Idoli e ragione di Guido Piovene è una di quelle letture scelte per gioco in biblioteca quest’estate. Un gioco che però mi ha condotto a una raccolta di articoli giornalistici risalente agli anni ‘60 ricca di parole, immagini e considerazioni attualissime, perfettamente conservate in quello che è un libro tutto da leggere.
Idoli e ragione di Guido Piovene: una piccola selezione di immagini e parole da leggere
Idoli e ragione di Guido Piovene non segue un filo conduttore ben preciso né si pone l’obiettivo di fornire una visione univoca della realtà in cui l’autore scrive e vive.
La premessa, tuttavia, chiarisce genesi, carattere e correlazioni di una raccolta di pensieri e riflessioni, personali e professionali riguardo a un’ampia gamma di argomenti che vanno dalla storia all’arte, dalla natura alla letteratura e tanto altro ancora.
“Giornalismo e diarismo hanno un facile etimo dello stesso significato e il giornale si chiama diario in alcuni paesi. Una serie di articoli di giornale può diventare facilmente un diario di riflessioni suggerite da occasioni esteriori”.
A catturare l’attenzione sulle parole che compongono Idoli e ragione è come esse siano usate, non per persuadere o cambiare le convinzioni del lettore ma, per creare uno stato contemplativo in rapporto alle immagini che le parole stesse evocano e ispirano. Si ha questa sensazione sempre nella premessa dove, peraltro, l’autore risponde all’accusa di essere stato definito dai suoi contemporanei, ambiguo.
“Leggendo le 400 pagine di questo libro mi pareva che lasciassero trasparire abbastanza chiaramente il carattere dell’autore ma non il suo pensiero, spesso ondeggiante e contradditorio, fuorché su alcuni punti. È accaduto sempre così, non me ne sono mai difeso e non per nulla un certo numero di fanatici, opportunisti o ‘uomini tutti d’un pezzo’ si è divertito ad affibbiarmi l’epiteto di ‘ambiguo’, quasi che non fosse ambigua, cioè cangiante e multilaterale, la realtà che ci attornia nei suoi aspetti migliori: infatti, dove non è ambigua, è soltanto atroce”.
In Idoli e ragione viene poi anche illustrata una figura d’uomo esemplare, capace di dare una visione del mondo e delle idee quanto più possibile aderente alla realtà e che viene chiamato conservatore illuminato. Immagine, questa, che richiama quella dei nichilisti fiammeggianti tratteggiata da Umberto Eco in Apocalittici e integrati.
Curiosa similitudine a parte, è difficile scegliere tra le 124 riflessioni e considerazioni disposte in ordine sparso in Idoli e ragione. Sempre per gioco, ho per questo fatto una piccola selezione di lettura, per avere piccolo frammento sulla visione del mondo di un giornalista e letterato che cerca di dar voce alle sue intuizioni riguardo i cambiamenti e le variazioni di pensiero di un’epoca.
In 《che bello》, ad esempio, è difficile non sentirsi nel presente in una frase scritta vent’anni fa:
“oggi l’esprimere il proprio pensiero, per molti, sia diventato meno penoso”.
e che l’autore argomenta tenendo conto della tendenza dei giovani a dimostrare maggiore padronanza di linguaggio e una facilità di parola che, nel percorso educativo della generazione precedente non era possibile e che, anzi, accentuava la timidezza nell’esporre. Una bella conquista, nello spazio di una generazione che però, non è priva di lacune.
“Manca spesso, sotto lo scrivere, quel flusso del parlato che spinge avanti, rifornisce, fonde la pagina”.
Per certi versi, questa considerazione sugli effetti dell’uniformazione linguistica di stampo manzoniano e la conseguente regressione dei dialetti ricorda quanto sta avvenendo adesso quando si parla di strumenti di comunicazione e cultura digitale. Per quanto distanti nel tempo, le dinamiche espresse e analizzate in Idoli e ragione e quelle che avvengono online, sono le stesse.
Ad ogni cambiamento seguono delle problematiche da affrontare e che fanno paura, come è naturale che sia. In Le nuove paure Piovene, afferma che:
“È la ragione che genera le paure, come può anche guarirle, cosa però molto più rara”
e restituisce uno sguardo disincantato ma non cinico sulla realtà in cui vive e sugli scenari che, in futuro, potrebbero prendere forma che, per il momento, rimangono ignote. Le nuove paure è uno degli articoli più interessanti del libro perché consiglia di tener d’occhio il mondo editoriale e il tipo di pubblicazioni che sceglie per rappresentare, approfondire o rielaborare paure, fantasie e stati d’animo della società in cui opera.
Sottolineando una semplice verità, Idoli e ragione dice che ogni epoca ha le sue paure, molte delle quali illusorie e superabili. Solo una è però vera, concreta e tangibile e, come scrive Piovene, era già stata individuata da Lovercraft:
“La vera paura è una sola. È quella di essere privati della propria persona”.
Se si pensa all’ansia e alla paura di perdere o non saper comunicare la propria identità online, i saggi di Piovene sembrano più contemporanei ora che negli anni ’60. E continuano a mantenersi attuali, pertinenti e comprensibili e, pur non dicendo nulla di nuovo, si percepiscono diverse variazioni del discorso quando si legge:
- In memoria di Pirandello e di Uno, nessuno e centomila,
- di come il visitatore di una mostra d’arte si rende conto che Picasso, per quanto riguarda il linguaggio artistico, ha già Tutto espresso o
- che nemmeno L’astrattismo dissimulato, riscontrato nelle opere di una mostra dedicata alla Pop Art, riesce a trovare una soluzione espressiva veramente originale, collettiva, riproducibile in serie.
In quest’ultimo articolo di Idoli e ragione considerare che:
“Un uomo non dovrebbe essere né radicato né sradicato, né integrato né disintegrato, né attaccato né distaccato, né straniero né indigeno, né legato né sciolto, ma una cosa e l’opposta; se non altro, per soffrire meno”.
alleggerisce il lettore dal peso determinato in L’ossessione delle scelte. Pur non dimenticandosi della tendenza dell’essere umano a voler per forza un solo modello di pensiero e di come esso implichi sempre il rischio di una distorsione dell’intelletto che banalizza la realtà rappresentata per mezzo della parola e limita le possibilità di un’etica (descritta ad esempio ne Il bene e gli altri di Filippo La Porta) condivisa e condivisibile. Un rischio che, leggendo Idoli e ragione, è possibile evitare se si fa buon uso dell’intelletto.
“Proprio dell’intelletto veramente creativo è l’amare dentro di sé anche quello che nega e dichiara di voler sopprimere”.
Infine, tra le molteplici immagini che scorrono Idoli e ragione è possibile scorgere una figura unica nel suo genere e indefinita nella sua definizione. Quella dell’umanista all’antica non vincolato a un luogo e a un tempo ben precisi e che non vuole né può fare a meno di nulla. Una figura quasi mitica e che continua ad affascinare chi legge e, probabilmente, ha affascinato anche chi su di esso ha scritto.
Idoli e ragione è una lettura da collezione. Di quelle da consultare periodicamente, tra un pensiero e l’altro, in cerca di idee che si mantengono valide, capaci di ispirare e meravigliare, infastidire a volte ma sempre predisposte al confronto costruttivo.
“Amo le idee, la res cogitans spinoziana che è una faccia dell’universo.
Le idee sono corroboranti.
Forse sono lo scopo maggiore della vita, in cui non riesco a scorgerne altri se non conoscere e vivere. Ma non credo che nessuna idea da sola, nemmeno nello stesso momento storico, possa essere privilegiata come assolutamente giusta”.
Trovare una copia di questo libro da tenere accanto alle letture di questo blog sarebbe un sogno. Anche se Idoli e ragione di Guido Piovene risulta fuori catalogo, non è detto che non sia possibile trovare qualche copia in circolazione. Potrebbe essere utile per chi è in cerca di buone idee da approfondire nella lettura di libri saggi e istruttivi, come quelli incrociati in questo interessante settembre.
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