Vita istruzioni per l’uso è un appassionante romanzo puzzle dove Georges Perec dispone e predispone la metafora narrativa che ha scelto per collegare tutte le varianti e le incognite che un romanziere deve affrontare per dare senso e significato alla sua opera.
Composto di 500 pagine Vita istruzioni per l’uso può entusiasmare, annoiare, far perdere la pazienza e rattristare. Eppure, è uno di quei libri ai quali ci si appassiona al punto da mettere da parte il senso ultimo e lasciare aperta la possibilità di intravedere un principio di bellezza.
Vita istruzioni per l’uso e le tessere del romanzo puzzle di Georges Perec
Che sia stato scelto, imposto o regalato, ci sono molti modi per cominciare un puzzle.
Vita istruzioni per l’uso inizia con un prologo sintetico in cui spiega al lettore come ricostruire un qualcosa che è stato pensato, prodotto, lavorato e confezionato non da un unico individuo ma da altri, accuratamente scelti. Al di là delle informazioni riportate sull’immagine complessiva racchiusa nel libro e alle tipologie di taglio con le quali sono stati realizzati i tasselli, le istruzioni sommarie chiariscono che:
“[…] l’elemento non preesiste all’insieme, non è più immediato né più antico, non sono gli elementi a determinare l’insieme, ma l’insieme a determinare gli elementi […]”
e ribadiscono che:
“conta solo la possibilità di collegare quel pezzo ad altri pezzi […]”
Come si individuano le possibilità offerte in Vita istruzioni per l’uso?
Partendo dalle scale dello stabile residenziale situato in Rue Simon – Crubellier:
“[…] luogo neutro che appartiene a tutti e a nessuno, dove la gente s’incontra quasi senza vedersi, in cui la vita dell’edificio si ripercuote, lontana e regolare.”
Luogo da dove è possibile riunire i frammenti sparsi girandoli dalla parte dipinta e dai quali compaiono le prime immagini degli appartamenti di un condominio edificato nello spazio cronologico di un secolo, il Novecento.
A seconda dei dettagli dissonanti i tasselli del libro indirizzano verso le prime distinzioni che fanno emergere gli appartamenti dei:
- Beaumont,
- Marquiseaux,
- Foulerot,
- Winckler,
- Hutting,
- Rorschasch,
- Dinterville,
- Moreau
che convivono con le camere di servizio e gli inquilini che si sono installati nello stabile, tra il prima e il dopo di due guerre mondiali.
Apparentemente privo di grandi cambiamenti e/o sconvolgimenti, la vita del condominio la si vede proseguire attraverso gli oggetti che arredano le varie stanze e richiamano le attività dei suoi abitanti.
Ci sono artisti, chimici, lavoratori, produttori televisivi, medici, antiquari e pubblicitari. Uomini e donne che si alternano sotto gli occhi del lettore lasciando, inconsapevoli, che l’autore riunisca i frammenti del loro essere e le tracce che hanno lasciato sulla loro visione della vita e delle sue contraddizioni per ricomporre una fotografia in cui vuoti e pieni si invertono mostrando un’altra realtà, diversa da quella visibile passando attraverso le scale.
Man mano che il romanzo puzzle di Perec prende forma nelle storie di archeologi suicidi, imprenditori falliti e di successo, di medici e psicologi, artigiani e miniaturiste, pittori che non si vedono ma determinanti per la riuscita dell’opera d’arte e pittori che si disperdono nei meandri delle proposte artistiche, ci si appassiona alla vita e alle sue istruzioni per l’uso.
Tra una ricostruzione e l’altra, compaiono storie che sembrano non avere capo né coda ma che intrattengono piacevolmente il lettore che non si sente in colpa per aver saltato pagine di elenchi di cose e di oggetti moderni che non dicono nulla, né prova imbarazzo a sostare un poco tra i ricordi riposti in cantina o a curiosare nei tentativi d’inventario degli oggetti persi o ritrovati sulle scale.
Sono tutti tasselli ai quali viene data la possibilità di essere osservati con calma prima di seguirne i collegamenti senza lasciarsi depistare troppo dai dettagli comuni che pubblicizzano il sesso, la cucina e i romanzi polizieschi.
Qualche volta c’è l’impulso a chiudere il libro, a non volerlo completare per la sovrabbondanza di dettagli, frammenti e citazioni che raccoglie.
Troppa materia, in un contenitore solo.
Tanto vale cedere alla tentazione di Bartlebooth e dedicarsi a un unico progetto per scoprire se riuscirà a portarlo a termine secondo i criteri da lui stabiliti. Una tentazione che sa di certezza ultima ma che perde terreno quando ci si immerge nelle tante esistenze, belle o brutte, tragiche e comiche, che Perec rappresenta valicando la porta a vetri e all’idea di ordine sociale che rappresenta. Una tentazione che poi si mette da parte quando compare, in due tasselli, Cinoc, un inquilino che, per lavoro, fa l’ammazzaparole togliendo dai dizionari i termini desueti e, nel tempo libero, ispeziona le vecchie librerie in cerca di parole scomparse al fine di costruire un dizionario parlante. Ci si affeziona istintivamente a Cinoc, anche se non si sa bene come si pronuncia il suo nome e questo basta per non chiudere Vita istruzioni per l’uso per proseguire la lettura fino ad arrivare a cogliere il quadro completo del romanzo di Georges Perec.
L’unica possibilità che rimane al lettore è scegliere se incorniciare il quadro con tutti i suoi pieni, i suoi vuoti e le sue sfumature mettendo da parte le istruzioni o contemplare il quadro stesso rimettendo nella scatola i tasselli conclusivi, anche se ormai si capisce o si intuisce dove vanno collocati. In entrambi i casi il libro non è meno bello e si ama uguale. 🙂
Autore: Georges Perec
Titolo: La vita Istruzioni per l’uso
Titolo originale: La Vie mode d’emploi
Traduzione: Dianella Selvatico Estense
Casa editrice: Bur
Pubblicazione: maggio 2018
Pagine: 570
Prezzo di copertina: € 11
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