Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda si presenta come un giallo e, per questo, potrebbe sembrare un libro da portare in spiaggia e leggere sotto l’ombrellone. In realtà il caso di via Merulana è un espediente narrativo per far emergere un romanzo un po’ più complicato e incentrato a far luce sulla:
“nostra sostanziale incapacità di conoscere”.
Quer pasticciaccio brutto de via Merulana è un classico con un’articolata, affascinante, costruzione linguistica, un romanzo di studiata complessità e un’opera letteraria incompiuta, tutta da leggere.
Quer pasticciaccio brutto di via Merulana di Carlo Emilio Gadda: sintesi e considerazioni
È difficile leggere Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda per:
- la ricchezza linguistica all’interno della quale si alternano parole italiane e latine, dialettali e straniere alla quale si mescola, più o meno consapevolmente,
- alla varietà di opinioni, espresse o ipotizzate, all’interno e all’esterno del condominio dove ha inizio il romanzo e che, allo stesso tempo descrive dettagliatamente,
- gli usi e i costumi degli italiani degli anni della Roma fascista.
Ufficiale di collegamento e personaggio al quale è attribuito il compito di trovare colpevoli e i responsabili dei due reati consumatisi in via Merulana e orientare il lettore nel mondo gaddiano è il commissario Ciccio Ingravallo, molisano.
I casi in questione dovrebbero essere trattati separatamente, per ordine. Tuttavia, per quanto apparentemente scollegati fra loro, per tempistiche e gravità, il furto e l’assassinio sono causa e conseguenza di tutti gli elementi che rendono il romanzo di Gadda complesso e di difficile lettura.
Malgrado la fatica nel cercar di non perdere di vista lo scheletro della trama, le pagine di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana scorrono perché non si resiste alla curiosità di sapere come andrà a finire. Una trama semplice, essenziale nei fatti, che genera impressioni e pareri discordanti tra chi sa (o pensa di sapere) cosa è accaduto e offre il suo parere per spiegare perché è avvenuto e chi, per lavoro, deve far luce sulle dinamiche dell’accaduto per arrivare a fare giustizia e ristabilire l’ordine raccogliendo prove certe e inconfutabili. Prove che, di materiale, hanno solo un fazzoletto verde che copre un volto la cui identità può solo essere ipotizzata attraverso dicerie e testimonianze contrastanti.
A questo pasticcio si incrostano i pensieri e le convinzioni di Ingravallo il quale:
“Sosteneva, fra l’altro, che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo”.
Il ruolo di Ingravallo in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana è un ruolo scomodo e, per paradosso, perfetto per un personaggio con:
“una certa conoscenza degli uomini: e anche delle donne”
al contempo, percepito da:
“qualche collega un tantino invidioso delle sue trovate, qualche prete più edotto dei molti danni del secolo, alcuni subalterni, certi uscieri, i superiori, sostenevano che leggesse dei libri strani: da cui cavava tutte quelle parole che non vogliono dir nulla, o quasi nulla, ma servono come non altre ad accileccare gli sprovveduti, gli ignari”.
Così ben delineato attraverso molteplici di punti di vista narrativi, Ingravallo sembra comunque la persona giusta per arrivare al bandolo della matassa.
Sarà in grado di collegare il furto dei gioielli della contessa veneziana Menegazzi con l’assassinio della di lei vicina di casa Liliana Balducci? Riuscirà a non farsi distrarre e confondere dalle storpiature dei nomi di vittime e sospettati? Saprà decifrare, nelle voci contradditorie dei soggetti chiamati a deporre, la menzogna dalla verità? In che modo le forze dell’ordine collaboreranno per procedere nelle indagini senza cedere alle pressioni del governo e alle illazioni della stampa?
È proprio un pasticciaccio questo romanzo di Carlo Emilio Gadda. Anche se il lettore non perde la concentrazione e, come Ingravallo, cerca di seguire con imparziale oggettività gli sviluppi della vicenda rimane il dubbio di cosa sia realmente successo in via Merulana e perché.
Il giallo viene risolto parzialmente, un po’ per caso e il finale di Quer pasticciaccio brutto di via Merulana rimane aperto. Malgrado l’abile uso della finzione letteraria non si arriva alla narrazione di una verità consapevole e comprensibile. Spiegati i dettagli, il quadro rimane incompleto e la storia resta in sospeso, affacciata sul vuoto.
Di tutto il romanzo, così ricco di suoni linguistici, di scorci panoramici, di elementi caratteristici e tradizioni attraversati dai primi indizi di modernità, due sono le immagini che restano impresse e alle quali non si riesce a dare né ricostruire un senso:
- l’assassinio di una bella donna, considerata pazza per la sua disperata ricerca di diventare madre senza venir meno al suo ruolo di moglie devota e fedele;
- l’informe figura di un padre che, assistito dalla figlia, giace rassegnato e in punto di morte tra le lenzuola e le suppellettili donate dalla vittima di via Merulana.
Due immagini opposte e complementari che rappresentano, puntuali e precise, l’essenzialità di un romanzo ricco e variegato privo di chiusure e che si disperde in quelle che Gadda chiama, attraverso Ingravallo, una molteplicità di causali convergenti.
Una madre mancata, un padre morente e, fra loro, una bellissima serva. Quest’ultima considerata bugiarda come tutte le donne, nega con forza una colpevolezza che è solo presunta e non accertabile.
Il caso rimane un mistero cristallizzato in un tempo in cui il cambiamento non è altro che un’illusione alla quale si aggrappano le lingue lunghe e le memorie corte, soffocano le coscienze storiche e colpevolizzano i dubbi che sorgono nell’esercizio dello spirito critico.
Più che un giallo, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana è un accenno di noir italiano e uno spaccato sociale di un paese che, dal 1946 a oggi, si presenta bene, si conosce male e si perde in chiacchiere e dicerie.
Un romanzo, ancora in corso, che Carlo Emilio Gadda (o Ingravallo?) ha provato a raccontare, seppur consapevole:
“dell’inutilità dei suoi sforzi di mettere ordine in un contesto insensato”
È difficile da leggere ma non impossibile.
No Comments