La lunga marcia di Bernard Ollivier, giornalista politico ed economico in pensione, è la narrazione dell’ambizioso obiettivo di percorrere, rigorosamente a piedi e in solitaria, l’Antica Via della Seta.
Riuscirà l’autore ad essere nel posto giusto al momento giusto per comprendere quella che sul retro di copertina è indicata come:
“una filosofia del procedere in lentezza e in solitudine?”
La lunga marcia di Bernard Ollivier: che farò dei miei pensieri?
Apparente via di mezzo tra Autostop con il Buddha di Will Ferguson e Il sogno del drago di Enrico Brizzi, La lunga marcia di Bernard Ollivier comincia nel maggio del 1999, sul treno che da Venezia lo condurrà a Instanbul.
In questa prima fase del viaggio il lettore accompagna l’autore mentre si pone una serie di domande che vanno oltre i ragionevoli dubbi sull’età, la preparazione fisica o le motivazioni che inducono un uomo a camminare fino alle porte di Teheran, verso la Cina.
Una volta valutate tutte le opportunità e i rischi del progetto diventa chiaro che percorrere la Via della Seta a piedi, affidandosi alla popolazione del paese da attraversare, diventa qualcosa di più che un atto di fiducia nel genere umano.
Nel capitolo Le città della fine del mondo, in fondo, ci si limita a scegliere cosa portare e cosa lasciare fuori dal bagaglio personale per bilanciare il peso delle domande che un pellegrino si porta dentro.
“[…] che farò della mia testa, dei miei pensieri nel corso di questa lunga, lunghissima strada? Che direzione prenderanno? Devo guidarmi o lasciarmi trasportare? Prima di partire per Compostela, mi ero imposto un compito filosofico: chi sono io oggi? Come è andato formandosi l’uomo che sono diventato? Sono quello che auspicavo di essere? Ho seguito la rotta che mi ero prefisso oppure ho tradito i miei sogni? Quali sono stati i compromessi, quali esigenze abbandonate per strada? Che pietra posare e su quale muro prima di abbandonare la scena? […] sottraggo dolori, moltiplico i vantaggi, divido le gioie ed ecco la prova del nove della mia esistenza […]”
Una prova individuale in cui il singolo mette in discussione tutto ciò in cui ha creduto e di cui fa parte per confrontarsi con una realtà della quale ha tutte le informazioni per conoscerla e verificarne l’effettiva comprensione.
Informazioni che, ne Il boscaiolo filosofo e in Missfirperver, indicano alcuni dei punti d’incontro sui quali fare affidamento per procedere nella direzione scelta senza mancare di rispetto alle regole e all’etica che costituiscono la cultura della conversazione e dell’accoglienza turca che, a sua volta, si oppone a quella espressa dai modelli occidentali.
Sono le primissime tappe del percorso. Fondamentali per affrontare i primi Dubbi, superare le paure materializzatesi con I kangal, feroci cani da pastore e simbolo metaforico della cultura anatolica e far sì che La lunga marcia non volga al termine prima del previsto.
Il pellegrino e giornalista in pensione che si presenta alla popolazione come un ex maestro ha modo di osservare un paese proiettato verso Occidente, con tutte le usanze che le sono proprie e che per secoli hanno regolamentato politica, economia e struttura sociale di una nazione d’Oriente.
Passo dopo passo, Ollivier ha modo di addentrarsi all’interno della cultura turca, radicata nel territorio dopo secoli di commerci e spostamenti lungo la Via della Seta, e di constatare come stia andando incontro alle sue prime contraddizioni.
Gli influssi e le influenze della modernità rappresentati dalla cultura occidentale che si comunica ricca e veloce appaiono lungo le autostrade, nei continui inviti a farsi portare in macchina invece di fermarsi a bere un tè come si usa nei villaggi e piccoli centri urbani, nella costruzione delle prime strutture alberghiere che ricevono il turista ma non accolgono il visitatore secondo le regole dell’ospitalità del luogo. Vecchio e giovane, stasi e movimento sono concomitanti e si reggono su equilibri fragili e incerti narrati in Veni, vidi…, Mille chilometri, Jandarma… e I caravanserragli.
La lunga marcia indica inoltre le problematiche alle quali questa parte di mondo dovrà fornire una soluzione, se vuole continuare a preservare la sua identità e, allo stesso tempo, realizzare il desiderio di far parte della comunità europea.
I pensieri scorrono e tutto sembra procedere per il meglio, Ollivier sembra aver trovato il suo ritmo e il suo modo di stare in un paese straniero ma, mano mano che si avvicina alla frontiera, si bloccano nei divieti e nelle aggressioni riportate in Donne… e ladri.
Gli incontri con la popolazione femminile si diradano ulteriormente fino a far emergere il dubbio che forse davvero non contano nulla. Quando appaiono, la possibilità di scattare loro una foto ha per un uomo solo, i cui unici oggetti di valore sono il passaporto, la mappa dei luoghi, l’orologio e la macchina fotografica, qualcosa che rassicura e conforta. Qualcosa da portare con sé nel corso della lunga marcia e che Ollivier difende dai ladri cambiando strada e cercando di limitare la distanza da percorrere per raggiungere il villaggio più vicino.
Il divieto di parlare alle donne e il trauma del tentativo di furto perpetrato da chi credeva fossero suoi simili bastano per sviluppare una Depressione in quota che il pellegrino, in memoria della strada percorsa, si impone di combattere per non perdere fiducia nel genere umano e per resistere alle conseguenze sociali e individuali di una situazione politica critica che, per ironia della sorte, comunica a Bernard Ollivier che sul piano professionale è decisamente nel posto giusto.
A pochi chilometri dalla fine, il corpo tradisce il primo obiettivo de La lunga marcia e questo è il tema del capitolo finale, Il grande dolore. Tuttavia, lo spirito regge malgrado:
- l’impossibilità a passare il confine per raggiungere Teheran,
- la consapevolezza che nemmeno la mente può imporsi sui cedimenti del corpo,
- il dolore fisico e morale della sconfitta,
- l’idea di aver tradito il proposito di non procedere se non a piedi e
- l’impressione di aver perso gli ultimi scampoli di dignità che gli rimanevano nel viaggio di ritorno a Instabul.
Le ultime pagine del primo libro di Bernard Ollivier è dedicato al proposito di riprendere il cammino della Via della Seta da dove è stato interrotto, sintetizza la risposta formulata sul cosa fare dei suoi pensieri e risponde anche al timore di aver deluso le persone lasciate a casa per portare avanti un progetto individuale e mettere a frutto l’esperienza maturata sul campo professionale.
In conclusione, La lunga marcia è un buon libro per trascorrere il tempo in compagnia e per accogliere l’invito a proseguire la conversazione con le prossime tappe, Verso Samarcanda e Il vento nelle steppe. 🙂
Autore: Bernard Ollivier
Titolo: La lunga marcia A piedi verso la Cina
Titolo originale: La longue marche
Traduzione: Luisa Cortese
Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 258
Pubblicazione: marzo 2009
Prezzo di copertina: € 9
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