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Curriculum Del Lettore di Marco Patrone: la formazione di un lettore vero

30 Gennaio 2019
Curriculum Del Lettore di Marco Patrone: la formazione di un lettore vero

Il Curriculum Del Lettore di Marco Patrone inizia con un aperitivo e una chiacchierata sulla creatività del lavoro in banca e i tratti che caratterizzano e identificano un lettore vero.

L’affermazione potrebbe nascondere un controsenso. In fondo, non esistono falsi lettori o lettori veri, solo lettori.

Tuttavia, al confine tra ciò che è vero e ciò che è falso ci arrivano tutti attraverso un percorso di lettura che narra la formazione di chi cerca di capire e recensire il mondo attraverso i libri, proprio come ha fatto Marco Patrone attraverso i suoi romanzi Come in una ballata di Tom Petty e con il suo Curriculum Del Lettore.

Vieni a leggere? 🙂

Curriculum Del Lettore di Marco Patrone: i libri per imparare a recensire il mondo

Per molto tempo, ho esitato a scrivere il mio Curriculum del Lettore per il Blog ParoleOmbra di Rita Fortunato, nonostante ci fossimo conosciuti a PordenoneLegge 2018 e ci fossero state di fatto una intesa, e una promessa.

Ho dovuto pensare alla mia formazione di lettore e ai percorsi individuali e molteplici attraverso i libri, le tante iniziazioni, l’epoca snob in cui credevo di poter leggere solo classici e la fase favorita da una ragazza lungimirante che mi aveva introdotto alla contemporanea in ultima analisi all’idea di poter io stesso scrivere.

DISORDINATA FANCIULLEZZA

Sono stato lettore naturale da parte di madre, ma di dizionari ed enciclopedie, il che credo abbia stimolato il mio amore per la compulsione e le liste.

Ricordo un libro illustrato, che ricorda anche mio fratello, si tratta del seminale Baciccia nel Far-west, opera francamente psichedelica di Adelchi Galloni (illustratore) ed Ermanno Libenzi. Galloni nasce a Varese Ligure, per cui credo che il titolo non sia casuale, Baciccia è in effetti un genovesismo, una ulteriore deformazione di Giobatta (Giovan Battista), il termine è noto per la canzone oh bacciccin vattene a ca (in cui il personaggio è atteso a casa dalla madre).

Erano tempi figurativi ma anche sentimentali, e allora parliamo di Cuore di Edmondo de Amicis, conosciuto da me sia per se stesso, sia per la parodia che ne fece Umberto Eco nel Diario Minimo, elogiando il Villano (Vilain) Franti, capite insomma quello de “e l’infame sorrise”.

In effetti già dal modo in cui me lo aveva presentato mia madre, per poi atterrare nella interpretazione che mi diede l’insegnante al Ginnasio, il libro di De Amicis nella sua apparente semplicità si presta a molteplici interpretazioni, magari non tutte volute, e Franti resterà un grande cattivo della letteratura italiana. Ne ho conosciuto uno simile, si chiamava Raschi, a Pistoia, ma ora non serve parlarne.

Poi da fanciullo mi ero messo a leggere seriamente, e a casa della nonna avevo trovato Il giro del Mondo in 80 giorni di Jules Verne, secondo me romanzo immenso, pieno di sfumature, con due figure maschili solenni (Mr. Phileas Fogg e il suo attendente francese Passpartout) e Auda, un bel personaggio femminile. I più attenti ricorderanno anche un cartone animato dove il servitore si chiamava Rigodon.

INGRANDIRSI. ERIGERSI

In una fase in cui leggevo solo classici, tipo Flaubert o Musil, non mi parevano esserci alternative, una mia fidanzatina mi rese edotto dell’esistenza di un romanzo generazionale chiamato Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi, scrittore che ai tempi e anche ora, nonostante tutto, ha qualche anno meno di me. Insieme a Culicchia e al suo Tutti giù per terra questo romanzo ha avuto per me tre meriti:

  1. capire che con i libri si può guadagnare
  2. farmi conoscere Il giovane Holden, a cui il romanzo era evidentemente debitore
  3. la cosa più importante: capire che si può leggere e scrivere senza necessariamente limitarsi (se così si può dire) a Tolstoj, Flaubert, Dostoevskij, Joyce, etc.

Insomma, che si possono leggere contemporanei senza grossi complessi di colpa, e anzi con un anelito verso la crescita come lettore.

Nello stesso periodo la mia formazione di lettore ha avuto una accelerazione indimenticabile, dovrei parlare di molti titoli e molti giri nelle librerie di Milano (non solo la Feltrinelli Duomo, ai tempi esisteva per esempio una Einaudi pacifica, quasi un mondo nebbioso e rallentato a parte, dietro a Via Manzoni) e ne cito due.

Il teatro di Sabbath di Philip Roth. Non dobbiamo pensare che il Roth di ora sia o fosse il Roth di quei tempi. Il Teatro, recensito entusiasticamente da D’Orrico sul Corriere, sanciva la seconda giovinezza di Roth nel nostro paese. Fin dalla copertina (parlo dalla originale edizione Mondadori) era un libro perfetto, stupendamente sconcio, un inno alla esorcizzazione della morte attraverso il sesso. Ma la cosa che non si sapeva: era l’inizio di un percorso, non il canto del cigno, dopo questo capolavoro insomma Roth ne avrebbe scritti almeno altri quattro.

Curriculum Del Lettore di Marco Patrone

Chi scrive, ama l’idea che gli scrittori siano dei fighi assoluti, cosa che non risponde a verità, di norma, ma tutto questo si è relativizzato con L’Informazione di Martin Amis, non tanto e non solo per la grandezza del romanzo e per la incisività dell’incipit, ma anche per il fatto che Amis, scrittore-rockstar-dalle-labbra-tipo Mick Jagger, figlio di Kingsley, con questo romanzo ha avuto un milione di sterline di anticipo, grazie al fatto di aver preso come proprio agente Andrew “the Jackal” Wyle, abbandonando la sua storica Pat Kavanagh, moglie dell´amico, poi diventato ex-amico, Julian Barnes. Poi la Kanavagh è morta per un tumore, nel libro vi è una rivalità tra scrittori, non sapremo credo mai chi siano veramente Tull e Barry, ma nel suo ultimo Il mio romanzo viola profumato il satanico (a volte) McEwan ha riferito nuovamente di vendette da scrittori, e citato esplicitamente questo libro di Amis, rimasto emblematico sia per il suo significato economico (vi era stato uno scandalo come quello che solo gli inglesi sanno stimolare, per il motivo finanziario) sia per la portata letteraria (che spero sia ampiamente rivalutata in futuro).

LA DIFFICILE MATURITÀ

Dopo i 40 scrivi, e leggi, ti guardi attorno, sai di avere magari acquisito certe conoscenze, non diciamo competenze, in certe branche, e aspetti che ti si palesi di fronte qualcosa che non hai ancora visto, conosciuto, esperito.
Da appassionato delle letterature anglofone, il mio angolo oscuro, quello cieco, invisibile, è o potrebbe essere la letteratura russa. Ho letto delle cose, ma non in modo sistematico come con la americana. Ad esempio, vergogna, non ho letto niente di Tolstoj, se non un approccio svogliato alla Sonata a Kreutzer.

Per cui questa terza sessione, coerentemente con il mio approccio spero costruttivo, è insieme una dichiarazione di un limite, la constatazione di un impegno e la ratifica di un patto, quello di recuperare i grandi classici di quella letteratura febbrile, ricca di idee, pervasiva.

Ho letto moltissimo Nabokov, che tendo però a considerare un autore russo-americano, o un apolide, non saprei, ma direi che ad esempio La difesa di Luzin è un romanzo ancora fortemente russo, ed uno di quelli che uno scrittore normale avrebbe voluto erigere a caposaldo della propria opera. Ovviamente Nabokov è andato oltre, e qui non intendo solo Lolita.

Ricordo con Dostoevskij un approccio che potrebbe essere compreso nel secondo capitolo di questa mia umile esposizione, leggevo L’Idiota sulle scale della Statale di Milano, in una scrausa edizione Newton Compton. Non mi ci trovavo. Non so se fosse la situazione polverosa, l’edizione con caratteri minuti perfino per i miei occhi di allora. Da poco ho letto Delitto e Castigo e mi son sentito squassato e anche misero, per la difficoltà non tanto di capire quello che leggevo, ma da scrivente di raggiungere una tale profondità, dove ogni sotto-filone (il delitto perfetto, la povertà e le sue conseguenze in termini di ricatti morali, l´amore assoluto quindi impossibile o criminale) dovrebbe poter giustificare un singolo romanzo o un singolo saggio. Ho inoltre altri motivi per voler approfondire Dosto(evskj).

Per finire, non ricordo per quale motivo, mi è capitato tra le mani Rudin, un romanzo diciamo minore di Ivan Turgenev, da noi pubblicato per Mursia, in una collana credo ormai fuori commercio (ricordo Mursia per i testi scolastici), molto vintage, ma libro è coinvolgente, incisivo, diretto, allo stesso tempo elaborato, una riflessione (sarcastica, emozionale, sgargiante) su temi molto russi o forse universali, ipocrisia, amore, l´idea che esista il perfetto intellettuale e che sia capace anche di emozioni all´altezza delle proprie idee, il sogno borghese di poter regolare fatti e relazioni. Un piccolo grande capolavoro che fa venir voglia ovviamente di passare alle opere maggiori dell’autore.

Marco Patrone, scrittore & blogger di Recensire il mondo

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