L’incontro con il mondo delle fiabe avviene molto presto e incide a fondo sul nostro modo di leggere ma tendiamo a dimenticarle perché, in realtà, sono traumatiche.
Una volta lessi una delle mie fiabe preferite nella sua versione originale. Ci rimasi così male che non ne volli più sapere di queste storie. Mi facevano paura.
Solo che la paura ad un certo punto va affrontata e così, come prima lettura dell’anno ho preso Tutte le fiabe di Andersen e, da esse, ho scelto sette racconti da leggere con attenzione.
Scopri quali?
Tutte le fiabe di Andersen: storie meno note e sensi da comprendere
Di tutte le fiabe di Andersen ho cercato le storie meno note ma che, dal titolo, mi sembravano più comprensibili.
L’intento era di permettere alle fiabe di lasciare una traccia nel mio modo di leggere e di accostarmi ai vari generi letterari. Queste sono le sette che ho scelto.
1. I fiori della piccola Ida
I fiori della piccola Ida sono appassiti e la bambina si chiede il perché anche se, in cuor suo, una risposta c’è. Si tratta di un dialogo interiore tra la parte creativa (il baccelliere) e quella razionale (il cancelliere). Una delle due ammonisce:
“Non sono storie da far credere a una bambina”
Nell’insieme, I fiori della piccola Ida, è una fiaba sulla vita raccontata come una danza di fiori dove ogni elemento ha il suo posto, il suo tempo e il suo senso.
È una storia semplice, spontanea e naturale. Piace molto anche alla bambola Sofia che però, alla fine della storia, rimane muta. Forse perché è una fiaba troppo semplice per perderci tempo a ragionarci.
2. Le calosce della felicità
Le calosce della felicità sanno di fiaba trita, ritrita e già sentita perché se ne parla tanto e non si ascolta affatto.
Sono soprascarpe fatate, lasciate in giro apposta da due fate che Andersen presenta come le dame di compagnia della vera felicità.
È una fiaba divertente perché la maggior parte di chi le indossa vive un’esperienza orribile su inconsapevole richiesta.
È una fiaba paurosa perché si corre il rischio, a inciampare in queste magiche calosce della felicità, di ottenere il contrario di ciò di cui si ha realmente bisogno.
È una fiaba sospesa perché il lettore non può fare a meno di domandarsi come sono fatte e se c’è un modo di costruirsele da sé. Infine, è una fiaba che fornisce una risposta sul come andrebbero, in verità, portate.
3. I cigni selvatici
I cigni selvatici è una fiaba di formazione complessa e articolata.
Forse mi sarebbe stato utile leggerla prima di soffermarmi sul concetto di educazione ma, ormai, è andata così.
È inutile piangere sul tempo che si crede di aver perso. Tutto sommato, non è mai troppo tardi per liberarsi dall’incantesimo delle illusioni senza perdere in innocenza.
“I tuoi fratelli possono essere salvati ma tu, hai coraggio e perseveranza?”
Incoraggia e chiede Fata Morgana la quale, in questa fiaba, non è né buona né cattiva. Comunica attraverso i sogni e dimora là dove tutto è in continuo mutamento. Gli esseri umani non possono accedere al suo mondo. Forse perché hanno perduto la capacità di ascoltare?
4. Il patto d’amicizia
Ti è mai capitato di chiederti cosa è più importante, l’amicizia o l’amore? In questa fiaba di Andersen, raccontata attraverso gli occhi di un bambino che cresce là dove tutti non fanno altro che litigare, ha origine Il patto d’amicizia. Si tratta di un rito molto bello e molto antico che resiste malgrado stia cadendo in disuso. Forse il punto non è capire cosa sia più importante ma ricordarsi di considerare in egual misura che se l’amore, nonostante tutto, è il destino di molti l’amicizia, invece, è per quei pochi che si impegnano a ricordarne i principi e a conservarne i valori.
5. La regina delle nevi
Simile a I cigni selvatici, La regina delle nevi è una delle fiabe più note di Andersen e che non avevo mai letto prima d’ora.
Tutto ha inizio con uno specchio che mostra le cose come sono secondo il diavolo e che, frantumandosi e spargendosi nel mondo, distorce la vista degli esseri umani.
La regina delle nevi non è né buona né cattiva e, cosa strana, assomiglia un poco alla buona signora de Le scarpette rosse. La differenza è che se la seconda brucia, la prima congela. Spetterà a Gerda il compito di trovare e salvare Kay.
“È vero che il piccolo Kay si trova dalla regina delle nevi e lì trova tutto secondo il suo desiderio e la sua mente pensando che sia la migliore parte del mondo, ma questo viene dal fatto che gli è penetrata una scheggia di vetro nel cuore e nell’occhio un piccolo granello di vetro; questi gli vanno prima estratti se no non diventerà mai un essere umano e la regina delle nevi manterrà il suo potere su di lui”.
Al pari della protagonista de I cigni selvatici, anche La regina delle nevi è una fiaba di formazione e può insegnare molto agli adulti su come rimanere bambini nel cuore.
6. Le scarpette rosse
Le scarpette rosse narra la storia di una bambina rimasta sola al mondo. Possiede solo un paio di scarpette rosse costruite da mani umili. Una vecchia e buona signora decide di far del bene alla piccola orfana dandole casa, vestiti e istruzione ma per prima cosa fa bruciare le scarpette rosse. Non sta bene che le indossi.
Menzionata anche in Donne che corrono coi lupi, Le scarpette rosse è una fiaba fastidiosa perché la protagonista viene privata degli strumenti per comprendere sé stessa. Alla fine, è costretta ad auto-mutilarsi. Serviva proprio buttare le vecchie scarpette rosse?
7. L’Ombra
L’Ombra è la settima e ultima fiaba di Andersen e racconta di un dotto scienziato e della sua ombra fattasi uomo dopo aver percorso le stanze della casa della Poesia ma questo, lo scienziato, non lo sa perché crede di averla perduta.
Arriva però un momento in cui l’ombra torna al padrone chiedendogli di cosa si stia occupando:
“Oh, sto scrivendo attorno al vero, al buono e al bello ma nessuno si cura di questi argomenti. Sono proprio disperato perché a me, invece, stanno a cuore”.
Questa fiaba narra la scissione tra l’essere e il fare, tra l’anima e il corpo. Le due parti che compongono l’essere umano possono ricongiungersi, se si dispongono sullo stesso piano.
Sarebbe bello cambiare il finale di questa fiaba. Sarebbe più facile vederci chiaro, conoscere e comprendere. Ma forse questo non è possibile, per ora.
Tutte le fiabe di Andersen: fili di lettura
Le fiabe sono governate da meccanismi fissi che si possono modificare fino ad un certo punto perché rappresentano il carattere della narrazione, dell’istinto di narrare.
Il loro adattamento e la loro reinterpretazione non è altro che un trucco per rivestirle della personalità più adatta all’epoca che attraversano così che possano lasciare traccia degli insegnamenti che veicolano, nella trama tenuta insieme da diversi fili di lettura.
Nel tempo, le fiabe più famose e più amate sono state modificate così tante volte che il loro nucleo narrativo è stato ridotto all’osso facendo prevalere la personalità sul carattere. Così fanno meno paura.
Se va bene, preservano il fascino e il carisma sufficienti per continuare ad essere fruite come storielle da intrattenimento dimenticandosi però che sono più traumatiche e incisive di quanto appaiono.
Se va male non è altro che un frammento di citazione che rimbalza sui diari di scuola e sul web.
Private di contesto e ingraziosite nel significante le fiabe così edulcorate vengono svuotate di senso e significato. Al massimo, si apprezzano come perle di saggezza popolare da usare per darsi un tono di superiorità, senza sembrare privi di tatto o empatia.
Al di là del bene o del male che possono fare, le fiabe lasciano sempre un segno. Se le leggessimo con attenzione, cosa succederebbe?
Photo Credits: immagine in evidenza via Pixabay
2 Comments
… le fiabe! Io leggo avidamente tutti i post sulle fiabe, perché è un argomento che adoro. Mi è piaciuto particolarmente che tu l’abbia scritto su Andersen, perché è uno degli autori che trascuro con maggiore facilità e me ne dispiace. E’ che sono fissata con i Fratelli Grimm… per me, le fiabe sono LORO. Ma usciamo pure dalle fissazioni, qui stiamo parlando di Andersen. Sono molto belle, le fiabe che hai citato. Io devo aver letto una versione de Le calosce della felicità, che mi aveva lasciato perplessa, tant’è che la ricordo poco. Mi viene ben in mente, invece, La Regina delle Nevi… avevo un’edizione con disegni a dir poco straordinari, per cui la Regina era raffigurata come una donna estremamente bella e morbida, pur nel suo essere di ghiaccio. E mi ricordo i sentimenti contrastanti che mi evocava lei, e la fiaba. Da una parte le dicevo che era crudele a portarsi via i bambini. Dall’altra, mi dicevo che forse non stava facendo poi una cosa così terribile. Ammiravo l’amichetta del bimbo rapito per il suo coraggio di andare a sfidare una creatura potente e misteriosa per recuperare qualcuno che si era lasciato andare ad un’esperienza diversa dal solito. Il bimbo era caduto preda del… Male, possiamo dire così, per velocità? Ma quante volte l’apparente male è un’esperienza forte e traumatica, nonché richiesta, per farci vedere cose che normalmente non degneremmo nemmeno di un’occhiata distratta? La vita è piena di questo tipo di esperienze e noi passiamo il tempo a proteggercene, dimenticandoci totalmente che possiamo affrontarle. La bimba della Regina lo ha fatto. L’unica sorella dei 7 cigni, anche. Hanno trovato dentro di loro forze ed energie sufficienti per farlo.
Ma sono argomenti, questi, che potrebbero interessare e invogliare le persone? Solo una piccola, piccolissima parte. E in questo dò ragione all’Ombra, che si sente disperata perché nessuno ascolta le sue parole sul buono e sul bello, che invece sono così importanti per lui. Tuttavia… io sono ben felice che esistano le fiabe e chi le ha raccontate, camuffandole da storielle semplici. E non lo sono affatto, invece.
Pensa, Loredana, ho scritto questo post nel tentativo di affrontare la paura e la fascinazione che ho per il mondo delle fiabe. Leggere queste sette storie è stato difficile così come parlarne perché mi sono trovata a correre il rischio di scrivere un post superficiale.
Per la storia de I cigni selvatici nel libro che ho letto i fratelli sono 11 ma non credo che questa differenza abbia grande importanza nella sostanza del racconto.
Le calosce o galosce della felicità, è una storia che ho affrontato con un certo scetticismo ma, alla fine, ammetto che mi è piaciuta.
De La regina delle nevi mi è piaciuta tanto Gerda, in particolare quando ascolta le storielle dei fiori e La piccola brigantessa è proprio una tipa in gamba. 😀
No, le fiabe non sono semplici ma, nonostante tutto, si fanno amare. 😊
Anche quelle dei fratelli Grimm vorrei leggere. Forse ora che ho scovato quello che era un mio meccanismo di difesa, posso tentare di andare oltre.
La copertina deve essere bella però, 🤣