Con Il diario di Jane Somers di Doris Lessing ci si sofferma sull’aspetto diaristico del romanzo e su un tipo di narrazione che fa della scrittura strumento e momento di introspezione per restituire un’immagine spietata, disincantata, il più possibile verosimile alla persona e al personaggio che intende riflettere e rappresentare.
Uno specchio che l’autrice pone davanti a sé stessa per descrivere il senso dell’esistenza e di esistenze al femminile.
Tra le piccole bugie e le amare verità trascritte giorno per giorno da Janna (Jane) Somers quale sarà il dosaggio per fare di un ipotetico diario un romanzo autentico?
Il diario di Jane Somers di Doris Lessing: un ipotetico diario per un romanzo autentico
Con Il diario di Jane Somers, Doris Lessing si prende la responsabilità di rappresentare la relazione che si instaura tra Janna, vice direttrice di una rivista di alta moda londinese e Maudie Fowler, una vecchia strega scontrosa e indigente incontrata per caso in farmacia.
Conscia del suo ruolo di donna indipendente, benestante e ancora piacente Janna ha appena perso la madre e il marito. Sente di non averli assistiti adeguatamente lasciando che fosse Georgie, la sorella maggiore (moglie, madre e da sempre attiva in opere di beneficenza e carità) a occuparsi dei loro ultimi istanti di vita.
Jane non smette di interrogarsi sull’origine o la portata del suo egoismo, cerca il dialogo con la sua superiore e unica amica Joyce (scelta di nome interessante) e con un’analisi critica e spietata di sé compone un diario dove racchiudere la corretta definizione di Janna (Jane) Somers.
Il sospetto che, tra la sua natura, lo stile di vita e l’immagine riflessa che veicola ci sia qualcosa stride, che non collima tra realtà interiore ed esteriore della sua persona porta Jane a notare Maudie.
Prima non aveva mai visto gli anziani o, forse, non ha mai voluto vederli. Perché, dato che fanno parte della società, non sono mai stati presenti negli articoli di taglio sociologico o nei servizi fotografici della rivista che, da anni, dirige con successo?
La curiosità di sapere, di trovare una risposta la inducono a fare, a suo dire, un gesto sconsiderato: aiutare la vecchia strega ad acquistare le medicine che le servono, accompagnarla a casa e accettare la tazza di tè che le viene offerta.
Maudie ha più di novant’anni, nessuno che si occupi di lei, è bisbetica, rabbiosa e indisponente. La sua casa è piccola, buia, sporca e trasandata eppure, Jane Somers ne è affascinata. Qualcosa la spinge a occuparsi di lei, a tornare in quella dimora, così diversa dalla sua e che ha arredato con tanta cura e gusto per il bello.
Jane torna da Maudie ogni giorno, ad ascoltare la sua storia di donna segnata di perdite, abusi, privazioni, fame, sfruttamento, due guerre mondiali, povertà, lavoro e solitudine. Quando un giovane elettricista, viste le condizioni in cui vive Mr Fowler, chiede:
“A cosa serve la gente così vecchia?”
Janna decide di occuparsi fino alla fine di Maudie.
“Allora mi sedetti e pensai. Quello che Jim aveva detto era quello che tutti dicevano: perché non sono in un ricovero? Bisogna toglierli di mezzo, metterli dove la gente giovane e sana non li possa vedere, perché non sia costretta a pensare a loro. […] come valutiamo noi stessi? In base a quali criteri?”
Jane annota tutto nel diario proposto da Doris Lessing.
“La mia mente è chiara, acuta, un vortice di pensieri. Mi è appena venuta un’idea nuova, questa: scrivere è il mio mestiere, non faccio che scrivere appunti per me stessa, memorandum, articoli, e tutto per presentare idee, eccetera, se non a me stessa, agli altri. Non permetto ai miei pensieri di volatilizzarsi, li metto sulla carta, li presento, presuppongo la presenza di un occhio esterno”.
Il diario di Jane Somers registra tutte le fasi attraversate da due sconosciute senza alcun legame esistenziale per instaurare una relazione umana e diventare amiche.
Nel romanzo di Doris Lessing diventano le persone giuste per riuscire a vedere a quale versione le donne sono inclini a tendere per natura e come mai la loro individualità, all’interno del tessuto sociale in cui si muovono, è immaginato come marginale o subordinato, semplice o scontato e perché vi si adattino, più o meno di buon grado.
Nel libro, nel suo insieme, si intrecciano le scelte di Vera e di Molly che, oltre alle rispettive famiglie, si occupano delle anziane Anne e Eliza facendo loro la spesa o ascoltando le loro storie di gioventù, dell’appena diciottenne Jill che sogna di emulare la tanto ammirata zia Jane e dell’ambiziosa femminista Phillis, indecisa se sposarsi o meno.
“Di queste donne che tengono insieme le cose, che favoriscono i nostri importanti appuntamenti coi grandi eventi con le loro multiformi attività, così umili che, interrogate alla fine della giornata su quello che hanno fatto, spesso rispondono, Oh, niente.”
Il diario di Jane Somers osserva tutto, con rigore certosino. La critica sociale c’è ma rimane aderente a una visione oggettiva della realtà e non si pronuncia in merito a cause e conseguenze, né perde tempo a spiegare, consigliare o contestare. Tanto ci sarà sempre qualcuno o qualcuna che dirà:
“Perché non vuoi dirmi cosa devo fare, così poi potrò dare a te la colpa di quello che succederà”
Domanda alla quale né l’autrice né la narrataria rispondono, come se non valesse la pena dare valore, importanza o rilevanza a un pensiero che, in realtà, non viene richiesto né considerato come tale.
Janna Somers, l’egoista Jane, la moglie viziata, la dirigente di successo, l’icona di stile e di eleganza, ha altro a cui badare. Maudie, la vecchia strega, la sua amica, si sta consumando nella malattia. Ha dovuto lasciare che venisse portata in ospedale ed è furiosa perché la sua fine si avvicina.
Chi narra sente sopraggiungere una stanchezza insostenibile e tutte le energie rimaste sono tutte investite per far compagnia a Mrs Fowler, a cercar di capire da dove provenga tutta quella rabbia in quel corpo consumato che chiede continuamente di essere tirato su e di non chiudere la porta della stanza.
“Mi sono sentita inorridire. Perché so che Maudie si sentirà inorridire. Perché, semplicemente, vorrei che morisse. È tutto così orribile. Eppure non posso permettere a me stessa di pensare in questi termini. Maudie non vuole morire, ecco come stanno le cose! Mi sembra legittimo desiderare la morte di una persona se a sua volta questa persona desidera morire, non se resiste, se non è ancora pronta”.
Jane tiene compagnia e attende che l’amica accetti il momento, che lasci siano gli altri a badare a lei quando ha passato tutta la vita a dare senza mai ricevere nulla in cambio, nemmeno a chiederlo o urlarlo.
La vecchia strega però non accetta e si arrabbia ancora di più. Morire, non è questo quello che vuole. E quando arriva il momento, Jane si occupa di tutto e non si sente sollevata, né teme la morte. Capisce che né lei, né le anziane signore che ha conosciuto nel corso di questa casuale esperienza esistenziale, hanno paura della morte. Come si sono curate di vivere, per sé stesse o per gli altri, sembrano sapere che dovranno anche prepararsi per fare i conti con la morte, a guardarla in faccia. Arriva per tutti, la morte.
Eppure è curioso come la rabbia di Maudie sembri un trucco per tenerla a distanza, per vivere ancora un po’ mentre la rabbia di Jane, invece, è tutta focalizzata per farsi trovare pronta all’ultimo appuntamento e fare il punto della situazione. Magari bevendo, prima, una tazza di tè.
Autore: Doris Lessing
Titolo: Il diario di Jane Somers
Titolo originale: The Diary Of a Good Neighbour
Traduzione: Monica Pareschi
Casa editrice: Feltrinelli
Pubblicazione: ottobre 2008
Pagine: 254
Prezzo di copertina: 8 €
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