Il re dell’uvetta chiude (relativamente) la trilogia di Fredrik Sjöberg edita Iperborea. Questa volta il protagonista è lo zoologo Gustaf Eisen:
“[…] un uomo pratico, dotato di uno sguardo da intenditore […]”
Oltre ad essere il massimo esperto di lombrichi in Svezia, Eisen fu anche pittore, archeologo, pioniere nella coltivazione dell’uvetta in California, viaggiatore, fotografo, collezionista.
In questa luce si capisce subito che il terzo romanzo di Sjöberg ha scelto il soggetto più complesso da definire in quanto non isolabile e particolarmente incline a confondersi con le storie di esistenze singolari, fra loro correlate.
Dove condurrà, quindi, la ricerca su Il re dell’uvetta?
Il re dell’uvetta di Fredrik Sjöberg: chi è Gustaf Eisen e qual è il tema del romanzo?
Seguendo la tradizione iniziata con L’arte di collezionare mosche e perpetrata con L’arte della fuga, anche Il re dell’uvetta inizia con una citazione, quella della scrittrice Jeanette Winterson:
“Era una lunga storia e, come la maggior parte delle storie del mondo, non è mai finita. C’è stata una fine – c’è sempre – ma la storia è continuata oltre la fine, come sempre”.
La voce narrante poi torna ai ricordi d’infanzia che, in una notte d’estate, acquisisce la forma del dodicenne che era, desideroso di rubare una lampada per poter catturare delle falene.
Il ricordo d’autore si sovrappone alla figura di un giovanissimo Gustaf Eisen che, sempre di notte, passeggia tra le tombe di un cimitero in cerca di lombrichi. Il re dell’uvetta è un orfano provvisto di un considerevole patrimonio personale che già da ragazzo si dimostra un eccellente studioso al quale sarà assegnata una vita talmente lunga da toccare quasi il secolo di esistenza.
Nella sua ricerca di scoprire chi è Gustaf Eisen la voce narrante disporrà in campo tutte le sue conoscenze sull’entomologia, sull’ornitologia e sull’arte applicandole alle esperienze acquisite come ricercatore, collezionista, viaggiatore.
Per quanto si impegni a mantenere il focus su quella che è metaforicamente una Callicera aurata, Eisen rimarrà indefinito fino alla fine e la lettura di questo romanzo diventa un’occasione per inserirsi in un discorso ben più ampio e articolato.
I curiosi comportamenti del protagonista che non desidera veder attribuito il suo nome nella scoperta di nuove specie di insetti, i suoi spostamenti tra l’Europa, l’India, il Guatemala e l’America e il vezzo di firmarsi sempre con delle varianti grafiche vengono appuntati da Sjöberg con precisione certosina eppure, tutte queste micro rivelazioni su identità, carattere e personalità dell’individuo non conducono a niente.
Eisen c’è ma non è localizzabile. Ha incontrato e sostenuto vari amici nel corso della sua vita e si è relazionato anch’egli, al pari di Malaise, con donne straordinarie senza però mai legarsi solo ad una di esse.
“Non sembra che Eisen fosse particolarmente interessato alle donne. Se lo era, lo nascondeva bene. Naturalmente non sono affari miei, ma certo ogni tanto me lo sono chiesto. L’amore può spiegare quasi tutto nella vita di un essere umano”.
Ben presto ci si rende conto che, a differenza di Widforss, Il re dell’uvetta non sta fuggendo da nulla e non sta cercando qualcosa di specifico. Il mondo e le persone che lo abitano sono il suo campo di ricerca e disastri o fallimenti non sembrano toccare l’animo pratico e propositivo che lo contraddistingue. Eisen non sta mai fermo e non c’è un momento, nemmeno in tarda età, in cui non si stia interessando a qualcosa che vale la pena di approfondire perché, tutto sommato, lo diverte.
È un personaggio solo, un puzzle troppo complesso. La narrazione della sua solitudine non presenta però sfumature amare. Al massimo, una nota di nostalgia per il luogo dal quale tutto è partito che risuona sommessa negli ultimi anni e nelle ultime pagine del libro dedicato a un Gustaf alla fine intento a passeggiare in Park Avenue, a indicare dove posizionare nuove casette per uccelli. Le stesse che, nel suo personale ricordo d’infanzia, l’autore costruiva per acquisire gli strumenti e le abilità necessarie per raggiungere le falene.
Il re dell’uvetta procede per tentativi tenendo il primo di esso come unico sostegno per non arrendersi lungo il percorso.
“Il mio primo tentativo è nato dalla convinzione che in questo mondo ci sono molte cose incomprensibili, ma che è tuttavia possibile trovare un senso se si riesce a limitare la propria ricerca […]”
Il romanzo diventa così uno spazio in cui poter parlare di altri personaggi singolari e il luogo dove riprendere i fili di una conversazione iniziata nei libri precedenti e inerenti l’arte, la letteratura, la musica, le scienze umanistiche e naturali e svolge, inoltre, la funzione di tramite attraverso il quale l’autore esprime al lettore le sue considerazioni su temi d’attualità.
“La questione dell’ecosistema del pianeta – le foreste, i mari, il clima – si è trasformata in una religione, sia pure secolare e più fondata sulla scienza delle primordiali leggende sugli dei”.
In tutto questo discorso, la figura di Gustaf Eisen appare e scompare. Rarissimo come la Callicera aurata sulla quale il narratore, abbandonate le sirfidi, si è specializzato. L’unica cosa che rimane certa in questa affascinante e folle ricerca del soggetto è l’immagine che viene fornita del suo studio nel quale non mancano:
“Una bella biblioteca, un prezioso microscopio e un cavalletto”.
e che riassume tutto un percorso fornendo, allo stesso tempo, il senso che si può dare all’esistenza. Un’esistenza che è fatta di relazioni (una bella biblioteca) attenzione per i dettagli che si desidera approfondire (prezioso microscopio) e restituzione di una certa visione del mondo e della vita (un cavalletto).
Chi è Gustaf Eisen?
Qual è il tema de Il re dell’uvetta?
A me è parso di leggere la storia di un essere umano che si è divertito a seguire e assecondare il suo destino invece di inveire contro di esso o accanirsi su un’unica base per determinare il raggiungimento di una qualche aspirazione eterna.
In conclusione, Il re dell’uvetta di Fredrik Sjöberg è un libro fantastico pur non avendo nulla degli elementi che definiscono il genere letterario in sé. Può essere letto singolarmente e non richiede al lettore di seguire l’ordine di pubblicazione. Per questo è una trilogia anomala. Offre una possibilità di scelta perché ogni libro, nelle sue variazioni, contiene tutti i temi universali e ha le potenzialità di ottenere un posto paritario nello scaffale dedicato alle migliori proposte di lettura che si possono incontrare o consigliare.
Un libro da leggere assolutamente, vero?
Autore: Fredrik Sjöberg
Titolo: Il re dell’uvetta
Titolo originale: Russinkungen
Traduzione: Fulvio Ferrari
Casa editrice: Iperborea
Pubblicazione: agosto 2016
Pagine: 189
Prezzo di copertina: € 16
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