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Il bambino nella neve di Wlodeck Goldkorn: memoria, vuoti e silenzi

25 Gennaio 2019
Il bambino nella neve di Wlodeck Goldkorn: memoria, vuoti e silenzi

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.”

Questa citazione di Primo Levi sintetizza il pensiero e la documentazione raccolta da Wlodeck Goldkorn in Il bambino nella neve.

Un libro per la memoria e un libro che racconta in modo lucido, sintetico ed efficace quanto sopravvive all’Olocausto e cioè, al vuoto.

Un vuoto avviato dai soldati nazisti e dalla meccanicizzazione della morte messa in atto nei campi di concentramento della Seconda Guerra Mondiale, un altro libro da leggere in rispettoso silenzio.

Il bambino nella neve di Wlodeck Goldkorn: leggendo in silenzio immagini e parole

Il bambino nella neve raccoglie immagini di luoghi in cui l’autore ha vissuto a ridosso del dopoguerra. A primo impatto le fotografie che aprono ogni singolo capitolo appaiono anonime ma poi, procedendo con la lettura, ci si rende conto di un dettaglio fondamentale che le accomuna tutte. Manca l’elemento umano. Non un passante, non un volto che si affaccia a una finestra.

Ad eccezione di una mano che indica i nomi elencati su di una lapide funeraria, il vuoto. Solo le immagini comunicano al lettore cosa intende l’autore per memoria.

“Ma poi, cosa è Auschwitz? Per me, prima di tutto Auschwitz è un cimitero. Il mio cimitero di famiglia”.

Alla narrazione visiva, inserita ne Il bambino nella neve, seguono le storie di famiglia ascoltate e condivise durante l’infanzia e la giovinezza dell’autore in Polonia.

A rimanere impresse non sono le vicende di per sé ma come, attraverso di esse, comunicano un dolore che, come il sale su una ferita, persiste alla ricerca di un senso che non esiste. Un senso che continua a sfuggire e a farsi sempre più complesso da raccontare non appena il lettore è messo a conoscenza delle situazioni di vita degli ebrei polacchi nel dopoguerra.

Il popolo errante, i pochi superstiti ai campi dei concentramento non hanno modo di rielaborare il trauma appena vissuto. Si realizza che ancora stanno facendo i conti con il senso di vergogna per essere rimasti in vita mentre tutto il loro mondo è andato in cenere e con l’ostilità antisemita di quella parte della popolazione polacca che si è appropriata degli effetti personali delle vittime pensando che non sarebbero più tornate.

Per aiutare il lettore nel processo di conoscenza l’autore condivide nomi, usanze, letteratura provenienti dalla cultura e dal linguaggio yiddish. Attraverso la sua cultura di appartenenza, Wlodeck Goldkorn cerca di narrare, di trasmettere e le domande sul perché e sul come sia potuto accadere arrivano chiari e forti, pur rimanendo sottintese.

“Tutte le strade portavano verso la morte,
tutte le strade.
Tutti i venti respiravano tradimento,
tutti i venti.
Su tutti i sentieri abbaiavano cani rabbiosi,
su tutti i sentieri.
Tutte le acque ci deridevano,
tutte le acque.
Tutte le notti ingrassavano dal nostro spavento,
tutte le notti.
E tutti i cieli diventarono nudi e plumbei,
tutti i cieli.
E Dio nascose la sua faccia”. – Rayzel Zychlinsky

Anche dopo la guerra, quindi, gli ebrei non trovano pace, né un momento per fermarsi, di sostare sui danni che la loro identità ha dovuto affrontare e subire.

Un’identità dell’essere umano colpita a fondo ma che non è stata spezzata, tenuta a distanza dal contesto socio-culturale che hanno contribuito a costruire.

“In questo convoglio,
io Eva,
con mio figlio Abele.
Se vi capitasse di vedere mio figlio maggiore Caino.
L’uomo.
Ditegli che io”.

In quanto ebrei, sono ma non esistono, il ritorno di coloro che sono sopravvissuti viene, di primo impulso, rigettato perché ciò comporterebbe quell’assunzione di responsabilità necessaria a mettere in moto un processo di restituzione o di riconoscimento di quello è stato tolto, strappato, falciato.

Un processo che, come afferma Primo Levi (menzionato più volte tra le pagine de Il bambino nella neve) e sottolinea Wlodeck Goldkorn, non può essere compreso ma che è necessario, per non dimenticare o, forse, per far sì che il verbo e la parola tornino a prendere il loro posto là dove ancora persiste il vuoto e, farne memoria.

Autore: Wlodeck Goldkorn
Titolo: Il bambino nella neve
Fotografie: Neige De Benedetti
Casa Editrice: Universale Economica Feltrinelli
Anno di pubblicazione: gennaio 2018
Pagine: 202
Prezzo di copertina: € 9

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