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Curriculum Del Lettore di Chiara Sinchetto: libri e consapevolezza finanziaria

26 Giugno 2019
Curriculum Del Lettore di Chiara Sinchetto: libri e letture precise, consapevoli e rassicuranti

Chiara Sinchetto, nel suo Curriculum Vitae, spiega che il suo incarico è di svolgere il ruolo di Promotrice di consapevolezza finanziaria e aiutare le persone ad impostare un rapporto più sereno con i soldi.

Scoprire i libri che hanno accompagnato il percorso umano e professionale di Chiara Sinchetto attraverso il suo Curriculum Del Lettore ha reso chiaro cosa intende l’ospite di oggi quando dice:

“scomodo persino la filosofia e la letteratura pur di portare a termine il mio compito”

e che lascia trasparire un equilibrio di letture concrete e incantevoli, fantastiche e realistiche molto piacevole da leggere e che, molto volentieri, condivido con te. 🙂

Curriculum Del Lettore di Chiara Sinchetto: libri e letture precise, consapevoli e rassicuranti

Ci tengo a dire una cosa in apertura: la lettura è l’attività senza la quale io non sarei più io.

Sento di essere cresciuta, aver formato e cambiato il mio carattere, avere appreso e a volte anche dimenticato, tutto grazie ai libri.

INFANZIA

Sono da sempre una lettrice vorace e onnivora.
Se ne sono accorti presto i miei genitori, quando, dopo aver imparato a leggere, ho iniziato a chiedere sempre più libri.

Un sabato mattina, mio papà mi ha fatto un regalo per cui non lo ringrazierò mai abbastanza: mi ha portato per la prima volta in biblioteca.
Sarebbe diventato un appuntamento settimanale: ogni sabato mattina, le gambe avrebbero ritrovato la stessa strada. Prima per mano a mio papà e poi, crescendo, da sola o con altri, scoprendo sempre nuove biblioteche.

Mi sentivo incredula e felice, davanti a quella gran quantità di libri a mia disposizione: un po’ come Matilde, la piccola lettrice precoce di Roald Dahl che trova nei libri un rimedio contro l’ottusità e la cattiveria degli adulti.
Quando ho scoperto per la prima volta un libro di Roald Dahl (credo sia stato Gli sporcelli) ho intravisto qualcosa, allora soltanto sfiorando l’idea: al mondo ci sono tante persone diverse, non tutte le persone sono brave persone e l’arma contro i cattivi può sempre essere la fantasia.

È allora, non dal’inizio ma verso i nove anni, che ho iniziato a tenere nota delle mie letture, in un plico di fogli volanti che non ho mai smesso di alimentare, che mi permettono di ricostruire un’accuratissima storia delle mie letture.
Li ho sempre catalogati per: autore, titolo, editore, data di lettura, un’annotazione che riporta se siano miei o presi in prestito e un numero progressivo.

Ricordo di aver divorato tantissimi fumetti di Mafalda di Quino e dei Peanuts di Schulz: non capivo pienamente né i riferimenti politici né quelli filosofici sulla vita, ma voglio pensare che abbiano piantato un seme di libertà di pensiero che da allora ho sempre innaffiato.

Leggevo anche cose da grandi, quando mi capitava: tra infanzia e adolescenza ho incontrato Dino Buzzati, che mi ha iniziato alla fantasia e ai suoi voli pindarici che a volte descrivono la realtà meglio di tutto il resto.

Il mio amore per il genere horror, che da allora sarebbe sempre cresciuto, è iniziato con la collana dei Piccoli Brividi, che leggevo con voracità e i brividi alla schiena, ma senza riuscire a smettere.
Allora ho conosciuto anche Gianni Rodari e Bianca Pitzorno, che in modo diverso ma altrettanto potente hanno plasmato il mio immaginario.
Due libri su tutti: Ascolta il mio cuore e Favole al telefono.
Ricordo ancora quando ho incontrato Bianca Pitzorno, ad una presentazione alla torinese La libreria dei ragazzi. Ero in soggezione e intimidita e non riuscii a dirle quanta compagnia mi stessero facendo le sue storie.

Una cosa è certa: leggevo sempre, di tutto, a volte anche più libri al giorno, passando dalle fiabe ai primi romanzi ai fumetti ai libri di genere.
Niente mi era precluso, a nulla dicevo di no a priori.

ADOLESCENZA

Di un’altra cosa ringrazio i miei genitori, oltre che di avermi portato in biblioteca: di non avermi mai vietato alcun libro.

Tra infanzia e adolescenza incontrai i primi turbamenti nelle mie letture: amavo molto la collana Gaia Junior dove incontrai, tra gli altri, uno dei primi libri che non terminai. S’intitolava Zio vampiro di Cynthia Grant e scoprii solo da adulta che, dietro lo schermo di un libro di genere horror, trattava in realtà di abusi e dell’orrore della pedofilia. Ne rimasi talmente turbata che non riuscii a terminarlo, scoprendo così per la prima volta sulla mia pelle uno dei Diritti del lettore di Pennac.

Accanto ai romanzi Young adult dedicati agli adolescenti, continuai con la scoperta di grandi scrittori: da Agatha Christie, che mi regalò tantissimi pomeriggi di svago (un romanzo su tutti? Dieci piccoli indiani, senza dubbio), a Banana Yoshimoto con il suo Kitchen che mi fece forse scoprire per la prima volta con maggiore consapevolezza le differenze culturali, a tantissimi altri.

Continuo la mia scalata a mani nude nella letteratura, scoprendo quanto sia bello farsi guidare nella scelta dall’ispirazione, dalla voglia di leggere tutto dell’autore che ti ha fatto innamorare di un modo di vedere il mondo, a volte anche dall’ozio e dal caso o dall’estetica di una copertina.

Non ricordo quando è stato che ho iniziato a frequentare il Salone del libro di Torino: so solo che da allora è un rito a cui non ho mai rinunciato, se non forse in una manciata di anni in cui, per un caso o per un altro, le circostanze mi facevano essere altrove, con il corpo o con la testa.
All’inizio, era come una biblioteca all’ennesima potenza, in cui le mura si erano divise e sparpagliate. L’eccitazione per la visita iniziava sempre da settimane prima, e tornavo a casa sommersa di libri e di cataloghi delle case editrici a cui mi dedicavo nelle settimane successive.

Curriculum Del Lettore di Chiara Sinchetto: promotrice di consapevolezza finanziaria

GIOVINEZZA

Faccio fatica a risalire a singoli libri o autori: nella marea di generi e scrittori, ricordo ad esempio come Milan Kundera mi abbia iniziato alla materia rarefatta di coincidenze, incontri fortuiti e sentimenti di cui è fatta la vita con uno sguardo che mi ha cambiato. Un libro su tutti: L’insostenibile leggerezza dell’essere.

Nick Hornby mi ha fatto intravedere quanto la vita possa essere bella e quanto un occhio scanzonato e ironico possa salvare anche nei momenti più tragici e senza luce: Alta fedeltà e Un ragazzo mi hanno fatto innamorare di due protagonisti che sono eterni adolescenti mai cresciuti, mostrandomi come la vita non vada mai presa troppo sul serio.

Irvin Yalom, al contrario, mi ha insegnato quanto la filosofia che stavo studiando all’università in quel periodo possa plasmare e cambiare anche la vita di ogni giorno: con La cura Schopenauer ho capito che né la filosofia ne qualsiasi tipo di terapia possono salvare chiunque si limiti a guardare le cose con il proprio sguardo, senza aprirsi davvero all’altro.

MATURITÀ

A 31 anni non mi sento affatto entrata nella maturità, continuo a sentirmi in continuo divenire e le mie letture lo riflettono.
Ultimamente, ho avuto un momento di nostalgia e domande in cui sono tornata indietro, a leggere molti libri della mia infanzia in cerca di me, versione più piccina.

Di certo in questi anni ho scoperto alcuni grandi amori: Jeffrey Eugenides, con la sua esplorazione della diversità in Middlesex e con il riconoscimento di quanto alcune età d’oro come l’adolescenza possano essere tiranne, con Le vergini suicide, e con i primi grandi dubbi dell’età adulta in cui le nostre scelte iniziano a plasmare la nostra vita irrimediabilmente, con La trama del matrimonio.

La (muta) domanda, che mi porto dietro da quando sono piccola e leggevo il Manuale della paura di Stefania Fabri e Francesca Lazzarato con tremori e piaceri, trova una risposta quando scopro il paradosso della tragedia e (anche se non sono collegati) Stephen King.
È senza’altro uno dei miei scrittori preferiti, con un amore che faccio difficoltà a spiegare in poche parole. Le sue doti di cantastorie e la sua fantasia sfrenata si possono riassumere in queste parole del suo saggio Danse macabre:

“L’immaginazione è un occhio, uno stupendo terzo occhio che fluttua libero nell’aria. Da bambini ha un’acuità di dieci decimi. Con la crescita si offusca lentamente…[…] Il compito dell’autore horror o del fantastico consiste nell’allargare temporaneamente I confini della fantasia, dotando il terzo occhio di una lente efficace e permettendovi di tornare bambini, almeno per un po’.” – Danse macabre, Stephen King, Frassinelli 2016, traduzione di Edoardo Nesi, pag.453

Alcuni suoi titoli su tutti: Stand by me, Mucchio d’ossa, Insomnia, Misery, Il gioco di Gerald e Shining. Tra i saggi, Danse macabre e On Writing.

Quest’estate leggerò per la prima volta una delle sue storie forse più magiche e belle: IT.

Sono certa di aver dimenticato tantissimi autori e tantissimi libri fondamentali. Anche quest’anno sono stata al Salone del libro di Torino: la sua magia non passa nemmeno ora che sono adulta e che inizio a riconoscere stand e case editrici da lontano.

Non ho mai smesso di leggere, non ricordo alcun periodo della mia vita senza un libro a farmi compagnia.
Ho portato il mio amore per la lettura e per la letteratura anche nel mio lavoro, e ho in programma di farlo in modo sempre più strutturato.
Quando una passione incontra chi sei, non puoi non farla entrare in tutti i campi della tua vita.

Chiara Sinchetto,
lettrice appassionata e promotrice di consapevolezza finanziaria

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