembra difficile seguire i ragionamenti e i moti dell’anima di Martin e di come emergono in relazione, non solo a Ruth, ma anche a Gertrude Marian, a Higginbotham von Schmidt, a Silva e Lizzie, a Joe il vagabondo e al critico Brissenden. Immagini che spiccano dalla massa e che, nel bene e nel male, ruotano intorno a Eden.

È nell’ultimo quarto di romanzo che la lettura rallenta.

Ciò che diventa chiaro al protagonista è comprensibile anche per il lettore che un po’ intuisce il finale tragico e un po’ spera che l’autore conceda una bugia a lieto fine.

Per un attimo, l’illusione di un Martin Eden felice è possibile e concreta ma non viene colta. Sarebbe stato un banale peccato per un romanzo così bello, che narra di un marinaio che ha saputo mantenere la promessa formulata in casa Morse. Ad ogni modo, è stato un piacere incontrare, di nuovo, Jack London. 🙂

Autore: Jack London
Titolo: Martin Eden
Traduzione: Stella Sacchini
Casa editrice: Feltrinelli/Classici
Pubblicazione: seconda edizione, giugno 2017
Pagine: 526
Prezzo di copertina: € 11

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