Il Libro del Cortegiano di Baldassar Castiglione, al pari de Il principe di Machiavelli, si assume il compito di educare e formare le élite dell’epoca in cui nasce e cioè, il Rinascimento.
“Noi in questi libri non seguiremo un certo ordine o regula di precetti distinti, ch’el più delle volte nell’insegnar qualsivoglia cosa usar si sòle; ma alla foggia di molti antichi, rinovando una grata memoria, recitaremo alcuni ragionamenti […]”
Probabilmente, ogni epoca necessita di un libro specifico per poter prendere coscienza dei cambiamenti e delle trasformazioni in atto e la risposta data da Castiglione è stata così ampia ed esauriente che Il Libro del Cortegiano, nei suoi ideali e insegnamenti, è arrivato quasi intatto fino ai giorni nostri.
Perché, quasi intatto?
Il Libro del Cortegiano di Baldassar Castiglioni: l’intellettuale di ieri, il comunicatore di oggi?
Il Libro del Cortegiano di Baldassar Castiglione segue lo schema classico del dialogo tra uomini e donne di alto ceto sociale che, disposti in cerchio, si sono assunti la responsabilità di formulare una risposta agli interrogativi dell’epoca in cui vivono.
Tutti gli interlocutori che contano sanno che è necessario chiarirsi le idee e individuare i percorsi migliori per delineare un futuro ideale, una visione in cui ogni cosa si dispone in modo in modo chiaro, funzionale e coerente.
Il disordine dichiarato da Castiglione è un disordine relativo, un artificio retorico per persuadere il lettore a seguire un dibattito tra luminari, esperti in materia umanistica, su come andrà il mondo.
Per far sì che quello che è un manuale del Rinascimento comprenda a fondo il mondo conosciuto, è necessario che ci sia qualcuno in grado di illustrarlo e di porsi nel ruolo di guida. In tal senso, il Cortegiano è una figura altamente specializzata il cui compito non è insegnare come raggiungere degli obiettivi ma saper riconoscere altri che, come lui, sono provvisti di conoscenze e competenze tali da rendere l’arte della conversazione un utile strumento di governo e di gestione della società umana.
- Primo Libro del Cortegiano
Specificato il discorso generale, si appresta a definire competenze e abilità dell’intellettuale ideale. In elenco, alcuni ingredienti che compongono il perfetto Cortegiano:
- Nobiltà d’animo e per estrazione sociale, in egual misura;
- Bell’aspetto (l’immagine conta);
- Capacità di socializzare adottando comportamenti adeguati al contesto;
- Abilità relazionali;
- Carattere, personalità e intelligenza creativa quanto basta per farsi notare e rispettare;
- Abilità adatte ad eccellere nell’arte della guerra e nel saper selezionare i passatempi adatti in tempi di pace (segue un minuzioso elenco di cosa può o non può fare il Cortegiano);
- Cultura di base vasta e approfondita, conoscenza dei vari linguaggi, sia antichi sia contemporanei (in questo punto si apre un dibattito se dare o meno il primato al toscano rispetto agli altri idiomi esistenti ma, nel dubbio, è meglio che il cortegiano sia aggiornato in ogni cosa);
- Saper leggere e scrivere con eleganza, sicurezza e naturalezza. (Sono considerate abilità importanti per formare ed esercitare la capacità di giudizio e il senso critico);
- Conoscere le lingue antiche e romanze;
- Curare l’igiene personale e vestirsi con distinzione e sobrietà;
- Integrità morale (questo significa che il Cortegiano deve possedere le virtù della prudenza, della bontà, della fermezza, della giustizia, della volontà, della generosità, eccetera);
- Amore per le Lettere, nel senso di Letteratura e studi umanistici, in quanto “utili e necessarie alla vita e dignità nostra”;
- Coltivare le doti dell’ascolto e della pratica musicale poiché tale arte “fa l’animo più capace di felicità”;
- Saper disegnare, dipingere e avere senso estetico;
- Secondo Libro del Cortegiano
Analizzato ed eliminato i luoghi comuni che possono sviare dal discorso e dai nobili intenti fissati a monte, il testo spiega come far sì che gli ingredienti del perfetto Cortegiano si mescolino a modelli di comportamento conformi al grado sociale e alle qualità individuali e graditi in ogni strato sociale.
“[…] per acquistare laude meritatamente e buona estimazione presso ognuno, e grazia da quei signori ai quali serve, parmi necessario che e’ sappia componere tutta la vita sua e valersi delle sue bone qualità universalmente
Il Cortegiano deve, quindi:
- Capacità di giudizio;
- Compiacere senza adulare;
- Non farsi coinvolgere né alimentare pettegolezzi;
- Non cogliere provocazioni che portano al litigio;
- Non contraddire mancando di rispetto al proprio interlocutore;
- Essere discreto e sincero;
- Non portare cattive notizie o addentrarsi in argomenti spiacevoli;
- Non avanzare pretese o far richieste fuori luogo;
- Chiedere benefici non per sé ma anche e soprattutto per altri;
- Non esprimere la propria opinione in questioni delicate o private senza essere interpellato;
- Accettare o declinare lodi e favori con modestia;
- Obbedire quando gli viene chiesto di fare una buona azione ma negarsi quando l’azione richiesta è dannosa;
- Saper scegliere gli amici virtuosi con i quali accompagnarsi e
- Rivolgersi alle donne, con stima e rispetto.
Il tutto deve emergere grazie e attraverso l’arte della conversazione. Un’arte dove è buona cosa:
“parlar piacevole per indurre al riso o alla festa in gentil modo”.
Dote che il Cortegiano può affinare con l’uso di narrazioni, risposte pronte e burle ingegnose ma mai offensive, pungenti per ironia e prive di sarcasmo. Strumenti e tecniche della conversazione che si possono realizzare attraverso giochi di parole, metafore, inversioni di significati, malintesi, fraintendimenti, effetti contrari alle immagini percepite o altro perché:
“La principal cosa è lo ingannar la opinione e rispondere altramente che quello che aspetta l’auditore […] ma in tutti i modi s’ha da considerar la disposizion degli animi degli auditori”.
Dato che spesso le abilità nel parlare e nel dialogare del Cortegiano si esprimono in presenza di un pubblico femminile, è considerato empio scadere nel triviale o nel doppio senso a sfondo sessuale, per attirare l’attenzione. Un’imposizione questa che fa da gancio al topos della misoginia che, latente nei primi due libri, diventa argomento di discussione nel terzo libro.
- Terzo Libro del Cortegiano
In questa parte si dovrebbe delineare la formazione della donna di palazzo. Il compito di creare un ritratto di signora viene affidato a Juliano De’ Medici il quale viene puntigliosamente ostacolato dagli interventi dei misogini e nemici delle donne disposti in circolo, alla corte di Vittoria Colonna.
Secondo quanto riportato dal Castiglione, le donne di palazzo racchiudono in sé tutte le doti del Cortegiano ma, a differenza di esso, il loro campo d’azione rimane circoscritto all’arte della conversazione e sempre in ruolo subalterno. Per quanto lodate dal signore di Firenze che vede le donne come naturalmente portate all’attività intellettuale, ad esse è sì concesso di informarsi ma non di coltivare approfonditamente i temi dell’arte, della musica e della letteratura.
“Non sapete voi che in filosofia si tiene questa proporzione, che quelli che sono molli di carne sono atti della mente?”
I misogini dal canto loro, attingono ampiamente dagli antichi (in particolare dal De Rerum Natura di Lucrezio) e disquisiscono sulle testimonianze che attestano la donna come un essere inferiore rispetto all’uomo, imperfetta per natura e troppo debole o crudele per resistere o governare gli impulsi amorosi. Elementi che il De’ Medici contrasta elencando esempi di donne che hanno saputo difendersi da tali accuse adottando modelli di comportamento e costumi più rigidi e castigati di quelli richiesti agli uomini. In casi di violenza o di cedimento per eccesso di fiducia o per ingenuità (o imbecillità) femminile, è caratteristica della gentildonna mostrarsi costante o disponibile al sacrificio sopportando e sottostando di buon grado ai doveri coniugali o uccidersi per riscattare l’onore offeso.
- Quarto Libro del Cortegiano
Si riprendono i temi precedenti e, con la consapevolezza di aver fornito a grandi linee valori, caratteristiche e linee educative per uomini e donne di alto lignaggio, li si coordina verso un fine ben preciso: come guadagnarsi la fiducia e il rispetto dei principi, signori e delle corti che si sceglie di servire. In pratica, il cortegiano svolge il ruolo di intermediario, di diplomatico tra pari e di consigliere per chi è a loro superiore in nobiltà, virtù e responsabilità e, il suo compito è rendersi utile per accrescere l’autorevolezza e la buona reputazione dei soggetti che dominano il contesto in cui interagisce.
Ogni sezione che compone Il Libro del Cortegiano di Baldassar Castiglione ha, dunque, un disordine fittizio. In realtà, rivela le strategie più efficaci e virtuose per gestire, nel senso di mantenere, le gerarchie e lo status quo del tempo. In tal senso, la cultura rinascimentale è giunta intatta e continua ad aver presa anche sulla società attuale ma, per i motivi sbagliati.
Nel Primo Libro del Cortegiano è giusto che si preservino e tramandino i valori e le qualità umanistiche sorti in epoca Rinascimentale ma non è una scusa per non soffermarsi a pensare che i dibattiti dell’epoca siano gli stessi dei giorni nostri. Dibattiti che sono obsoleti perché si presume siano stati risolti e, per questo, superati. Adesso non ha senso ragionare se sia superiore l’arte o la tecnica mentre avrebbe più senso riflettere sui cambiamenti messi in atto dalle tecnologie moderne e quanto possano incidere sull’idea che si ha di umanità e suoi sviluppi (o progresso).
Il Secondo Libro del Cortegiano parla di comportamenti da adottare in due classi sociali e culturali ben distinte (alta o bassa, aristocrazia o plebe) ma non dice nulla riguardo a quella mediana e post industriale perché, semplicemente, ancora non esisteva ed è un testo completamente inutile adesso, nell’era dei social network (anche se si parla tanto dell’avvento di un secondo medioevo).
Il Terzo Libro del Cortegiano, dovrebbe essere inconcepibile ora. Eppure si continua a discutere di femminismo e le lotte di genere continuano ad alimentarsi partendo da premesse sorte nel Rinascimento e mai realmente estirpate. Perché?
Il Quarto Libro del Cortegiano, infine, può essere mutuato alle logiche commerciali, alle strategie di profitto e alle narrazioni poste in atto non da principi ma da imprenditori in cerca di comunicatori coscienti del contesto in cui si muovono e altamente specializzati in ciò che per Castiglione è un’abilità tecnica, non intellettuale.
Scrive Umberto Eco (subito dopo aver citato anch’egli il Libro del Cortegiano):
“L’uomo dell’universo dell’informazione non è affatto un uomo rigenerato e fatto libero: è un “mutante”, un uomo per il quale andranno configurati nuovi ideali di umanità e di formazione, nuovi sistemi di valori, e individuate nuove vie di liberazione. E non è mica un mistero comprendere su cosa si basi questa trasformazione dell’uomo e quali tendenze manifesti: vi hanno concorso mutamenti tecnologici, riassestamento delle strutture sociali, e quindi modificazioni delle prospettive culturali, del linguaggio e dei canali di comunicazione. La funzione dell’uomo di cultura è far luce su questi ‘misteri’ (e sugli spacciatori di misteri) per stabilire se vi siano, nell’ambito della civiltà attuale, delle vie operative per agire culturalmente su questo mutante-uomo”.
Le caratteristiche (buone) del Cortegiano non sono e non possono essere le stesse del comunicatore di oggi ma dovrebbero essere insite nella natura umana. Per questo Il Libro del Cortegiano arriva quasi intatto. Quasi perché non contesta l’essere umano in quanto tale ma perché la tecnica che nel Rinascimento era di secondo piano ha assunto, con il web, un ruolo predominante e porta a mettere in discussione la cultura umanistica attaccandone i punti di forza e mantenendo, per opportunismo, quelli di debolezza.
Il Libro del Cortegiano è un’ottima lettura, utile per fare il punto della situazione attuale e che conserva un tipo di mentalità che va rispettata perché fa parte di una tradizione culturale ricca e di inestimabile valore ma che, dove e se serve, necessita di essere contestata non per ripudiarla ma, per rivalutarla come strumento per accompagnare un reale cambio di mentalità, la nascita di nuovi equilibri e la formazione di intellettuali che sappiano comunicare la loro conoscenza e di comunicatori capaci di padroneggiare non solo l’intelligenza ma, anche, l’intelletto.
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