Luglio volge al termine e ho realizzato che, di settimana in settimana e grazie ai libri, ho fatto un piccolo giro per l’Europa.
Partendo dai luoghi di chi li ha visti e vissuti da vicino e da lontano ho seguito gli itinerari narrati in romanzi e racconti che descrivono, al passato, luoghi ancora presenti e concetti universali. Riconoscibili ma, forse, ancora non del tutto compresi.
Quali confini ho varcato grazie alle letture di luglio?
I confini della letteratura contenuti nei libri: romanzi e storie di luoghi e culture
L’idea di fare un viaggio per l’Europa con dei romanzi ha a che fare con la curiosità di saperne qualcosa di più sulla cultura occidentale selezionandone alcuni, specifici, frammenti narrativi.
Quali libri scegliere per mettere insieme i pezzi e farne un parziale quadro umanistico?
Partendo dalla cosa più banale, ho preso spunto dai sogni o meglio, dai libri che sognavo di leggere entro la fine del 2019 E così le letture di luglio sono iniziate in Portogallo con Il libro dell’inquietudine di Fernando Pessoa o Il diario di Bernardo Soares sotto gli occhi.
Ben vengano le idee banali se, quasi come uno scherzo del destino, ti fanno posare lo sguardo su ciò che non si vede ma che esiste nei modi più diversi e originali. A volte se ne sta quieta nell’involucro del corpo, altre volte si espande e costruisce attraverso il sentire o facendo leva sull’immaginazione. A volte si nega, altre si palesa. L’anima nella letteratura o la letteratura dell’anima illustrata dal romanziere portoghese tiene conto di tutto, è vigile e cosciente e non sembra aver bisogno o desiderio di nulla, se non dormire di tanto in tanto. Dimenticarsi, prima di stancarsi del tutto e andarsene per sempre. Il libro dell’inquietudine sembra quasi dire: – Esisto, fatevene una ragione. –
Alla partenza che ha dell’infinito monotono, dell’ampiezza racchiusa in minuscoli confini e dell’adattabilità a infinite variazioni dell’anima segue il passaggio in Spagna, lungo il percorso di Bernard e Arnau Estanyol tracciato ne La cattedrale del mare da Ildefonso Falcones.
Si tratta di una storia di padre e figlio e romanzo storico d’evasione sugli uomini e sulle donne che, per vivere, hanno odiato, amato, sofferto e combattuto per fare il bene o il male proprio altrui nel rispetto o meno delle convenzioni vigenti nel tempo e nei luoghi in cui scelgono o sono costretti a stare.
La cattedrale del mare ha visto passare servi della gleba, servi della nobiltà, servi della passione e servi del destino. Bernart, Francesca, Arnau, Mar, con tutto quello che hanno sofferto e per come hanno combattuto, sono riusciti a mantenere intatta la loro condizione di uomini e donne liberi trovando, nel sorriso della Vergine Maria, quell’amore al quale affidarsi e di cui avevano bisogno per preservare intatte le loro anime e a tramandarle di generazione in generazione. Una fiaba a lieto fine, malgrado le prove e il peso dell’essere delle brave persone.
Rimanendo in tema di anime e cattedrali, il giro per l’Europa con i libri prosegue sul suolo francese e, nello specifico, davanti a Notre-Dame de Paris di Victor Hugo. Un’opera monumentale da togliere il fiato tanto quanto la facciata del monumento al quale si ispira sorprende e instilla dubbi sulla natura dell’uomo e sul concetto di peccato. A leggere questo romanzo ottocentesco si possono capire tante cose sulle dinamiche che si mettono in moto per decidere il diritto di vita e di morte sulle persone, su come vengono percepite e riconosciute. Il lieto fine, in Notre-Dame de Paris, non esiste.
A vincere è l’opinione comune che si ha del brutto, del buono e del bello e i pregiudizi sui quali far leva per distribuire in modo diseguale colpe, responsabilità, condanne e privilegi facendoli passare per verità giuste e assolute. Victor Hugo non perde di vista il fatto che non sempre il buono combacia con il bello e, malgrado l’abbondanza dei dati raccolti, al lettore non mancano mai gli strumenti per individuare e riconoscere chi, per natura, è incline al bene e chi, per svariati motivi, volge al male e chi, consapevole o meno, si rende conto di non poter far nulla per cambiare le cose e, quindi, si adatta alla situazione.
Notre-Dame fornisce particolari dettagliati su vizi e virtù dell’umanità e fa sorridere la citazione che indica, su più di 500 pagine, una svista cronologica dell’autore impegnato a far emergere il peccato d’ipocrisia e spiegare a parole sue cosa si intende quando si dice che l’innocenza è, tra i crimini, il peggiore. Fa sorridere perché, forse, non è su questa imprecisione che i Gargoyle concentrano il loro interesse mentre, vigili e attenti, difendono Nostra Signora dagli spiriti maligni e non perdono di vista le anime che ama e dalle quali è amata. Se le spaventose guardie dovessero spiccare il volo allora, forse, non ci sarebbe nulla tra cui discernere e si sarebbe persa ogni speranza di salvezza.
Appurato che i Gargoyle di Francia sono più o meno intatti e al loro posto, il passaggio in Germania avrebbe dovuto essere facile, sicuro e agevole. Impossibile non trovare qualcosa da leggere tra le molteplici proposte prodotte e divulgate dalla tradizione culturale e letteraria tedesca. Difficile scegliere un libro specifico, però. E così ho chiesto consiglio a Loredana Gasparri la quale, dopo una bella selezione di letture austriache, mi ha indicato Effi Briest di Theodor Fontane come un:
“romanzo realista, un pochino malinconico assimilabile, nell’impianto, a Madame Bovary di Flaubert ma che non ha niente a che fare con l’esasperazione sentimental-erotica di costei.”
Incuriosita ho cercato il romanzo in biblioteca ma, non era reperibile.
Scartato Il tamburo di latta di Gunter Grass perché secondo la mia consulente di lettura del momento era troppo triste e malinconico da affrontare in piena estate, avevo optato per un romanzo più contemporaneo indicato come piacevole e leggero. Non ho avuto fortuna (che ironia) e non sono riuscita a trovare né Effi Briest né la lettura misteriosa perché o la biblioteca era chiusa o i libri fuori catalogo.
Mi sono accontentata di quello che avevo e, così, ho ripiegato su False vocazioni di Hermann Hesse e, presente tra i consigli di Loredana, su Doppio sogno di Arthur Schnitzler.
Tre racconti, due paesi e il giro per l’Europa si conclude con la sobria espressione di sentimenti e stati d’animo e il ferreo rigore dell’approccio psicologico alla narrazione che, romantico, non cede all’impulso di lanciarsi nell’abisso delle emozioni umane e preferisce trascenderle nel limite del sublime o esprimerle seguendo la grammatica dell’anima, regole solitamente attribuite alla musica.
È stato un bel viaggio. Un percorso lungo, affascinante e, a tratti, difficoltoso ma, ora, dove si potrebbe sostare e, concedersi, una piccola vacanza?
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