I tre moschettieri di Alexandre Dumas è un classico della letteratura francese che ho rivisto su carta.
Abituata alle immagini delle trasposizioni cinematografiche e televisive avevo coltivato per l’opera originaria un interesse di lettura, se si può dire, intermittente.
L’idea che mi ero fatta dei moschettieri mi piaceva e sono rimasti nella mia immaginazione come cavalieri mossi dai più nobili ideali, sempre pronti a compiere qualche eroica avventura. È con questo stato d’animo che mi sono decisa a leggere il romanzo di Dumas.
Rivederli però mi ha dato delle impressioni un po’ diverse da quelle che ricordavo.
I tre moschettieri di Alexandre Dumas: un capolavoro fatto e finito, letteralmente
Tutti conoscono la storia dei tre moschettieri grazie ad Alexandre Dumas.
Tutti sanno di come si sono distinti per difendere l’onore della regina e rendere il re orgoglioso di loro e molti, probabilmente, si sono divertiti per i dispetti fatti al perfido Richelieu, cardinale assetato di potere e desideroso di controllare la politica interna ed esterna della splendida Francia del Seicento.
Athos, Porthos e Aramis sono presentati come i simboli ideali di una società sempre più vicina al periodo Illuminista. Superiori al popolo per istruzione, classe sociale e abilità, i moschettieri sono graditi sia ai nobili (non tutti) sia al popolo. Dell’eroico terzetto:
- Athos è il più stimato per le origini nobiliari che, per quanto dissimulate, si rivelano nei modi signorili ed eleganti che lo contraddistinguono,
- Aramis è il favorito delle donne per aspetto, comportamenti e impostazione cortigiana e, infine,
- Porthos, è il preludio dell’uomo borghese che, tutto sommato, ispira simpatia per come cerca una via di mezzo tra quello che è e quello che gli altri vorrebbero vedessero di lui.
Nel complesso, i tre moschettieri piacciono a tutti e sono ben integrati e accolti in tutte le classi sociali dell’epoca in cui vivono.
È quindi normale che il giovane e promettente D’Artagnan desideri far parte della compagnia e guadagnare un posto di tutto rispetto nella scala di valori in cui la società descritta da Dumas si rispecchia.
Nella Prefazione, l’autore chiarisce che:
“[…] nonostante i nomi in os e in is, gli eroi della storia che avremo l’onore di raccontare ai nostri lettori non hanno nulla di mitologico”.
e continua affermando che:
“ciò che colpisce l’immaginazione capricciosa del poeta non è sempre ciò che impressiona la massa dei lettori”.
Con questa piccola dichiarazione d’intenti e, continuando a leggere I tre moschettieri, ci si rende conto che i personaggi sono leggermente diversi da come li si ricordava in tv e mantengono gli aspetti più carismatici delle loro personalità, anche quando il giovane ambizioso e intraprendente protagonista ne scopre difetti e contraddizioni.
L’immagine di D’Artagnan – reale, percepita o costruita che sia – combacia con l’idea che ha di sé stesso e con quelle che autore e lettore si fanno di lui osservandone ragionamenti e comportamenti. È un carattere ben definito con tratti di personalità appena accennati, plasmati da Athos e dai moschettieri e minacciati dalla terribile Milady che, per quanto descritta come una creatura demoniaca, ha qualcosa di magnifico e affascinante.
Con l’entrata in scena di Milady i tre moschettieri assumono una luce diversa. In realtà, sono completamente privi di sfumature e, se ci sono, seguono uno stile di scrittura e una struttura narrativa che rendono il romanzo un capolavoro per ordine, pulizia e fruibilità.
Lady Winter è pericolosa perché rappresenta l’elemento autonomo e consapevole che poteva fare di un capolavoro letterario un’opera d’arte ed è l’unica capace di vedere e far vedere i moschettieri per quello che sono confermando l’avviso posto da Dumas in Prefazione.
Athos, Aramis e Porthos non sono eroi e le loro imprese non hanno una base ideale ma sono dettate dalla falsità, dall’ipocrisia e dalla mediocrità.
Apparentemente, il finale dei tre moschettieri è un finale felice dove tutto è bene quel che finisce bene e il male viene neutralizzato per sempre. Eppure, una volta conclusa la lettura, l’apparenza non convince e ciò che rimane è una sensazione di vuoto dove, a sopravvivere, è solo l’ironia acuta e amara di Alexandre Dumas.
Un capolavoro fatto e finito, letteralmente. Nient’altro.
Autore: Alexandre Dumas
Titolo: I tre moschettieri
Titolo originale: Les trois mousquetaires
Traduzione: Camilla Diez
Casa editrice: Feltrinelli
Pubblicazione: ristampa maggio 2017
Pagine: 756
Prezzo di copertina: € 11
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