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L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio di Murakami: romanzo di sosta?

6 Dicembre 2019
L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio di Murakami: perché incolore?

L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio è il titolo lunghissimo di uno dei libri di Murakami che volevo leggere entro la fine del 2019 e, forse, anche l’ultimo romanzo che leggerò di questo autore.

Un dubbio che resta coerentemente in sospeso con quella che è la trama narrativa di un romanzo di sosta, prima di riprendere il cammino verso nuovi percorsi di lettura. Perché?

L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio di Murakami: perché incolore?

L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio racconta la storia di un giovane uomo che dai venti ai quasi quarant’anni si convince di essere inconsistente al punto tale da desiderare la morte.

Perché incolore? È questa la parola chiave che mi ha invitata a scegliere, dopo aver letto Il mestiere dello scrittore, questo specifico libro di Murakami.

La scrittura e le parole possono descrivere le sfumature di un’anima ferita e rimossa, senza spiegazioni di causa ed effetto, da un cerchio di relazioni umane apparentemente perfetto? Questo è quanto definisce l’immagine trasparente di Tsukuru che, escluso dal gruppo di amici del liceo si trova a fare dei paragoni tra sé e le quattro persone che lo hanno allontanato e che, nei loro nomi, contengono un colore che li identifica per indole, carattere e personalità.

Il trauma di essere rifiutato dopo un periodo in cui si sentiva parte di una comunità rimane una costante nei pensieri di Tazaki che non può far altro che archiviare la ferita e andare avanti a costruire stazioni.

Al pensiero di morire si sostituisce, quindi, la convinzione di essere un involucro vuoto, privo di colori e identità e, di conseguenza, si rassegna a sostare nel posto assegnatogli evitando accuratamente di provare emozioni e sentimenti ai quali non può fornire alcun significato.

L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio si adatta ad essere il nulla, come richiesto dagli amici che credeva di avere e nel rispetto delle regole non scritte del gruppo di cui pensava di far parte, seppur in modo banale e marginale.

Nel romanzo, Murakami descrive il processo di autoisolamento del protagonista che, per sopravvivere, non può far altro che progettare una rielaborazione del trauma affettivo secondo un certo tipo di logica e in ordine di abitudini. Una dinamica che lo scrittore fa intravedere al lettore a partire dai dialoghi con l’unico amico conosciuto durante il periodo universitario e con una donna della quale si innamora e che, indirettamente, lo aiuta a fare quel salto spirituale necessario per rimarginare la ferita dei vent’anni e per riprendere a vivere.

“[…] gli esempi concreti ci riportano indietro al fatto di accettarli o meno, di crederci o meno, nel momento in cui si manifestano. Non c’è una via di mezzo. È come fare un salto, un salto con lo spirito. La logica è tagliata fuori”.

Sullo sfondo narrativo, ricorrente, viene menzionata una traccia sonora che, collegata al titolo dell’opera, narra il protagonista nel presente collocandolo tra ciò che era e ciò che è diventato dopo quanto accaduto e lasciandogli l’unico legame rimasto indenne con gli anni della spensieratezza e dell’armonia che, spontanea, si era creata con gli amici di un tempo.

In un ipnotico gioco di sospensioni e scorrevolezza, L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio è un romanzo che ripercorre le stesse sensazioni espresse in Norwegian Wood ma, più che esserne un’evoluzione, sembra più una verifica dell’autore su quali elementi sono realmente importanti per ristabilire un equilibrio spirituale ed esistenziale duramente compromesso da un trauma affettivo e relazionale che, per quanto distante nel tempo, non è stato assorbito del tutto.

Un equilibrio che viene ricostruito con la stessa professionalità che Tazaki impiega per costruire e mantenere funzionali le stazioni di Tokyo e che, fino alla fine, rimane incerto.

“Tsukuru chiuse gli occhi, voleva dormire. L’ultimo barlume della sua coscienza venne inghiottito in fondo alla notte, prese velocità diventando sempre più piccolo finché sparì, come l’ultimo treno che si allontana sui binari. Rimase soltanto il suono del vento fra le betulle del bosco”.

Malgrado i dubbi che il protagonista continua ad avere su sé stesso e sul suo modo di relazionarsi, il suo modo di essere incolore si mantiene saldo e flessibile ai colori e alle sfumature che ogni essere umano incontra nel corso della vita. Ciò che rende incerto questo equilibrio tanto delicato sta nel discernere quali sono i problemi che spetta a Tsukuru risolvere e quali no.

Per garantire che i complicati processi interiori di un essere umano seguano il loro naturale corso si può restare in attesa e controllare che tutto scorra nel modo giusto come L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio o mettersi in cammino in cerca dell’altro o di sé stesso.

Quello che conta è trovare sempre e comunque il modo di tenere a bada gli spiriti maligni facendo affidamento alla trasparenza adatta per dare la giusta attenzione ai colori e alle opacità che definiscono i particolari di un romanzo entro cui ci si può permettere si sostare, prima di ripartire con un altro libro di Murakami o no. 🙂

Autore: Murakami Haruki
Titolo: L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio
Titolo originale: Shikisai o motanai Tazaki Tsukuru to, kare no junrei no toshi
Traduzione: Antonietta Pastore
Casa editrice: Einaudi
Collana: Numeri Primi
Pagine: 260
Pubblicazione: maggio 2015
Prezzo di copertina: € 13

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