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Dio di illusioni di Donna Tartt: il fascino delle apparenze

8 Novembre 2019
Dio di illusioni di Donna Tartt: il fascino delle apparenze e sostanza di lettura

Dio di illusioni di Donna Tartt è un romanzo per il quale, probabilmente, non avrei nutrito alcun interesse se non fossi rimasta affascinata dalla ragazza che me lo ha consigliato.

Per l’abbigliamento e l’acconciatura vintage sembrava provenire da un’altra epoca e mi ispirava simpatia l’assoluta naturalezza con cui comunicava un certo gusto per l’eccentrico.

Conversando, ho colto quello che mi sembrava un singolare suggerimento di lettura che ho seguito con la curiosità di scoprire perché, secondo una delle lettrici che più hanno amato questo libro:

“La bellezza è crudele”

Dio di illusioni di Donna Tartt: la bellezza è…?

Dio di illusioni di Donna Tartt è un romanzo ambientato nel New England, tra le mura dell’Hampden College. Luogo dove la voce narrante, Richard Papen, californiano per nascita e per carattere, cerca rifugio e identità.

Nel romanzo diario di Richard scorrono quindi le immagini viste da un ragazzo banale, figlio di persone standard, che desidera dissociarsi dalla sua realtà per entrare in un’altra, quella della letteratura.

L’Hampden College è l’unica occasione per evolvere da individuo comune a individuo non comune. A guardare attraverso gli occhi del narratario, studente lavoratore per un professore di sociologia, Henry, Charles e Camilla, Edmund Corcoran detto Bunny, Francis e il professor Julian appaiono come creature straordinarie, le sole in cui credere per scoprire come togliersi di dosso l’aura di nullità che un giovane squattrinato e senza prospettive si porta dietro.

Henry affascina per la sua composta e dotta intelligenza, i gemelli Charles e Camilla incantano per la comunanza dei gesti e per la bellezza della loro forma, Francis incuriosisce per gli effetti ambigui che ispira.

Solo Bunny non affascina. È chiaro che la sua immagine, malgrado il modo di fare e di essere siano concordi con la natura del personaggio, sia l’unica a stonare nel contesto offerto dal selezionatissimo gruppo di allievi dedito allo studio del greco e del latino e all’approfondimento della cultura umanistica. È l’unico che non prende seriamente gli insegnamenti ricevuti pur avendo l’abilità, forse dovuta alla dislessia o allo stato d’abbandono in cui è stata lasciata la sua istruzione, a intuire gli altri per quello che sono e a deridere, istintivamente e con leggerezza, le illusioni in cui credono. Si presenta fastidioso e divertente, amabile e detestabile, discutibile eppure compatibile con le dinamiche interne ed esterne che si determinano nella piccola aula in cui questi giovani aspiranti intellettuali si riuniscono per dialogare con Julian.

Nel complesso, agli occhi di un ragazzo banale e mediocre come Richard, il gruppo descritto da Donna Tartt è tale da fargli desiderare di farne parte. Realizza il suo desiderio portando un dono personale, quello della menzogna che, per ironia del Dio di illusioni, sarà anche il biglietto d’ingresso alle verità di una realtà sotterranea dove perversioni, trasgressioni e pulsioni amorali lottano per emergere senza farsi scoprire dalle convenzioni e dalla morale moderna.

Richard si trova così inconsapevolmente immerso in una miscela narrativa i cui effetti, sperimentati da Henry in un duplice omicidio e in un suicidio, saranno più o meno devastanti in base al grado di coinvolgimento di ogni singolo individuo.

“La bellezza è terrore”

Scrive Donna Tartt in una delle prime lezioni di greco antico. Una sibillina affermazione che è sufficiente per indurre la sofisticata compagnia a volerne fare esperienza diretta, alla maniera degli antichi e come se fosse un gioco.

“Perché la mente moderna è capricciosa e digressiva, la mente classica è mirata, risoluta, inesorabile”.

Henry, il più autorevole, pensa di poter controllare e prevedere le conseguenze di tali esperimenti escludendo Bunny in un primo momento e, per una serie di sfortunati avvenimenti, coinvolgendo Richard in un secondo, spaventoso momento. A metà libro il danno è fatto e il gruppo non può far altro che compattarsi nell’omertà e nel terrore di doversi rendere responsabile di ciò che ha compiuto di comune accordo.

Il legame di amicizia, fondato sul grado di conoscenza del privato e sull’idea di libero arbitrio di ogni singolo individuo, diventano le ultime illusioni alle quali si aggrappano per non essere scoperti dalla società e, soprattutto, dal loro amato insegnante.

Tra i fatti, le vicende, gli studi e le esperienze messe insieme da Donna Tartt in quello che fu il suo romanzo d’esordio scorrono, confuse e misteriose, varie nozioni e cognizioni che, pezzo per pezzo, fanno cadere ogni illusione.

Nell’insieme, il romanzo fa tutto quello che è necessario per descrivere l’essenza della letteratura che, paradossalmente, si distrugge nel momento in cui Julian osserva il retro di una lettera e nel modo in cui Henry reagisce nello spiegarne il contenuto.

“La bellezza è severa”

Si legge in Dio di illusioni, qualche pagina dopo il tentativo di Richard nel visualizzare il ricordo e l’immagine che aveva e che gli è rimasta dell’amato professore mai più rivisto:

“Una delle qualità più attraenti di Julian sta nella sua incapacità di vedere cose e persone nella loro vera luce. E sotto, con diverso inchiostro: forse anche una delle mie qualità più attraenti (?)”

Richard si rivela quindi al lettore come il Parmenide della situazione, filosofo antico che, nel corso delle lezioni di Julian, non viene mai preso particolarmente in considerazione come invece avviene per Platone, Aristotele o, in un salto cronologico notevole, per Dante. In tal senso, la voce narrante del libro si limita a esporre i fatti per come si sono svolti e perché, cerca di capire come quel singolo corso abbia inciso nel suo modo di approcciare alla letteratura inglese e si confronta con altre voci (Carroll, Orwell, Acton) in cerca di quei punti di riferimento ai quali fare affidamento per avere una visione chiara, realistica e sincera del romanzo.

Alla fine, in Dio di illusioni, ogni ideale di bellezza cade nel vuoto. Rimane, salda, la convinzione che essa sia terrore e severità ma perché sia crudele, rimane un mistero che si concentra in Camilla. L’unico personaggio femminile, tra le Marion e Sophie che si intrecciano nello scenario del romanzo, che, per quanto muto, inconoscibile e incantevole, si fa notare in una storia scritta da una donna dal punto di vista maschile. Forse non era la migliore del corso di Julian ma il dubbio che sia il personaggio più bello rappresentato da Donna Tartt rimane intatto, in tutto il suo fascino.

Autore: Donna Tartt
Titolo: Dio di illusioni
Titolo originale: The Secret History
Traduzione: Idolina Landolfi
Casa editrice: Rizzoli
Pubblicazione: giugno 1993
Pagine: 431
Prezzo di copertina: 13 € (su Amazon)

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2 Comments

  • Reply Giulia Montanari 11 Novembre 2019 at 11:00

    Oooh, Dio di Illusioni – il grande amore (cartaceo) della mia vita! Un romanzo che corre sulla lama sottile della credibilità, con un gruppo di personaggi elitari ed arroganti – ed, in ultima analisi, disperatamente ingenui – che decide di sfidare i limiti umani e spingersi nel divino… o nel diabolico, a seconda di come la si guarda. Ha tutto quello che amo in un libro: un insegnante pieno di fascino e carisma che si rivela essere – con grande sorpresa e dolore dei suoi studenti/seguaci – un uomo fondamentalmente imperfetto; una clique di studenti ricchi, belli e viziati che, sotto sotto, sono ragazzini soli; una voce narrante assolutamente inaffidabile ma in cui è facile (e divertente) identificarsi.

    La cosa comica è che la Tartt ha scritto l’intero romanzo come monito e avvertimento dei rischi che si corrono per troppa hubris, e del pericolo della ricerca ossessiva della bellezza ad ogni costo. E io, beatamente immune all’analisi critica, ho ricavato solo una voglia matta di organizzare un baccanale. Se ci scappa l’omicidio, pazienza: non si fa una frittata senza rompere alcune uova, no?

    • Reply Rita Fortunato 13 Novembre 2019 at 21:22

      Ottima sintesi, Giulia 😉
      Grazie, per il tuo commento <3

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